Activity Tracking Follow-up
Sono passati quasi due anni e la mia fissa non è ancora passata.
Nel frattempo ho:
- capito come funziona il protocollo delle notifiche del Fitbit Charge a livello bluetooth con tanto di PoC per Android, buttato giù in qualche ora (la versione per iOS richiederebbe giorni)
- perso il mio Fitbit Charge HR, di cui ero molto soddisfatto, dopo una visita in spiaggia la scorsa estate
- sostituito il suddetto con un VivoSmart HR, resistente a doccia, nuoto e svariate intemperie
- sostituito l’app per Android che parlava con il mio fitbit con un’app per iOS che parla con il mio VivoSmart
- completato un interessante progetto di interoperabilità (e mi fermo qui)
Ma la voglia di un dispositivo migliore resta. Il Charge 2, uscito da poco, sarebbe perfetto se:
- fosse resistente all’acqua (lo è diventato persino l’iWatch!!), così da doverlo rimuovere dal polso solo per ricaricarlo
- supportasse le notifiche di terze parti (lo fanno tutti i prodotti della concorrenza, comprese le cineserie da 10$ o più)
- avesse una durata della batteria che fosse “5 giorni o più” e non “5 giorni sicuramente meno”
Se al primo aspetto si potrebbe ovviare con una soluzione ad-hoc seppur con un costo sostanziale (waterfi.com) e al secondo con un po’ di hacking (davvero non mi spaventa più niente), per il terzo non c’è proprio niente da fare. Resta il fatto che, visto che la concorrenza non sta a guardare, dovermi sbattere per risolvere problemi già risolti altrove sia un’idea molto in perdita, seppur consideri l’hacking una attività ricreazionale.
Non mi sorprende quindi che le aspettative finanziarie di FitBit siano state tremendamente disattese: tra saturazione del mercato, esaurimento dell’aspetto novità della questione e concorrenza agguerrita c’era per me ben poco da sorprendersi.
Intanto due prodotti interessanti sono all’orizzonte: il Pebble 2, smartwatch per gli acari duri e puri e il Withings Steel HR, 25 giorni con una singola carica ed un look davvero niente male.
Stay tuned.
-quack