Interviste (parte 2)
Avevo intenzione di parlare di un altro genere di interviste da un bel po' (parte 1). Poi Jeff (ancora lui) mi ha "rubato il tuono" parlando di Fizz&Buzz e alla fine altri argomenti hanno catturato e distratto la mia attenzione portandomi lontano.
Anyway, rieccomi sul topic.
Il genere di interviste a cui mi riferisco è quello delle interviste di assunzione. In italiano si chiama "colloquio di assunzione", ma intervista (letterale dell'inglese work interview) mi sembra più appropriato perché "c'è sempre uno che domanda ed uno che risponde" (in realtà ho spesso provato in Italia a chiedere "ma quanto mi dareste?" ma la domanda non è sempre risultata gradita). Di interviste ne ho fatte svariate in Italia e mi è andata sempre bene: ho sempre ricevuto un'offerta ma in quasi tutti i casi ho dovuto rifiutarla per svariati motivi.
Una volta mi è capitato di essere stato invitato a sostenere un colloquio di gruppo all'americana da una nota azienda italiana operante nell'IT (si dice il peccato...). La cosa si è fatta interessante fino al momento in cui io, con altri quattro candidati, sono stato invitato in una stanza e - osservato da un team di psicologi - mi è stato chiesto di collaborare con gli altri per
individuare in maniera pseudo scientifica la religione da imporre ad un gruppo variegato di naufraghi finito su un'isola deserta.
Sulla mia faccia si è stampato un gigante WTF e sono rimasto perplesso perché all'epoca non sapevo neanche cosa significasse. Intanto nel frattempo gli altri 4 esaminandi sono partiti in quarta quasi sbranandosi nel cercare di imporre la propria visione agli altri. Il mio unico input - "secondo me l'ateismo è alla fine la scelta più equilibrata" - è stato istantaneamente cassato dal gruppo e poi scena muta (WTF). Gli psicologi ci hanno poi sentito individualmente e mi hanno chiesto del motivo della defaillance. Ho spiegato che la loro aggressività non lasciava molto spazio e che comunque le stronzate prodotte alla fine erano comunque interessanti.
È passato del tempo e son finito a lavorare per un'altra azienda seppellendo mentalmente l'episodio. Nel frattempo ho avuto l'occasione di essere stato, questo circa nove anni fa, invitato personalmente a Redmond per un ciclo di interviste in loco con Microsoft. All'epoca il processo di intervista era leggermente diverso da quello attuale. Ricordo che temevo di finire di nuovo in un colloquio di gruppo pensando che - per chiamarsi "colloquio all'americana" - un motivo ci fosse. In realtà si è trattato di tutta una serie di colloqui individuali su - udite udite - scrittura del codice e algoritmi (mai mi era capitato in vita mia di sostenere un colloquio così tecnico: il massimo che mi era stato chiesto in precedenza era una banale normalizzazione di un DB).
L'esperienza è stata fantastica: l'emozione è sparita (tranne per la paura di maccheronare un po' con l'inglese) e la sicurezza di parlare alla fine uno stesso linguaggio universale ha preso il posto. Alberi binari, liste, multithreading... wow! Se si vuole avere un'idea più precisa di quello che era il processo di intervista che ho affrontato (il tempo l'ha leggermente modificato!) si può leggere questo libro chiamato "How would you move mount Fuji?"
Ricordo ancora quasi tutte le domande fattemi, una delle quali - per i lettori geek ed intraprendenti del blog - è riportata in questa pagina. Non occorre avere conoscenze supreme di informatica per scriverne il codice e se volete cimentarvi non può che farmi molto piacere. Lasciate pure la risposta nel commento alla pagina (non qui così da non disturbare troppo il flow del blog, plz).
Alla fine sono tornato in albergo gasatissimo, felice di essermi arrichito con un'esperienza bellissima non senza la mia dose di bastardaggine: ad uno dei miei intervistatori, l'ho sorpreso con un puzzle anch'io promettendogli la risposta solo se mi avessero assunto. Poi l'offerta è arrivata e questa davvero non si poteva rifiutare (incidentalmente sono stato assunto per lavorare ad un prodotto che al mio arrivo alla base era stato già rilasciato e trasformato in un altro; e migrando migrando sono finito in dotnet ).
La storia sarebbe finita qui se non fosse successo che - il giorno prima della mia partenza, mentre ero in uno stato di confusione mentale totale - l'azienda IT del colloquio all'ammerigana mi ha contattato per un'offerta. La mia risposta: "spiacente sono stato assunto da un'azienda di informatica che si occupa di software e non di naufraghi e isole deserte" Quanno ce vuo', ce vuo'.
-quack