A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

  • Dimmi cosa guidi

    e ti dirò dove abiti. Scattata nel parcheggio di un supermercato nelle vicinanze:

    Dimmi

    Fino a qualche anno fa una statistica riportava che a Bellevue/Redmond l’età media del possessore di Ferrari (*) è la più bassa al mondo. Ma neanche il trabiccolo in foto è male…

    -quack

    (*) ne ho ordinato uno anche io

  • A volte ritornano

    A più di due anni dall’uscita di Vista gli articoli sul fantomatico DRM di Vista hanno cominciato a diventare molto rari: persino Batman ha saggiamente deciso di dedicarsi ad altro anche se il tono dei suoi post mira sempre a dipingere Windows come il male assoluto.

    Almeno questo era quello che pensavo fino a ieri sera, quando su Slashdot è comparso questo post letteralmente vomitevole che segna il ritorno in scena delle cornacchie del DRM: Draconian DRM Revealed in Windows 7

    Neanche Adrian Kingsley-Hughes, sempre piuttosto critico verso Vista, ha retto l’impatto e l’ha bollato come Worst. Windows 7. Piece. EVER!

    La perla più gustosa è che l’autore dice di avere una copia legittima di Photoshop CS4 ma che infastidito dalla schermata di registrazione ha scaricato una losca DLL via Internet e ha scoperto che su Windows 7 la “modifica” non funziona scompigliando un po’ di ACL su alcune directory; la mia diagnosi: il pir*a ha scaricato un bel trojan ma secondo lui la colpa è di un fantomatico e “Draconiano” DRM.cornacchia

    Non mi sorprende che in giro ci sia gente fondamentalmente ignorante e semi-analfabeta(*): ma che Slashdot pubblichi senza riscontro qualsiasi cosa parli male di Windows è davvero sorprendente.

    -quack

    (*) semi-analfabeta: persona che non sa leggere ma che muore dal desiderio impellente di scrivere.

  • G1 vs. iPhone

    Era da un bel po’ che volevo fare un confronto tra questi due smartphone ma visto che l’ultimo aggiornamento ha sistemato un bel paio di problemucci, cosa di cui ero g1vsiphonealquanto scettico, forse è arrivato il momento di farlo.

    I problemi più antipatici li ho avuti con la gestione degli ac count email. Sembra incredibile che uno smartphone che supporta il POP3 abbia problemi con due tra i più grossi provider POP3, comcast e hotmail e così è stato fino alla release R33. C’è da aggiungere che non ho testato a fondo la versione precedente da questo punto di vista.

    Provo a fare un confronto stilando una tabella, premettendo che con l’iPhone/iPod touch ci ho giocato per un tempo notevolmente inferiore:

     

    IPhone

    G1

    commento

    Display

    *

      Il display è il vero punto di forza dell’iPhone sia per le dimensioni che per la qualità
    Ingombro/Peso

    *

      Anche dal punto di vista dell’ingombro l’iPhone è imbattibile
    Usabilità  

    *

    Da questo punto di vista grazie alla tastiera e al trackball l’usabilità del G1 è diversi ordini di grandezza superiore. Come test basta cercare di cliccare su un link in una pagina affollatissima; inoltre il G1 ha il supporto per il copia/incolla, comodissimo.
    Browser  

    *

    Più veloce e fluido nel rendering anche se con qualche problemuccio nello zoom.
    Interfaccia PC  

    *

    Niente iTunes, niente Apple Malware, il dispositivo si comporta come un semplice disco USB. Lovely.
    Updates  

    *

    Gli updates OTA sono fichissimi. Un paio di minuti di down-time ed il G1 si aggiorna da solo senza problemi.
    Fotocamera  

    *

    Non uso normalmente la fotocamera per scattare foto nel senso tradizionale del termine. Ma la possibilità di mettere a fuoco a pochi centimetri di distanza e quindi leggere i codici a barre è impagabile
    Software  

    *

    Sicuramente ci sono molte più applicazioni per iPhone di quante ce ne siano per G1. Ma la migliore di tutte gira solo su G1.
    Customer Care  

    *

    Qui la sfida è tra AT&T e T-Mobile. La prima, la peggiore in America, cerca di spillarti quanti più soldi possibile, la seconda ti coccola: non ho mai avuto un singolo problema con il customer care di T-Mobile.
    Costi mensili  

    *

    T-Mobile applica gli sconti aziendali anche sui piani venduti con il G1. AT&T no. Tra costo base e sconto il piano AT&T costa il doppio di quello T-Mobile
    Exchange

    *

      Il supporto nativo per Exchange è un punto a favore per l’iPhone; non commento sulla qualità in quanto non ho provato, ma sul G1 Touchdown di Nitrodesk fa tutto il suo dovere.
    Uscita Cuffie

    *

      Sarebbe stato bello se il G1 avesse avuto una presa da 3.5mm
    Flessibilità GSM  

    *

    Per chi viaggia come me questo punto ne vale diecimila. La possibilità di fare l’operator unlock in maniera totalmente gratuita senza rischiare di spu**anare l’apparecchio è FON-DA-MEN-TA-LE.
    Praticità  

    *

    Anche se questa è legata all’usabilità in generale, vale un punto a parte il fatto che la tastiera permette di scrivere moooolto velocemente mentre la trackball permette di usare il telefono con la sola mano destra. L’iPhone richiede per quasi tutte le operazioni l’uso di entrambe le mani.

    Post-messa: ovviamente il confronto è fatto su fattori molto soggettivi. Per me tutto quello che ho elencato è quasi uniformemente importante. Ovvio che a persone diverse corrispondono esigenze diverse, vietato prendere tutto quello che sta scritto in questo post (come del resto per tutte le opinioni espresse in questo blog) per vangelo.

    -quack

  • Dancing in the Moonlight

    Moonlight ha raggiunto la mitica milestone 1.0

    Le mie più sincere congratulazioni vanno al grandissimo Miguel da cui tanti hanno parecchio da imparare.moon-obama

    Anche se ritengo che la milestone più emozionante risale ad una ventina di giorni fa, quando la cerimonia di insediamento del nuovo presidente era di fatto diventata accessibile via internet al 99.9% degli utenti (vabbè sto esagerando).

    Dietro questo rilascio c’è stata tanta cooperazione:

    Microsoft worked late last night to get us access to the code that will be used during the inauguration so we could test it with Moonlight.

    (…)

    It was during the dynamic language workshop at Microsoft that I had a chance to have dinner with Jason Zander and Scott Guthrie in an Indian restaurant in downtown Redmond. In this dinner they discussed some of the design tradeoffs in Silverlight and these would become part of our own implementation a few days later.

    Un bello smacco per le tante cicale che hanno disprezzato Mono & Moonlight a priori. Ma si sa, le cicale son buone solo a cantare…

    -quack

  • Creare una partizione per il restore via WHS

    Avevo promesso di creare uno script che rendesse la vita più facile ed eccolo in calce a questo post. Le istruzioni sono semplici. Il post è certificato “works on my machine”

    1. Creare una partizione dedicata da 250MB circa per il restore ed assegnare una lettera qualsiasi (per esempio R:); le istruzioni sono indicate qui.
    2. Copiarvici integralmente il contenuto del Windows Home Server Restore CD. Una versione aggiornata la si può trovare a questo link.
      Una versione ancora migliore arricchita di driver che funzionano al primo colpo la si trova qui. Non è ‘originale’ Microsoft ma funziona benissimo.
    3. Aprire un prompt dei comandi elevato (tasto destro su CMD e poi run as administratore) e lanciare lo script in calce a questo post passando come parametro la lettera assegnata alla nuova partizione.
      Esempio:   bootwhs R:

    Lo script si preoccuperà di creare una entry di boot e di settare tutti i parametri necessari al perfetto funzionamento. Lo script può essere usato per aggiungere una boot entry per qualsiasi partizione basata su WinPE/BartPE/etc.
    Attenzione: usare versioni di WinPE basate su Windows XP può portare alla cancellazione degli snapshot di Vista. Il Windows Home Server Restore CD è basato su Vista quindi questo rischio non esiste.

    -enjoy

    Clicca qui per scaricare bootwhs.zip

  • Diagnostic fee

    Qualcuno, in un passato relativamente remoto, ha versato accidentalmente e accidentaccio della Coca-Cola sulla tastiera del mio portatile d’ordinanza. Purtroppo l’accidente è avvenuto in mia assenza e la tastiera è comunque rimasta elettricamente funzionante: meccanicamente un po’ meno visto che alcuni tasti importanti (control, alt, FN, windows e shift sinistro) hanno qualche difficoltà con il ritorno a riposo. Ovviamente ho contattato il dipartimento giusto spiegando esattamente quello che è successo e chiedendo se fosse possibile sostituire la tastiera: domandare è lecito, rispondere è cortesia. Qualche volta la risposta è di tutto punto antipaticissima: è chiaro che non pretendessi che l’allagamento dei tasti fosse coperto da garanzia ma chiedere 120$ per una diagnosi già fatta è decisamente troppo soprattutto in periodi risparmiosi come questo. Da aggiungere ovviamente al costo della tastiera (~80$) e al lavoro di sostituzione vero e proprio (100-150$). Siccome non sono uno sprovveduto qualsiasi ma son stato coraggioso abbastanza da sostituire qualcosa di ben più complesso come lo schermo LCD caricandomi personalmente di tutti i rischi, ho pensato bene di richiedere semplicemente una tastiera sostitutiva: diagnosi e lavoro di sostituzione li pago io, visto che da manuale basta svitare una semplice vite per compiere l’operazione nella sua interezza. Domandare è lecito, rispondere che pur per tali operazioni bisogna mandare il laptop in manutenzione è decisamente scortesia: rifiuto totale e categorico di vendere persino i pezzi di ricambio al mercato aziendale.

    È finita che ho dovuto smontare da me la tastiera, smontare da me i singoli tasti ed effettuare da solo l’operazione di pulizia: poteva andare meglio, ma sono riuscito a ridurre la frizione di ritorno di un buon 90%. Nel frattempo è partita una mail di feedback: per favore smettiamo di spendere soldi con certi fornitory.

    P.S.: montando un po’ di faccia tosta ho provato a chiedere se in inventario c’è qualche netbook decente. Sarei molto felice di un eventuale ‘downgrade’.

    -quack

  • Lies, damn lies and statistics

    Premessa: in questo post non voglio fare nessunissima insinuazione

    Con cadenza mensile Net Applications rilascia alcune statistiche di market share che spesso sono spunto di discussione. Ci sono alcuni blogger che con la stessa cadenza dedicano un post intero all’analisi di tali statistiche. Considerando che tali statistiche siano poco indicative dello status quo in quanto poco affidabili, mi faccio la seguente domanda: com’è possibile che ci sia una variabilità significativa quando si confrontano le statistiche di Net Applications con quelle di altri servizi equivalenti? Cito Wikipedia:

      Windows OSX Linux
    Net Applications 88.26% 9.93% 0.83%
    W3 Counter 88.89% 5.16% 2.06%
    XiTi Monitor (*) 93.30% 4.46% 1.20%
    OneStat (*) 93.72% 3.66% 0.47%
    Valore mediano 91.10% 4.81% 1.02%


    (*) XiTi e OneStat riportano i dati di dicembre 2008 a differenza di Net App e W3 che riportano quelli di gennaio 2009.

    Net Applications sembrerebbe rilevare una percentuale doppia rispetto al valore mediano della share di OSX. Similmente W3 Counter sembrerebbe spostato “significativamente” verso Linux.

    Curioso.

    -quack

  • UAC: il buono, il brutto e il cattivo

    Per motivi di tempo e perché mi aspettavo che la questione si sarebbe conclusa nel migliore dei modi a stretto giro di posta, mi sono astenuto da intervenire sulla debacle dei nuovi setting di default di UAC in Windows 7.

    Comincio dalla fine: i nuovi setting di default, nonostante la mia tendenza paranoica, mi piaciono parecchio. L’obbiettivo delle modifiche apportate in Windows 7 è quello di cercare di distinguere le azioni iniziate dall’utente che clicca su qualcosa, da quelle delle applicazioni che impersonano l’utente. La questione è un po’ il Sacro Graal dell’informatica: chiunque ci riuscisse avrebbe inventato il primo sistema operativo a prova di malware, moderna macchina del moto perpetuo informatico. Gödel per fortuna ci dice che ogni sforzo è vano: se non si può capire a priori se un programma termina, figuriamoci se si può capire a priori cosa realmente fa il prograUACmma e con quali intenzioni. But I digress…

    In Vista molto spartanamente è stato diviso l’amministratore in due entità separate e tutti i task che richiedono permessi amministrativi richiedono un prompt di conferma o la password. Questo significa che anche cambiare il fuso orario richiede un prompt UAC. Qualcuno però abituato ai silenzi di Windows XP ha dipinto la questione in maniera molto peggiore della realtà, come se vivesse a confine tra due fusi orari e avesse la necessità di cambiare questi importanti setting di sistema ogni 5 minuti. In Windows 7 Beta si è scelta un’altra via, evoluzione di tanti esperimenti fatti nelle build intermedie: è stata creata una lista di applicazioni di sistema (white-list) che a livello UAC di default consente all’utente loggato di auto-elevarsi ad amministratore senza nessun prompt, ovviamente a patto che l’utente appartenga al gruppo degli amministratori. L’intento, come citato sopra, è di dare ai vari pannelli di controllo la possibilità di cambiare i setting di sistema senza necessariamente disturbare l’utente.

    L’idea della whitelist non è una grandissima novità in quanto anche su Unix esiste un meccanismo simile preso in considerazione anche prima del rilascio di Vista; pero tale meccanismo ha un punto debole che nell’ecosistema Windows non è sostenibile: qualsiasi amministratore può aggiungere/rimuovere applicazioni dalla whitelist. Nel passaggio tra XP a Vista il meccanismo sarebbe stato ampiamente abusato da tutti i produttori di applicazioni pigri (e quindi tutti) che tra rendere l’applicazione capace di girare senza permessi di amministratore e settare un flag sull’eseguibile avrebbero scelto la seconda senza pensarci due volte considerando che l’installer gira sempre con permessi amministrativi. L’idea è stata perciò accantonata con Vista e ripresa con Seven usando un espediente semplice e geniale: la whitelist è sigillata con una firma digitale e quindi non è manipolabile in nessun modo.

    La whitelist rilasciata con la beta è ben lungi da essere perfetta ma tra le tante applet quella che ha dato più nell’occhio è stata l’applet che gestisce i setting UAC. Siccome l’applet esegue un’auto-elevazione senza altre misure di protezione è stato possibile scrivere uno script che emula la pressione di alcuni tasti in sequenza e disabilitare UAC automaticamente. Rafael Rivera ha pubblicato un post a riguardo che è rimbalzato in tutta la blogosfera catturando una notevole attenzione mediatica; Rafael e tanti altri proponevano di rimuovere l’applet UAC dalla whitelist ed in tal modo qualsiasi tentativo di cambiare il setting UAC dall’esterno avrebbe richiesto un ulteriore prompt mettendo in guardia l’utente. Però come in un dialogo tra muti e sordi la risposta ufficiale ‘by design’ è suonata un pochino stonata. Il ping pong tra Jon DeVaan e i vari blogger ha assunto connotati surreali fino a quando una nota di ‘retromarcia’ è apparsa sul blog Engineering Windows 7 portando finalmente giubilo, pace e serenità. Se si legge tra le righe si comprende bene qual’era il vero problema e la giusta soluzione: il problema non stava nel fatto che cambiare i setting di UAC non richiedesse nessun prompt ma che l’applet fosse pilotabile da altre applicazioni; individuato il problema (la pilotabilità) la soluzione è diventata ovvia: anziché usare il secure desktop basta aumentare il livello di integrità in cui l’applet gira per impedire che riceva messaggi dalle applicazioni desktop che girano sotto l’utenza normale. Basterebbe questo per risolvere il problema e rimuovere UAC dalla whitelist non diventa più necessario; quest’ultima cosa è stata comunque fatta più per motivi psicologici (su cui concordo pienamente!) che per necessità contingenti.

    La cosa più buffa di tutta la questione è stato vedere gente che non sa neanche cos’è un security boundary sostenere con forza l’una o l’altra posizione o elargire consigli a destra e a manca.

    C’est la vie

    Linkografia a futura memoria:

    Windows 7 auto-elevation mistake lets malware elevate freely, easily
    List of Windows 7 (beta build 7000) auto-elevated binaries
    Second Windows 7 beta UAC security flaw- malware can silently self-elevate with default UAC policy
    Update on UAC
    Is UAC broken in Windows 7 beta-
    Microsoft’s worst nightmare- Windows 7 deemed less secure than Vista
    Permanent Link to UAC in 7- Exponential Silent Attack Vector Multiplier
    UAC Feedback and Follow-Up
    Users prevail- Microsoft changes Windows 7 UAC control panel behavior to address security flaw
    Microsoft backtracks on Windows 7 UAC, pretends it was all part of the plan

    -quack

    P.S. il mio consiglio: se non usate un antivirus, lasciate pure i setting di default di Windows 7 Beta, siete abbastanza accorti da evitare di far girare certa robaccia sul PC. Se usate un antivirus…. è uguale!

  • The myth of multitasking

    willreturn Pensavo fosse SADAE ma invece era multi-tasking. Ho letto da pochissimo questo libercolo che si manda giù in minuti.

    Lo consiglio vivamente ha fatto completa breccia nel mio pensiero.

    Io ho cominciato seriamente a prendere provvedimenti, cominciando con il comprare un disco orario come quello raffigurato da appendere fuori dalla porta e obbligare tutti a rispettarlo.

    O cominciare a predicare come stavo peggio quando ero un ex-multitasker ex-switchtasker.

    -quack

  • Ancora guai: WHS restore

    La serie dei guai non è finita, ma per fortuna comunque si è risolto tutto per bene. Siccome stavolta la colpa non è del laptop ma del Restore CD di Windows Home Server, non aggiungo questa nota in calce a tutte le altre.

    Antefatto: ho provato a pasticciare con i driver bluetooth di DELL forte del fatto che tra Windows System Restore e il backup di Windows Home Server avessi due reti di protezione molto robuste. La prima mi ha però dato qualche problema e ho dovuto fare un restore del laptop via WHS. Poco male visto che non avevo mai provato il restore su un PC a 64 bit.

    Fatto: masterizzo il Windows Home Server Restore CD, riavvio, BSOD subito dopo il lancio del sistema. Cerco online le origini del problema che vengono descritte come “unrecognized boot device”. Sapevo che il supporto AHCI non è proprio al 100% trasparente ma non pensavo che il restore CD non supportasse AHCI (in giro leggo che una nuova versione potrebbe aver risolto il problema, ma io non ho provato). Tra scaricare 200MB di roba che quando vai di fretta la connessione scende a 13KB/sec e disabilitare temporaneamente AHCI ho preferito la seconda. Modifica del parametrillo nel BIOS, riavvio e back in business. Fino al momento del riconoscimento dei driver:

    WHSRestore1

    La scheda di rete non è riconosciuta di default e qualsiasi tentativo di installare i driver, che sono appositamente copiati su un pendrive, fallisce miseramente. Clicco Continue sperando che ci siano altre soluzioni e mi infilo in un vicolo cieco:

    WHSRestore2

    Non si può tornare indietro e sono costretto a riavviare. Cosa che non sarebbe molto tragica se non per il fatto che WinPE ci mette circa 6 minuti a fare il boot da CD e che al secondo reboot ho cliccato di nuovo Continue accidentalmente mentre toccavo il sensibile touchpad in maniera chiaramente troppo decisa ed incazzata. Terzo riavvio e ancora bisogna cercare il modo per far riconoscere la scheda di rete.

    Ravano in giro e scopro l’inghippo di Colombo: i driver sul PenDrive sono a 64-bit, l’immagine WinPE è a 32: non funzioneranno mai. Però basta scaricare i driver giusti, scompattarli e metterli sul PenDrive che tutto funziona alla perfezione.

    Riflettendo a posteriori tutta questa manfrina, nel momento gioco forza tragico in cui si ricorre ad un restore da server, con le dovute pressioni psicologiche non è proprio il mondo ideale in cui vorrei vivere. Parafrasando i latini si vis restorem, para backuppum. Messomi alla ricerca di una migliore soluzione sono incappato in questa wiki-guida che spiega come creare una piccola partizione da cui avviare il meccanismo di restore.

    La parte più antipatica si è rivelata quella di configurare le opzioni via EasyBCD: sul mio PC ogni tentativo di usare la partizione giusta per la voce di boot si rivelava inutile. Nel BCD ci finiva una entry incompleta. Mi sono rassegnato ad aggiungere a mano via command prompt i due parametri mancanti (osdevice e device) ed alla fine sono arrivato al risultato voluto. Se a qualcuno interessa posso mettere in download lo script che si occupa di fare tutto in automatico senza dover scaricare software di terze parti.

    Il test è andata in maniera più che ottima: ho scoperto che a differenza del boot da CD, il boot da partizione supporta l’AHCI. I motivi alla base del mistero non li conosco e non mi interessano. La seconda bella novità è che essendo la partizione abilitata in scrittura una volta lanciato il driver della scheda di rete da PenDrive viene automaticamente installato e al successivo riavvio il PenDrive diventa superfluo. Posso ritenermi completamente soddisfatto, fino alla prossima disavventura.

    In tema di Backup/Restore segnalo la possibilità di registrarsi per ottenere gratuitamente Acronis True Image 10 Personal Edition molto utile per travasare partizioni di sistema da un disco all’altro. Ricordando ovviamente che versione vecchia fa buon brodo e a software donato non si guarda in bocca.

    -enjoy

  • Lambdas

    Lo sapevo che prima o poi sarei diventato addicted:

            public delegate void AsyncVoidMethodHelper();
     
            static void RunAsync(int timeout, AsyncVoidMethodHelper method)
            {
                IAsyncResult result = method.BeginInvoke(null, null);
                result.AsyncWaitHandle.WaitOne(timeout);
            }
     
            static void Main(string[] args)
            {
                string result = String.Empty;
     
                RunAsync(50, delegate
                {
                    Thread.Sleep(10);
                    Console.WriteLine("you should see this");
                    result = "a";
                });
     
                RunAsync(50, delegate
                {
                    Thread.Sleep(100);
                    Console.WriteLine("you should _NOT_ see this");
                    result = "b";
                });
     
                Console.WriteLine("result should be 'a'. => '{0}'", result);
     
     
            }

    Con solo 2 righe di codice si può eseguire qualsiasi blocco in maniera asincrona e con un timeout predefinito. Ma la fantasia può essere lasciata libera di correre come un cavallo. Fichissima la possibilità di giocare con lo scope delle variabili (assegnazione di result). Stilisticamente perfetto: sintetico per chi lo scrive, doloroso per chi lo deve mantenere.

    -quack

  • Stampante ideale

    Cercavo da tempo una stampante con le seguenti caratteristiche:

    • costo contenuto (~60$)
    • inchiostri separati
    • stampa fronte retro automatica (la mia Pixma IP3000 mi ha viziato)
    • scanner piano incorporato

    La cosa non si è rivelata affatto semplice; ho provato a fare un giro sul sito della Canon ma alcune caratteristiche non sono chiaramente specificate nella descrizione sommaria dei prodotti. Stessa cosa per le Epson.

    Poi fortuitamente tra le offerte di Fry’s c’era una Canon MP610 in offerta a 60$, offerta però non disponibile presso il punto vendita locale. Incuriosito ho scoperto che la MP610 ha tutte le feature che mi interessavano e che su newegg è in vendita la versione ricertificata e garantita per 65$ consegna a domicilio.

    Lo scanner incorporato è compatibilissimo con BlindScanner Pro per mia personale gioia. Seguiranno i test di stampa su carta fotografica.

    Unico neo: le cartucce usano un sistema di misurazione della quantità di inchiostro basato su chip; ma questo non sembra aver fermato il mercato delle cartucce compatibili.

    Consigliatissima.

    -quack

  • ANAListi

    Dall’ultimo post “non di servizio” sono successe un bel po’ di cose.

    La notizia più interessante del momento è stato il licenziamento di alcuni colleghi; la novella è stata accolta in vari modi anche se a nessuno piace la parola licenziamento in un periodo triste come questo: non piace persino a Mini-Microsoft, che predica da anni una cura dimagrante aziendale. Personalmente l'ho accolta con sentimenti “misti”: sarebbe stato più appropriato un taglio netto anziché scaglionato per i prossimi 18 mesi anche se questo sarà un incentivo per tutti a fare molto meglio. Mi ha però rattristato e disturbato parecchio leggere le reazioni dei cosiddetti analisti. Qualcuno crede di conoscere la situazione dell’azienda meglio di Steve Ballmer, che per quanto personaggio controverso si deve ammettere che sulla questione sappia cose che nessuno sa; qualche altro ha cominciato la caccia alle streghe e la notizia più idiota in assoluto è raccontata in questo articolo sintetizzabile in “la colpa è di Vista”. Credere che la colpa delle disgrazie di un’azienda sia imputabile ad un prodotto rilasciato più di due anni fa è bizzarro. Certo è che se dovessi malauguratamente cambiare mestiere vorrei fare l’analista: essere pagato magari anche profumatamente per fare a gara a chi la spara più grossa dev’essere un sogno proibito. Personalmente ritengo che ci siano prodotti che vadano “curati” con attenzione e che il licenziamento rappresenta sempre un insuccesso, inspiegabile poi se le revenue sono ancora stellari. L’economia intanto è quello che è meglio alzarsi la mattina e cominciare a pensare in che direzione correre.

    Nel frattempo sono diventato ufficialmente caporale di un soldato solo: è un inizio ovviamente e già questo ha stravolto la priorità di tutte le cose. Speriamo bene; la mia agenda intanto si è arricchita di un numero quasi insostenibile di meeting alla ricerca del riannodo di fili persi in chissà quali oscure trame.

    Per il resto, finite le migrazioni di tre siti verso nuovi lidi (grazie Luca!), la vita comincia a fluire verso la tranquilla normalità; perfino il mio dellaptop, che finora mi aveva fatto un po’ penare, è entrato in periodo di virtuosa stabilità interrotto solo da un BSOD occasionale. Non ho fatto analisi perché pochi giorni dopo mi sono imbattuto in questo changelog:

    Networking: fixed intermittend (sic) BSODs when using the new host interface (Windows hosts only; bugs #2832,#2937, #2929)

    Scommetterei un euro che il mio BSOD era appunto della famiglia degli “intermittendi”. Ma vaff…

    -quack

  • Messaggio di servizio #42

    L’inevitabile è accaduto, ho cambiato ISP. Dal punto di vista pratico è un cambio di DNS ma finché la modifica sarà propagata potrebbe rispondere il vecchio ISP.

    ISPChange

    Sperando che almeno sia un po’ più affidabile del vecchio. Se i commenti sono bloccati, vuol dire che il DNS non è ancora rinfrescato. Intanto mi sto inventando qualcosa per rendere leggibile a tutti questo messaggio.

    -quack

  • Controsensi

    In uno dei post precedenti, riguardo la questione della controsensopreinstallazione di Windows da parte dei soliti Dell/HP/Toshiba, dicevo:

    Qualcuno ne fa una questione di principio ed è disposto a investire quantità di tempo che superano di parecchio l’eventuale rimborso, come se il bundling stesso fosse illegale.

    Tanto per chiarire io non ho nulla contro le questioni di principio: ognuno è libero di combattere contro i propri mulini a vento a prescindere.

    Quello che un po’ mi infastidisce e procura antipatia a livello cutaneo è la totale incoerenza di certe battaglie. Faccio un esempio magari poco “reale”: si lotta per principio per farsi rimborsare la licenza di Windows e poi ci si compra un Mac? Con questo non voglio giustificare chi si comporta male portando l’esempio di chi si comporta peggio, ma se uno vuole filosofeggiare sulle alte questioni del bene e del male non dovrebbe cominciare ad acquisire per lo meno un po’ di coerenza.

    Sullo stesso tema: 9 milioni di infezioni via Conficker e gli utenti Mac sono immuni, ma qualcuno lo vada a spiegare a quei 20 mila utenti che si sono infettati via iWork. Certo una goccia nel mare, ma intanto…

    -quack

  • I.F.T.C.

    Per quanto riguarda l’argomento Trusted Computing ci sono due post molto interessanti da segnalare sul blog di Joanna.

    Il primo si intitola “Why do I miss Microsoft Bitlocker?” e spiega in dettaglio la differenza tra Bitlocker +TPM e qualsiasi altro SW di encryption per dischi. Ne avevo parlato in precedenza ma Joanna racconta con dovizia di particolari gli scenari di attacco usando un esempio alla portata di tutti.

    Il secondo post si chiama invece Attacking Intel Trusted Execution Technology. Parla molto bene di questa nuova tecnologia che permette di far girare codice trusted su una piattaforma untrusted. L’equivalente in codice – se vogliamo – del protocollo di scambio di chiave che va sotto il nome di Diffie-Hellmann.

    Una cosa che ha subito colto la mia attenzione è la sigla I.F.T.C.: Irrational Fear of the Trusted Computing. Per fortuna qualcuno, dopo aver letteralmente sfrantecato gli zebedei su quanto funesto sarebbe stato l’arrivo inevitabile di questa tecnologia, ha cominciato a dedicarsi ad argomenti più leggeri anche se non meno controversi. A chi è ancora scettico sull’utilità del trusted boot dedico questo splendido paragrafo:

    In other words, our system can be all full of boot sector viruses and BIOS rootkits, and god-knows-what-else, and still TXT should allow to load a clean VMM (or OS kernel) in a secure way, immune to all those rootkits present in the system in a moment just before the load process. This TXT-supported load process is called Late Launch, and is implemented via a special new CPU instruction called SENTER.

    […]

    It is hard to overemphasize the potential impact that a technology such as TXT could have on computer security. One can immediately see that it could eliminate all the system-level persistent malware — in other words we can easily build systems (VMMs or even standard OSes) that would be immune to attacks that try to compromise system binaries on disk, or attack the system right from the bootloader or BIOS. Combining this with VT-x and VT-d technologies, system developers (for the first time, at least as far as the "PC" platform is considered) have gotten extremely strong tools into their hands that should allow them to create really secure VMMs and OSes…

    È ancora troppo presto però per gioire, la tecnologia TXT (conosciuta anche come La Grande) è ancor meno diffusa del TPM.

    -quack

  • Ubiquità

    La leggenda narra che i miei compaesani abbiano il dono dell’ubiquità: ovviamente si intende a livello collettivo e non certo di singolo individuo. Non c’è paesino, spiaggia o posto al mondo in cui sia impossibile, dato un intervallo di tempo abbastanza lungo, incontrare il paisà che ti riconosce e racconta le ultime disavventure di Giacinto (personaggio in bilico tra il comico ed il male) o Matteo Quartequinta, che deve il suo soprannome al fatto che fosse capace di tirare la quarta e la quinta di una centoventisette sport nel suo garage.

    Il 20 Gennaio 2009 sarà sicuramente una data storica. E in base alla leggenda, all’evento tanto atteso non poteva mancare un mio compaesano. Immagino che se capitasse che durante la cerimonia il neo-eletto presidente finisse per scambiare quache chiacchiera a distanza ravvicinata con il paesano in questione un gravinese di passaggio chiederebbe al suo vicino: ma chi è quell’uomo abbronzato che sta parlottando ora con Giovanni?

    -quack

  • Scaveggiamenti

    Venerdì mi è arrivato il sintonizzatore digitale (Digital Cable); è stato un po’ complicato installarne il software per via di alcune dipendenze incrociate ma niente di che, anche se son andato vicinissimo all’esperienza Linux: scaricare l’aggiornamento necessario che non si installa, cercare su Google, aprire la finestra terminale e installare i vari pezzi dell’aggiornamento a mano. Ci mancava solo qualche pezzo di codice sorgente… anyway.

    La scoperta sensazionale è che di criptato sul cavo digitale di comcast c’è ben poco. Anche canali some ESPN, che mi ha permesso di seguire i passati Mondiali/Europei, sono totalmente in chiaro. E così ho aggiunto un’altra bella fetta di soddisfazione alla bacheca, perché la storia di integrare PC e segnale televisivo è stata davvero molto lunga e tortuosa. Che ha inizio con l’ultimo trasloco casalingo diversi anni fa.

    Allora arrivò anche il passaggio dalla parabola al cavo digitale, necessario per usufruire dei servizi di RAI Ciofetional. Per sfida personale decisi di mettere insieme un mediacenter piccolo in tutti i sensi, anche di prezzo: comprai una MB con scheda grafica compatibile MCE integrata, un processore AMD Athlon, lettore DVD, HD, RAM e li piazzai dentro la “lavatrice”, un case Antec Aria a forma appunto di lavatrice più “accomodante” dei vari Shuttle PC. Anche il rumore, date le condizioni di raffreddamento challenging di tanti componenti in pochissimo spazio, era quello tipico dell’elettrodomestico per eccellenza. Le connessioni allora erano piuttosto semplici: l'uscita digitale della presa veniva convertita in analogico composito dal sintonizzatore in comodato, riconvertita in digitale da una PVR 250 con MPEG-2 hardware, passava sull’HD e ritornava in analogico tramite la MX-440. Tutto funzionava egregiamente con la beta di MCE2005 ma al momento del rilascio l’amara sorpresa: la MX-440 non era più supportata per motivi di performance e dovetti in fretta e furia trovare un’altra soluzione. Decisi di ricominciare quasi da capo con un nuovo case molto più spazioso(Ahanix D-Vine 6 dotato di display VFD), una nuova CPU Intel (P4), una scheda madre con una ATI integrata riciclando tutto il resto: anche in questo caso la scheda grafica integrata non ce la faceva con la decodifica MPEG e passai ad una scheda grafica discreta ma raffreddata passivamente (GeForce 6200). Da allora il PC è rimasto grosso meno lo stesso a parte la sostituzione per morte prematura degli HD e un piccolo upgrade della RAM. Nel frattempo è arrivata l’alta risoluzione, il remodeling della living area, un televisore nuovo HDMI compatibile; e con esso una scheda grafica che supportasse l’HDMI (ATI 9250) ed ovviamente un “nuovo” sintonizzatore HiDef in comodato d’uso dotato di uscita firewire; ad aggiungere sconquasso il remodeling ha reso il mediacenter e il sintonizzatore estremamente ingombranti, al punto da trasbordare fuori dal nuovo habitat designato. Con qualche hack è diventato possibile cambiare canale via firewire (farlo tramite infrarossi era scarsamente affidabile) e addirittura registrare la TV in HiDef sempre via firewire a patto però di registrare lo stesso show contemporaneamente anche in SD via ingresso analogico. La cosa non mi sembrava malvagia fino a quando ho realizzato che 2 registrazioni per volta non erano il massimo per la vita degli Hard-Disk: per fortuna il sintonizzatore digitale aveva anche l’uscita component aggiuntiva e con qualche magagna si poteva vedere la TV dal vivo – ma senza le feature di un PVR – in HiDef senza dover ricablare l’intero pianeta solare: è stato così abbiamo visto i mondiali del 2006 e gli europei del 2008.

    Però spesso non riuscivo ad addormentarmi (?) roso dal tormento di dover usare l’uscita analogica quando il segnale di partenza era già digitale (D->A->D->A): sono sempre stato attirato dai PC con CableCard ma con il mercato estremamente limitato trovare un modello che soddisfacesse tutte le mie richieste è stato impossibile. Troppo costosi, troppo brutti, troppo ingombranti. Mi ero perciò convinto che tutti i canali digitali fossero in qualche modo criptati ed alcuni di essi sigillati da stringenti vincoli DRM; che CableCard fosse l’unica alternativa al buco analogico (analog hole). Poi per caso ho letto di SiliconDust HD HomeRun e ho cominciato a informarmi: questo versatile sintonizzatore permette di ricevere tutti i canali digitali non criptati con una facilità disarmante. Ero piuttosto scettico sul fatto che quelli interessanti (ESPN, sci-fi, TLC, FX, NBC, etc.) fossero in chiaro: ho deciso di ordinare uno di questi gingilli tecnologici mettendo in conto di restituirlo al mittente a mie spese qualora la maggior parte dei canali interessanti non fosse disponibile visto che informazioni accurate a riguardo erano impossibili da decifrare.

    Ed invece la sorpresa è stata ottima. Tutti i canali che ci interessano e molti di più sono in chiaro e funzionano in maniera “nativa” con mediacenter. Ci sono alcune limitazioni dovute al fatto che il sintonizzatore si spaccia per un sintonizzatore di tipo diverso ma sono limitazioni per me non vincolanti: 68 canali sintonizzabili bastano e avanzano. Per di più lo scatolotto, che occupa un ventesimo dello spazio del vecchio sintonizzatore, monta due sintonizzatori separati ed accessibili via rete contemporaneamente. Significa che mentre un PC è sintonizzato su un canale un altro PC può sintonizzarsi, tramite lo stesso scatolotto, su un altro canale. Magari via wireless. Con il risultato che ho tutta l’aria di aver fatto un upgrade che mi ha portato ad eliminare un bel po’ di cavi superflui: component (cavo a 5 ingressi RCA), composito (3 ingressi RCA) e firewire, una vera e propria opera di scaveggiamento.

    Il prossimo passo sarà quello di sostituire il mediacenter con una soluzione più compatta basata magari su NVidia ION: pare che lo scatolotto sia in grado di supportare la decodifica 1080p con il solo raffreddamento passivo. Se qualche offerta per un barebone simile al mio mediaserver diventasse interessante tenterò l’esperimento, magari aggiungendo anche una soluzione di SSD agli ingredienti.

    Incidentalmente, sempre a proposito di mediacenter, pochi mesi fa mi si era rotto il “telecomando”, un telecomando MCE universale in grado di imparare i segnali di spegnimento/volume TV da un altro “collega”. Non sono riuscito a trovarne in giro un rimpiazzo ad un prezzo decente e ho deciso di provare uno di quei telecomandi logitech super-universali: un Harmony 520 ricondizionato. Un’altra esperienza letteralmente mistica. E fù così che l’altra sera dissi: «un momento, programmo il telecomando e arrivo».

    -quack

  • Preinstallato

    Dico la mia visto che sia gli ultimi commenti, sia gli ultimi avvenimenti sembrano spingere la discussione in tale direzione. Lo faccio elencando una serie di considerazioni in ordine sparso e probabilmente senza filo logico. La premessa che quello che scrivo è solo frutto della mia mente bacata è più che mai valida per questo post.

    Monopoli. Secondo la dottrina economica americana non è il monopolio in sé ad essere considerato nocivo ma usare un monopolio a proprio vantaggio per aumentare la share in un altro mercato. L’esempio classico è quello di Windows/I.E. Secondo gli accusatori Microsoft ha usato il monopolio dell’OS (Windows) per aumentare la share di I.E. Anche allora l’accusa è stata accolta in maniera estremamente controversa per un paio di questioni. Una ad esempio è che Windows non impedisce l’uso di altri browser. Ce ne sono altre che probabilmente verranno fuori durante la discussione nei commenti.

    Storia. Microsoft è stata chiamata in giudizio e condannata per alcune pratiche a dir poco discutibili. Quella di imporre l’esclusiva di MS-DOS è stata una di queste e da allora è stata messa sempre sotto stretta osservazione. Quello che la gente dimentica è il periodo storico in cui questo accadeva: sono passati più di 15 anni e la concorrenza allora non era Linux/OSX/qualsiasi-altro-gusto-di-Unix: si chiamava DR-DOS/Novell ed erano più che altro sistemi basati sul cloning di MS-DOS. Da allora le cose sono cambiate ed il prezzo della licenza OEM dipende solo dal “volume di acquisto” e non da diritti d’esclusiva.

    Linux. Molti sostenitori di questo sistema aperto/gratuito fanno quest’equazione: Qualità Ottima / Prezzo Zero = Infinito. E a questo punto si chiedono: com’è possibile che un prodotto che ha un elevato rapporto qualità/prezzo e che per di più è gratuito non riesce a conquistare quote di mercato? Semplice, la concorrenza gioca sporco… Questo tipo di ragionamento è molto comune, sono pochi che riescono ad afferrare che qualità e prezzo sono fattori ben meno oggettivi di come si potrebbe pensare.

    Libero mercato. Ripeto quanto ho detto in precedenza. Molti confondo il libero mercato con la disponibilità di avere quello che si vuole al prezzo che si vuole. Faccio un esempio che può sembrare ingenuo ma che è tristemente basato su una storia vera. Tempo fa Dell ha deciso di vendere alcuni modelli di laptop con Ubuntu anziché Windows. Alcuni personaggi loschi si sono leccati i baffi pensando: Vista ultimate costa 300euri, Ubuntu costa zero ergo un laptop con Vista da 400euri deve essere venduto a 100euri. Lo scontro con la realtà del costo della licenza OEM di Vista usata nei prodotti di fascia bassa per compratori di altissimo volume come DELL è di molto inferiore al loro immaginato risparmio li ha portati a gridare allo scandalo. Ricordo vividamente un commento del tenore “quei ladroni di Microsoft sono riusciti a trovare il modo di lucrare anche sulle licenze di Ubuntu”.
    Tornando al discorso sul libero mercato: libero mercato è incontro tra domanda ed offerta. Se la domanda per un certo prodotto è bassa renderà l’offerta bassa e sconveniente soprattutto per prodotti a costo marginale nullo (software, know how, ecc.). Se Fry’s decide di fare lo sconto del 20% se compro un certo specifico modello di processore ed un certo specifico modello di motherboard non posso imporre a Fry’s di vendermi solo la motherboard con quello stesso sconto: ed infatti al momento dell’acquisto si sottoscrive un contratto in cui ci si accorda che CPU & MoBo sono inscindibili ed in caso di restituzione per rimborso vanno restituiti entrambi. La questione operatività sollevata da EnricoC è totalmente irrilevante: nessuno mi vieta di regalare un televisore con l’acquisto di un materasso e nessuno finora si è sognato di imporre (notare la scelta del verbo) al venditore la vendita del materasso “nudo”. Dell/HP/Toshiba hanno tutto il diritto di scegliere come e con cosa vendere i loro prodotti.

    EULA e rimborsi. Tutto quanto detto sopra però ha una piccola/grande eccezione. Il software è un bene immateriale solitamente venduto in licenza d’uso. Sebbene questo non limiti il fatto che possa essere venduto in bundle con l’hardware, l’EULA di Windows permette una piccola scappatoia. Notare l’uso del termine “scappatoia” perché di questo si tratta. L’EULA di Windows permette il rimborso da parte del rivenditore (leggasi: Dell/HP/Toshiba) se prima di installare/usare il software non si accettino le eventuali condizioni d’uso. È una scappatoia perché nel momento in cui il prodotto viene venduto tali condizioni sono estremamente chiare. Tornando all’esempio dei materassi/televisori è come se la ditta di televisori dicesse “questo televisore non può essere usato per martellare dei chiodi e se lo avete comprato per usarlo come martello vi siete sbagliati e potete chiedere il rimborso al rivenditore”. Quando qualcuno cerca di ottenere il rimborso della licenza di Windows sta facendo proprio questo: in termini spicci sta facendo il finto tonto anche se dal punto di vista legale ha tutte le ragioni per farlo. A questo punto dovrebbe essere chiaro perché alcuni rivenditori possano essere meno accomodanti di altri. Qualcuno ne fa una questione di principio ed è disposto a investire quantità di tempo che superano di parecchio l’eventuale rimborso, come se il bundling stesso fosse illegale.

    Unione europea: uno dei più grossi fraintendimenti è che un ente come l’UE sia super-partes. Se questo è vero in discussioni fra due entità entrambe “europee” sicuramente lo è meno quando una delle parti è americane. Se si combina questo con il fatto che anche alcuni commissari UE possono sbagliare, si può capire quanto portare sul tavolo affermazioni come “l’UE ha fatto la multa” siano di poca utilità nel cercare di capire come muoversi. Piccola parentesi: da cittadino europeo sarei un po’ più felice se quei soldi (che per me sono comunque ottenuti in maniera poco pulita) finissero per finanziare la ricerca fonte di innovazione e di futura competizione sana. Mi scusassero se esprimo tutti i dubbi del caso.

    Opera, WMP e IE. Faccio una operazione temporanea di “suspension of disbilief”. Suppongo cioé che multare ed imporre a Microsoft di vendere copie di Windows senza WMP sia cosa buona e giusta (le famose edizioni N). Se così fosse mi dovrei aspettare una marea di copie vendute ed invece di Windows N sono state vendute zero (o quasi) copie. Errare humanum est, perserverare… Fossi nei panni di Christen Krogh, Chief Development Officer di Opera, passerei meno tempo a gioire e più tempo a capire come mai un browser uscito dal nulla (leggasi: Chrome) sia stato capace di ragranellare in pochissimo tempo market-share comparabili con quelle di un browser decennale.

    Mi fermo qui, sicuramente c’è abbastanza per alimentare una discussione interessante. Unica richiesta è che i toni siano civili come al solito e magari anche di più.

    -quack

  • Guarigione

    Il mio laptop è finalmente guarito da tutti i mali: come ultimo test tombale ho reinstallato il sistema, applicato tutte le patch, aggiornato tutti i driver e configurato tutto il configurabile (2 setting delle schede di rete).

    Qualche male l’avevo attribuito a cause sbagliate, per cui riassumo qui un po’ tutto.

    Sonnolenza: tutti i problemi di sonnolenza compresa l’insonnia ed il coma sono stati risolti dai driver aggiornati sul sito Dell. Sembrerebbe che la root cause sia più dipendente dai setting di “Wake-up mode” di entrambe le schede di rete. Ho impostato il Wake-up mode della scheda wireless a “Magic Packet” e quello della scheda wired a “None” ed il portatile si addormenta e si risveglia perfettamente a mio comando.

    Click audio: si è rivelata un’interferenza con la “banda a” della scheda audio, come correttamente diagnosticato in precedenza.

    64-bit vs 32-bit: 64, definitivamente 64.

    Crash di mobsync.exe: scomparsi, credo a causa di alcune patch di sistema distribuite da Dell a fine dicembre.SickPC

    Unregmp2: sul laptop non è più apparso ma credo di averlo visto apparire su un altro PC, ma non ricordo assolutamente quale. Credo abbia a che fare con il fatto che in qualche modo i setting di default di Media Player non sono “registrati” correttamente.

    Bluescreen: scomparsi; il nuovo driver della webcam, del lettore di impronte e le ultime patch li hanno messi a posto.

    BIOS lento: non credo di averne parlato in precedenza ma alcune volte il PO ST era estremamente lento. Ho scoperto poi essere una feature: se si interrompe un POST quello successivo diventa “full” anziché “quick” per scoprire se l’interruzione è voluta (leggasi: utente) o problematica. Il setting è disabilitabile via BIOS.

    Giacché c’ero ho installato anche i driver di dicembre di ATI. Non so quanto questo abbia influito ma valeva la pena citarlo.

    Chiaramente il DELL Studio 1535 non era completamente pronto per i 64 bit al momento del rilascio. Non posso parlare di quanto sia potuto essere stabile con il S.O. a 32-bit preinstallato e presettato da Dell visto che ho voluto immediatamente sostituirlo: magari alcuni dei setting erano già impostati correttamente e la reinstallazione ha azzerato tutto anche se non ci giurerei.

    -quack