A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

Scripting the world

Qualche settimana fa è stata rilasciata la versione 18.04 di Ubuntu che mi interessa per via del fatto che impacchetta QEMU 2.11. Mi son procurato un SSD separato, l’ho installata dopo mille peripezie dovute al fatto che la versione server utilizza il partizionamento GPT non opzionale e quindi non avviabile sul mio vetusto Cray-1, ma ho avuto un’amara sorpresa: la versione di ZFS inclusa combinata con la versione del kernel va in crash con il mio POOL zfs. Dopo vari esperimenti dovuti al fatto che il POOL multi-tera ha priorità elevatissima, ho deciso di deviare dal selciato provando Debian. Che però impacchetta QEMU 2.8: allo stesso tempo ho scoperto che il mate desktop è più simpatico e meno ostile a XRDP ma purtroppo a me serve anche QEMU 2.11

Ho deciso di provare la tecnica del pinning, ovvero aggiungere il repository di una versione nuova e importare il package singolo. Peccato che la versione beta di Debian impacchetti QEMU 2.12 che – forse per qualche baco – di far andare la mia workstation virtuale non ne vuole proprio sapere. Persino il boot da DVD fallisce miseramente con l’errore 0xC0000225 a cui di solito si ovvìa con… un DVD di boot.

A questo punto mi è sembrato il caso di tornare alla versione 16.04 e provare lì il pinning. Un esperimento veloce veloce ha provato la correttezza di questa teoria, tuttavia nei vari tentativi mi son incasinato e ho rovinato l’installazione di Mate che non ne voleva sapere di mostrare più l’icona del cestino. Dopo che ho finalmente messo insieme tutti i pezzi rimanenti ho deciso di ridurre la manualità delle operazioni necessarie tramite uno script da tenere a disposizione nel pool. Adesso reinstallare Ubuntu 16.04 e tutti i pezzi necessari è un’operazione in tre + due passi:

  1. installare il sistema da zero, senza pacchetti opzionali
  2. installare zfs/importare il POOL
  3. avviare lo script e seguire le istruzioni; la parte più antipatica è l’inserimento delle password per le share (4 digitazioni per ogni utente!) (*)

Gli unici due passi manuali rimanenti sono l’installazione/configurazione di CrashPlaimagen e installazione/configurazione di MythTV. Al rilascio della versione 18.04.1 farò un altro tentativo per vedere se la compatibilità tra kernel/zfs/POOL è migliorata ed eliminare il pinning dagli step necessari.

Per ora tutto sembra funzionare a puntino e la cosa più notevole è vedere l’avvio della Workstation virtuale mettersi in moto come se niente fosse cambiato. Nell’eventualità di un HW upgrade prossimo venturo, magari con il rilascio di uno Xeon che porti in dote le fix per i vari Spectre & co. Nirvana 2018.

-quack

(*) sto pensando seriamente ad una soluzione che preveda il backup/restore di tutte le credenziali. Dovrebbe essere fattibile ma non è tutto molto ben documentato.