Spin doctor
La settimana scorsa sono stato un paio di giorni a Bellevue Square, un centro commerciale abbastanza grande e up-scale (si riconoscono dal fatto che non ci sono i piccoli booth che vendono corsi di lingue, occhiali da sole, sali del mar morto o custodie per cellulari). Mi ha fatto molto impressione vedere due cose:
- il Microsoft Store: grande ad occhio dalle quattro alle sei volte quello di Apple a pochi metri di distanza; fila immensa per entrare immagino più per la novità che per la possibilità di comprare prodotti disponibili altrove
- la fila per la Kinect, un grandissimo successo che farà la XBOX 360 il regalo dell’anno anche per le famiglie di solito propense verso la Wii
Son contento così non se con un po’ di rammarico che si poteva fare meglio e prima. Apple intanto diventa sempre più antipatica: una vetrina in larga parte occupata dalla gigantografia dei Beatles. Alla fine ce l’ha fatta Steve Jobs ma se ci penso, mi chiedo: ce l’ha fatta a far che? A portare su iTunes la sua band preferita? E quindi? Sicuramente non è persona che non può permettersi di comprare la discografia del quartetto in tutte le edizioni più esclusive. Altrettanto sicuramente non è mecenatismo allo scopo di far conoscere al mondo, dietro lauto compenso, i propri beniamini, soprattutto quando non se li è filati davvero nessuno. Vendetta nei confronti dell’etichetta discografica più volte ostica per motivi di copyright? Dubito. Credo che sia invece soddisfazione del desiderio di onnipotenza che si può provare nel far soldi coi propri miti: “quand’ero giovane mettevo i soldi da parte per comprare i dischi dei Beatles, ora sono i Beatles che lavorano per me”. Anyway… al centro dei miei pensieri di oggi c’è la cosiddetta SIM universale, secondo me un’idea malvagia e perversa figlia della mania di controllo di Jobs. Leggendo i soliti siti pro-Apple sono rimasto sorpreso che anche su tale questione c’è un modo per far sembrare il progetto come vantaggioso per i clienti anche quando le cose violano palesemente i principi economici di base come una mela che cade verso l’alto viola i principi della fisica.
Faccio un esempio: il successo del sistema GSM è dovuto al fatto che si può scegliere telefono in maniera indipendente dall’operatore. Finora, sussidi per l’acquisto a parte che reputo tendenzialmente giusti se tengono in conto tutti i fattori in gioco, le cose sono andate più o meno bene. Con l’iPhone però questo è cambiato: in America è impossibile comprare il telefono ed usarlo con T-Mobile, non solo a causa di difficoltà tecniche inventabili solo in USA, ma anche a causa di tutti i lucchetti imposti dagli accordi tra Apple e AT&T. Nonostante AT&T causa contratti capestro che fa firmare ai suoi utenti non abbia nessun incentivo a bloccare tecnicamente il telefono, il telefono è comunque bloccato. Ciononostante chiunque può sfilare la SIM AT&T e infilarci quello che vuole facendo decadere la garanzia, magari per usare il telefono in giro per il mondo senza le necessarie donazioni di organo per finanziare il roaming.
Come si può girare la notizia è farla sembrare un’innovazione benvenuta agli utenti? Un paio di perle:
In questo contesto, ogni utente iPhone o iPad diventerebbe di fatto un utente in roaming su qualunque network reale, ma senza le complicazioni del caso. Per esempio, si potrebbe acquistare un pacchetto ore, un giorno, una settimana o un mese di connettività in Europa senza doversi preoccupare di SIM, gestori o tariffe di roaming.
Geniale. Non vedo l’ora che Apple diventi un concessionario di auto virtuale. Apro il portafogli, tiro fuori la moneta, ed Apple sceglierà per me l’auto che va bene senza che mi debba preoccupare di avere a che fare con gli antipaticissimi agenti del punto vendita.
Se un utente dovesse riscontrare difficoltà a connettersi (scarsa copertura, problemi di rete, lentezza, etc.), potrebbe chiedere ad Apple di intervenire, e grazie agli accordi siglati con multipli operatori, potrebbe effettuare istantaneamente il passaggio verso un network più performante.
Questo in un mondo perfetto in cui tutti gli operatori del mondo sono felici di dare una percentuale dei loro introiti ad Apple sapendo che Apple potrebbe decidere, senza penali, senza vincoli o altro di passare il cliente ad un gestore della concorrenza.
Ma secondo me il fondo lo si tocca con questa frase:
Diciamo così perché se da una parte l’idea appare davvero rivoluzionaria, dall’altra l’esistenza di un “grande intermediario e consigliere degli acquisti dei clienti” per musica, video, software e connettività fa un po’ paura. Anche se ha la mela sopra.
Grande fratello incute sempre timore. Soprattutto se ha la mela sopra!
-quack
P.S. è triste vedere i post di gente che sta passando con gioia e gaudio da iPhone a WP7. Qualcuno è rimasto cliente Apple nonostante passasse più tempo ad avere a che fare con i bachi di Exchange o il sensore di prossimità, che ad usare il telefono come tale. Potevano per lo meno sforzarsi di provare Android, per ora la piattaforma migliore anche se con un margine molto piccolo.