Incentivi
Il sottotesto dei due libri dedicati alla Freakonomia è abbastanza elementare: azzeccare gli incentivi giusti è un processo sperimentale non privo di errori; facilmente evidenziabili a posteriori ma alcune volte quasi impossibili da pronosticare a priori.
La questione è rimbalzata nei miei pensieri leggendo uno degli ultimi post di Raymond Chen, intitolato If you measure something, people will change their behavior to address the measurement and not the thing the measurement is intended to measure. Nel post lui fa riferimento ad aneddoti molto ben conosciuti nell’ambiente. Partendo dal manager che misurava la produttività utilizzando il numero di checkin come metrica, passando per gli operatori di Amazon che riattaccano il telefono in maniera brusca e per finire al mercato nero dei bachi. Una storia quest’ultima abbastanza “recente” se si guarda la data di pubblicazione. A quanto pare la famosa vignetta di Dilbert che ha da poco compiuto quindici anni non è molto conosciuta negli ambienti del management:
In Microsoft esiste una pratica molto simile e serve ad incoraggiare l’individuazione di bachi al di fuori del processo formale di testing; si chiama Bug Bashing, si invita tutto il team a cercare quanti più bachi possibili nel prodotto e vince che raccoglie più punti in base alla qualità e alla quantità dei bachi trovati. L’effetto collaterale è che, non appena viene annunciato un Bug Bash, il test team smette di “lavorare” e documentare i bachi ed ogni elemento del team si crea una piccola riserva di bachi pronta all’uso. I developer poi finiscono per documentare bachi molto oscuri lasciando trasparire la conoscenza conscia di difetti persino molto gravi. Il trucco sta nel giusto equilibrio nel scegliere la data dell’annuncio con l’obiettivo di dare a tutti la possibilità di partecipare attivamente avvertendo con abbastanza anticipo ma al tempo stesso ridurre al minimo le riserve dei tester. Più che una scienza è un arte.
-quack
P.S. vado a scrivermi una Ferrari.