Dribbling
Nel mio paesino di provincia, oltre quarantamila anime, ci si conosce tutti per lo meno per soprannome, che raccontano vizi, estrosità o a volte origini ancestrali. Alcuni tra i più classici: scoparella (il nonno era un avido giocatore di scopa); portafoglio [sic] che si racconta fosse andato fuori di testa per una donna e da allora elargisce lezioni di filosofia in pubblico; ieluccio (diminutivo di Raffaele) un disabile mentale che cantava “dove sta zazza’” in cambio di una moneta da cento lire; Peppino la befana con le sue manie spaghetti western; Ciccillo Babbè vero inventore del moderno concetto di Walkman.
Last but not least: Mauruccio, titolare della sala giochi più grande del paese e che subiva la concorrenza del fratello solo pochi metri più in là (in realtà non era concorrenza perché Mauruccio sbolognava a suo fratello i video-game più vecchi). All’epoca, fine anni settanta, il calcio balilla imperava, poi c’erano un paio di flipper rigorosamente made in Italy, e qualche rarissimo videogioco. Era lì che si spendevano intere domeniche a guardare individui con abilità amanuensi incredibili ma con scarso uso della parola: c’era chi riusciva a finire l’intero Pitfall II con l’uso di una sola monetina.
Il primo videogioco che ho mai provato era un gioco in cui armati di fiocina si cercava di colpire quanti più pesci possibili, cercando di evitare i colleghi sommozzatori. operazione che comportava una decurtazione di 500 punti (qualcuno lo ricorda??). Poi vennero quelli un po’ più evoluti: speedrace, space invaders, donkey kong, ecc.
Un giorno del lontano 1983 nella sala di Mauruccio arrivò dribbling e qualcosa cambiò:
Si trattava di una simulazione elettronica del calcio balilla, con una giocabilità pazzesca. Ricordo che per giocare c’era una fila pazzesca; qualcuno non voleva abbandonare il seggiolino e qualcun’altro perpetrava azioni di sabotaggio molto efficaci: fazzoletto di stoffa (ovviamente sporco) sul monitor con l’annuncio di nebbia in campo. Il gioco però fu ucciso immediatamente dal suo estremo successo: era troppo conteso, la gente si metteva volentieri in fila come per andare al dottore ed il risultato era che le finanze di Mauruccio avevano cominciato a prendere una brutta piega in quanto, alla fin dei conti, era una questione di quantità. Gente in fila = meno consumatori di partite.
Al mondo ce ne sono pochissimi esemplari, quasi tutti in Italia, in quanto la ditta produttrice era la gloriosa “Model Racing” di Montemarciano. Se riuscissi a trovare il modo per emulare i controlli stile calcio balilla, mi verrebbe in mente di costruire un’emulazione dedicata.
-quack