A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

Sull'usabilità parte 2

Non mi aspettavo che il mio post di ieri, che tra l'altro voleva essere una puntualizzazione di quello che _IO_ (e forse con me qualche altro milione di persone) ritengo di definire come usabilità, avrebbe scatenato una reazione. Chiamato in causa, commento.

Ho trovato questo blog (NdP: il mio) per caso. Stavo cercando sul web “esperienze attendibili” sul nuovo sistema operativo microsoft. Pensavo di poter leggere un punto di vista privilegiato di un programmatore ma mi sono imbattuto in un sito contenente informazioni fuorvianti sull’opensource.

Ho deciso, quindi, di fornire una replica - su una parte dei dati presenti - senza la pretesa di detenere la verità assoluta.

Auspico si possa instaurare uno dialogo costruttivo, la contrapposizione “per partito preso” non mi è mai piaciuta, in nessun contesto.

Per il dialogo costruttivo, "I'm in" e non mi tiro mai indietro. Su questo blog di open source ci parlo di sfuggita. Se mi dicono di provare Ubuntu lo faccio e non me ne pento: si impara dagli errori, figuriamoci da provare qualcosa di diverso per il semplice "gusto di". Se peró provo Ubuntu e riscontro qualche cosa che non va e lo riporto, non capisco cosa ci sia di fuorviante.

Alcuni commentatori sono stati, inizialmente, poco socievoli ed hanno dimostrato una velata aggressività per via di un mio intervento. Spero che un giorno abbiano la fortuna di eseguire un $ man ironia - io medito, sempre.

I commentatori del mio blog non hanno bisogno di essere difesi. Se peró due persone hanno pensato ad un attacco di Sgarbite da parte del nuovo arrivato, un motivo ci sarà. In quanto a dare lezioni di ironia a Luca, che incidentalmente conosco da una vita e la sua ironia è seconda solo alla sua intelligenza, mi sembra che Aditem abbia preso un abbaglio. Luca ha genialmente detto che "aditem non medita": palindromo perfetto, bellissimo ed ironico al tempo stesso.

The blogger (++bad_counter;) sembra provare un piacere smodato nella ricerca esaustiva di antitesi. Adora le iperboli e nel confronto con gli “utenti di base” dà il meglio di sé. Inoltre, ha una spiccata propensione a ridicolizzare qualsiasi cosa (o quasi) riguardante linux.

Forse non è chiaro che Linux per me è un passatempo. Ad essere sottili il mio non è ridicolizzare: lo stato in cui versa la mia distro preferita non è ridicolo, è disastroso.

Un esempio: il numero delle distribuzioni è imponente. Alcuni progetti sono incompleti, abbandonati, non più mantenuti dagli autori. E’ giusto sostenere ciò ma occorre tenere bene a mente il concetto di libertà ed il modello bazar che caratterizza il floss. Se non si parte da questo presupposto ogni parola rischia di essere vuota, priva di un senso reale. Per capire un mondo non basta guardarlo dall’alto ma occorre anche fondersi in esso.

Questo è un punto fondamentale. Se nella metafora di Atidem e di Eric Raymond il mondo open source è un bazaar, sia chiara una cosa: considero il mio PC non una cattedrale, ma il più sacro dei santuari. Il SW che ci entra lo deve fare _SCALZO_ ed in _PUNTA_DI_PIEDI_. Sarà una visione della vita anche alquanto snob, peró nel mio piccolo funziona. Su questo non c'è niente da fare, non c'è niente da discutere: solo visioni contrapposte di cui semmai prendere atto.

Molti post sono dedicati alla comparazione fra sistemi operativi. Io propongo all’interlocutore un’interessante lettura. Scoprirà molte cose interessanti che probabilmente ignora (traduzione per Sempronio: non conosce).

Non credo di aver scritto molti post dedicati alla comparazione tra sistemi operativi (se l'ho fatto mi meraviglio da solo). Ma sono grande, vaccinato e penso in grado di scegliere cosa più mi interessa. Del software mi interessa l'approccio bottom-up, capire perché qualcosa funziona e qualcosa no, prima di arrivare a chiedermi (se mai ci dovessi arrivare) i grandi interrogativi della vita sul "Perché l'Open Source".

Quack ha deciso di installare ubuntu. Per come era immaginabile ha incontrato delle difficoltà (non insuperabili!)

Questo è parzialmente vero. Ho avuto delle difficoltà a scegliere come partizionare l'Hard Disk. Non avrei scelto di partizionare l'Hard Disk se non fosse per il fatto che, nella configurazione astrale del laptop Toshiba su cui ho tentato di installare Ubuntu, il partizionamento di default non andava bene (tra l'altro il messaggio di errore era quanto di più stupido abbia visto in vita mia: "questo schema di partizione non va bene". Nessun perché, nessun actionable item, nessun indizio). Sono riuscito a superare la difficoltà spendendo del tempo e provando diverse permutazioni. Penso genuinamente che niente sia insuperabile a patto di avere una quantità di tempo e di denaro infinita a disposizione!

E’ la forma-mentis adottata a non farlo progredire. Gnu/linux è altro. Ragionare con un windows_paradigma non aiuta.

Questo è un ritornello tipico, molto tipico di chi "crede" ciecamente nell'open source. Se il software non è facile da usare è colpa dell'utente, della sua forma-mentis, del suo segno zodiacale, della vicina di casa. Non è mai colpa del software o di chi lo scrive. Mi dispiace che Atidem abbia avuto poco tempo per leggere attentamente quello che ho scritto e i link che ho proposto. Uno di questi - mi scuso per la ripetizione - si chiama "The Luxury of Ignorance" ed è di Eric S. Raymond; sì è lo stesso Eric Raymond del libro sopracitato. Eric, che non è un Windows fanboy ma un promotore dell'open source, ha avuto difficoltà a configurare lo sharing di una stampante. Chiedo ad Atidem: se la forma mentis di Raymond non va bene, qual'è quella giusta? Quella di Tovarlds? Quella di Stallman? Quella di chi scrive il software? E se anche fosse, siamo sicuri che T&S non hanno nessun problema di usabilità con Ubuntu?

provate a guidare una barca, fra gli scogli, avendo in tasca la patente A durante una tempesta.

Non mi sembra che questo sia la metafora di una esperienza divertente. Se questo è l'Open Source, senso di avventura a tutto spiano, mi tengo la mia Vespa truccata. Andrà piano, ma andrà lontano.

Chi pensa di poter usare un software senza prima documentarsi è uno sprovveduto che ha deciso di perdere del tempo inutilmente.
Meglio che si dedichi ad altre attività: ne guadagnerà in salute e denari.

Questa è la differenza tra il mio modo di concepire l'usabilità e quella di Atidem (posso dire che è un utente Linux comune?). Delle due l'una:

1. io sono un genio perché prima di provare con Ubuntu non mi son mai dovuto leggere un manuale; ripeto _MAI_. Anche nel caso di software complessi come "Adobe Premiere Elements".

2. Cinelerra e alcuni tipi di software open source non sono "usabili". Ed anche se sono genio, d'improvviso ho bisogno del manuale per capire perché il Cut & Paste, come funziona nel 99% delle applicazioni del mondo, non funziona con Cinelerra

Ma non è che per caso che nel tempo che mi serve per leggere un manuale su come creare uno slideshow su Ubuntu, di slideshow su Vista ne faccio 10? L'usabilità è allora "il tempo non speso nella lettura dei manuali".

Nessun sistema è privo di bug. Il valore zero è utopico e cercare di far passare l’idea che un numero x di aggiornamenti implichi necessariamente un minor grado di sicurezza è un’operazione molto discutibile (si chiama disinformazione). La security è un concetto dinamico che evolve nel tempo e si adatta ai mutamenti esterni ed interni. Questo si dovrebbe sapere, si tratta dell’ABC.

Circa 17 giorni fa dicevo:

Chi dice che un OS è immune da exploits è un folle (e questa è la mia opinione)

Evidentemente l'ABC lo so e l'ho pure detto prima. Anyway, si parlava di usabilità, non capisco cosa centri la sicurezza (sulla quale mi dispiace ma sono molto più religioso!). Semmai trovo ridicolo che di solito è l'ambiente Windows ad essere criticato per i purtroppo frequenti aggiornamenti di sicurezza. Due pesi due misure?

Cinelerra: provato. Tempo di installazione: pochi minuti. L’interfaccia grafica non è quella che compare nel tutorial (datato 2002). Le istruzioni per integrare un repository supplementare sono banali e non comportano nel modo più assoluto la conoscenza approfondita di apt. Se un pacchetto non è disponibile e non si è in grado di generarlo dai sorgenti si può chiedere aiuto alla comunità. Esiste un servizio ad-hoc.

Ci risiamo, la fretta. Ho provato ad installare Cinelerra sull'ultima versione di Ubuntu (6.10) ma non funziona (non è supportato). Se Atidem avesse letto in anticipo (la fretta, cattiva consigliera!) si sarebbe reso conto che pur di vedere Cinelerra con i miei occhi e non giudicare su un tutorial vecchio di 5 anni, mi son pure installato Ubuntu 6.06 grazie al lusso che una virtual machine può offrire. Ma cosa deve fare di più un utente secondo Atidem? Mettersi a 90 gradi? Indossare il cilicio? A tal proposito, dopo 5 anni, di miglioramenti ne ho visti ben pochi (parlo della UI: passata da stile post Win 3.1 a stile pre Win 95).

Vorrei capire in che modo l’utilizzo di una console diminuisca il grado di usabilità (mettendo da parte UAC)?!

Usare la console significa imparare almeno un "linguaggio" (anche se non di programmazione) e neanche tanto friendly (a meno di non lavorare nell'ufficio codici fiscali, dove le vocali sono facoltative); imparare l'uso degli switch (/X /Z /CPz) e quant'altro. Siamo sicuri che questo debba gravare su un utente normale?

in ogni caso, supponendo che il “dato sia ammissibile e legato alla concezione gerarchica del file system” (copiare un’immagine è un’assurdità: anche per un caso d’uso)

Visto che ci siamo, ora spiego perché volevo spostare un file immagine ("stupido" io che non ho scelto un esempio appropriato anche per Atidem; "stupido" anche il mio amico Mario che alla mia richiesta di fare la stessa cosa sul Mac ha pensato di usare pippo.jpg!): si trattava di fare un esempio banale. In realtà diversi giorni fa avevo scaricato su Ubuntu, via FireFox un file perl (o qualcosa di similmente "eseguibile") che è finito sul desktop. Di lì il mio tentativo di metterlo nel folder di sistema giusto. Su Windows si può fare. Su MacOS pure. Su Ubuntu no, ma secondo Atidem è colpa mia Indifferent!! Saranno pure fatti miei dove voglio tenere i miei file o no? Si chiama U-SA-BI-LI-TÀ.

quanto richiesto si può ottenere in due semplici passi:

  1. Alt + F2, kdesu | gksu file_manager;
  2. _distruggi_quel_che_ti_pare.

a. saranno pure due semplici passi, ma non mi sembravano così intuitivi (come a me, ai tanti utenti Linux di passaggio su questo blog!). Anche in questo caso mi cospargo il capo di cenere e mi leggo il manuale (e penso ai fortunati utenti Mac & Vista che non devono leggere una cippa!)
b. come si può vedere non avevo intenzione di distruggere niente, solo spostare un file nel posto che ritenevo più appropriato. Mi sembra che l'approccio di "siccome non lo puoi fare vuol dire che stai cercando di fare qualcosa di innapropriato" sia piuttosto inquisitivo soprattutto in casi leggittimi come il mio. In mente mi ritorna ancora una parola: U-SA-BI-LI-TÀ

Wireless issue: in genere, si espone il problema dettagliatamente e non genericamente. Il fatto di avere delle incertezze non vuol che queste siano legate al sistema che gestisce la connessione senza fili od al modo in cui è stata implementata. Per riconfigurare al volo i parametri esiste un comando (ancora il terminale? che incubo eh!) oppure un’insieme finito di utility che automatizzano il processo! Google imperat! (sigh!)

È vero stupido io che non ho cercato su Google. Ora - lasciamo da parte che per risolvere il peggiore dei miei problemi di rete (non solo wireless!) su Vista mi basta fare right-click e poi repair connection - qualcuno mi spiega come faccio a collegarmi a Google se la rete non funziona?!?! Forse sono troppo pignolo ma prima di connettermi a Google, vorrei assicurarmi che la rete funziona! D'altra parte in uno dei casi il problema - anche volendo - non lo posso spiegare dettagliatamente perché secondo la formichina (a 50Km di distanza) "la rete non funziona". In fin dei conti la capisco, lei che è non è un geek: non si va dal medico dicendo "dottore ho una gastrite acuta con complicazioni cardiache durante i pasti a base di graminacei"; si va dal medico dicendo: "dottore mi fa male lo stomaco".

I programmi liberi non possono essere commerciali? Questo non corrisponde, nel modo più assoluto, alla realtà. Esistono innumerevoli esempi in rete a supporto di questa affermazione. Scandagliare per credere.

Chi mai ha detto questo? Ho usato il termine software commerciale per indicare - non esclusivamente - il software scritto da aziende commerciali non open source, ecc. ecc. Se c'è una parola sola per indicarlo (visto che teoricamente non potrei usare commerciale, professionale, ecc.) basta dirlo.

Morale della favola? Mi sarei aspettato un po' di più, non la solita solfa della "non corretta forma mentis", del RTFM e dell'approccio «usa il software come si indossa il cilicio». Se questa è la forma mentis adatta per "usare" Linux alla fine mi sembra che Atidem velatamente suggerisca che avessi in fondo ragione. Linux è purtroppo ancora per geek (anzi di più: supergeek, visto che tra i geek mi annovero anche io!). L'altra sensazione è che cercare di spiegare concetti così endemici del mondo Win/Mac come l'usabilità ad un utente hardcore Linux sia forse tempo sprecato. Un po' come chiedere ad un marziano, che non ha mai sentito un'onda sonora, «Do you speak English?»

-quack

Cito ancora Eric Raymond che sull'U-SA-BI-LI-TÀ ci è arrivato prima di me:

And that when Aunt Tillie doesn't understand your software, the fault — and the responsibility to fix it — lies not with her but with you.

Technorati tags: Linux, Vista, Apple

P.S. mi scuso per eventuali obbrobri di ortografia; sono dislessico (discrissico?) ma in cura Smile