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Heat wave
Pochi giorni fa c’è stata un’ondata di caldo da queste parti; pare sia un appuntamento annuale e che durante gli anni prossimi l’appuntamento sarà ancora più puntuale. Niente di che rispetto al gran Paese ma abbastanza da portare il mio mediacenter allo spegnimento da accaloramento. Ho sostituito dapprima la ventola della CPU con un modello più efficiente e allo stesso tempo altrettanto silenzioso ma il problema non è scomparso. Ho notato invece che le temperature del chipset raffreddato passivamente erano a fondo scala: ho aggiunto una ventolina di scorta sul radiatore e pare aver risolto il problema alla radice; la questione si è spostata sul come raffreddare il chipset in maniera permanente. Ad ulteriore conferma delle mie deduzioni questo interessante thread da cui riporto:
The Asus chipset heatsink design assumes that there is airflow coming from a fan on the CPU. Most motherboards are designed this way.
Qualcuno ha notato che il design è addirittura basato sulle ventole standard Intel e qualsiasi variazione nuoce all’effettivo raffreddamento del chipset. Ho quindi pensato a qualcosa del genere ma non sono riuscito a trovare niente di preconfezionato in formato mezza-altezza low-profile.
Per fortuna sono riuscito a trovare qualche artigiano su ebay che ha realizzato giusto quel che mi serviva. Due ventole silenziose incastrate su una scheda vuota di supporto.
Il sistema sembra reggere benissimo, termometro alla mano. Io purtroppo il calore lo sto reggendo molto meno.
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Ricapitulescion
Oggi in HTC mi hanno confermato che la sostituzione del telefonino era coperta completamente da garanzia. È andata più o meno così: li ho chiamati, mi hanno mandato un cellulare in sostituzione e un’etichetta per spedire il mio, mi hanno chiesto il numero di carta di credito per evitare che facessi il furbo e dopo di ché tutto ha cominciato a filare liscio. Mi hanno ribadito che si trattava di un problema software, ecc. anche se sono in verità molto scettico: ho cominciato a smanettare con gli upgrade solo quando ho scoperto che il bluetooth non funzionava o perlomeno questo dice la mia fragile memoria. Tutto è bene quel che finisce bene.
La nuova autoradio è squisita: costa meno della precedente (90$ vs. 120$), offre una marea di feature in più (CD, USB e radio vs. SD/radio); è molto più stabile (il Clarion attivava il bluetooth in maniera casuale e aveva l’antipatico difetto di non memorizzare il punto esatto in cui la canzone viene interrotta durante lo spegnimento) e dà in generale la sensazione di un molto più.
Subito dopo l’arrivo del nuovo terminale ho installato la versione nuova di Android, la 2.2 aka FroYo. Tale versione cura alcuni problemi di usabilità (mi lamentavo che le funzionalità telefoniche erano un po’ troppo fuori mano per uno smartphone); migliora ampiamente le performance generali senza tante supercazzole, ovvero con una reimplementazione del JITter. Aggiunge funzionalità molto utili: il tethering ufficiale sia via USB che Wi-Fi e finalmente in un cellulare moderno la possibilità di cambiare al volo il correttore ortografico durante la digitazione di un SMS o di una email. Per me ora il Nexus One è il cellulare perfetto, l’unica pecca il modo un po’ contorto di poter grabbare uno screenshot. Sono felice di aver scongiurato l’ipotesi iPhone 4G in maniera definitiva e di finire per fare la figura del pirla. Pirla non perché chi compra prodotti Apple lo sia, ma perché essere impotente di fronte a tutto il mare di hazzate made in Cupertino negli ultimi giorni davvero mi avrebbe fatto sentire tale. Anche se devo ammettere che Steve Jobs in versione Jedi è davvero simpatico.
-quack
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Unified Messaging pseudo transcription
Unified Messaging è una feature di Exchange che collega centralino –> Exchange –> telefono. Questo significa che se ricevo un messaggio in segreteria sul numero telefonico dell’ufficio il server me lo manda come attachment audio in una mail contenente la trascrizione dello stesso messaggio. In alcuni casi la trascrizione è più che sufficiente per capire di cosa si tratta. Può capitare però che qualcuno mi lasci un messaggio in Italiano:
quelli hanno chiamato di nuovo. Il numero è uno-ottocento-quattrotresettenovetrenovedue. Ciao
L’effetto esilarante è notevole ma anche impressionantemente supercazzoloso:
put in a gym opening over number and I will kitchen just wanted to say statement and we do it Charles.
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Gallina Technique
Si ottiene quando si applica la tecnica del pomodoro con un timer a forma di gallina.
Non me ne voglia il paesa’ Francesco Cirillo.
-quack
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Oggetto Misterioso - Luglio 2010
Non si vince niente….
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Soluzione:
Ho cablato casa con il CAT6, grazie all’aiuto di un turista per caso. La presa in questione a quattro uscite è ubicata nell’angolo cottura. Due cavi vanno verso la parete da cui arriva il “bocchettone” internet, uno verso una scrivania e l’altro verso una cameretta. Non è stato semplice ma alla fine ce l’abbiam fatta: la parte più difficile si è rivelata il dover far scendere i cavi dal controsoffitto verso le varie locazioni; quella più semplice è stata l’installazione delle prese vere e proprie. Psicologicamente mi ero preparato ad un ordine opposto di difficoltà. -
Upload e download
Due applicazioni come da titolo.
Una per l’upload di file presso i soliti servizi di hosting gratuito di immagini e di più: si chiama ZScreen Uploader, fa parte di un più ampio pacchetto di screenshot chiamato ZScreen che a me non mi entusiasma. Ma per fortuna l’uploader si può installare separatamente. Figa l’integrazione con explorer e il supporto al drag and drop per upload multipli, ecc.
L’altra fa esattamente l’opposto, scarica i file dai soliti siti di hosting scassa-maroni: è in grado di risolvere i captcha, gestire code, fa tutto da solo e poi lo pulisco io. È in grado anche di riconoscere tutti i link in un copia e incolla molto affollato e – badaben, badaben, badaben – è pure open source come la prima. In questo caso la cosa è rilevante parecchio perché questo tipo di applicazioni è uno dei target primari per trojan e spyware. Si chiama MDownloader e si scarica qui. La UI non è il massimo ma è alquanto funzionale.
Consigliatissime entrambe, spazio ai commenti per eventuali alternative più allettanti.
-quack
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Bestiario universitario
Quindici anni fa a Bari terminava in gloria la mia carriera universitaria in Scienze dell’Informazione (un bidello del liceo mi chiese se volessi diventare giornalista; sarebbe stato uno spreco). Nel primo e unico post dedicato all’argomento raccolgo un po’ di aneddoti tra vissuto e mitologia su alcuni personaggi che calcavano le cattedre universitarie.
Analisi 1: un vero folle con gli occhiali alla Woody Allen e lenti spessissime che mi appellava come “la signorina” a causa della distanza e la mia capigliatura alla Jim Morrison. S’inventava teoremi su due piedi e cercava di spiegare una materia astratta come il calcolo infinitesimale in maniera divulgativa. A modo suo. Era assistito da un professore che faceva comparsate sporadiche e non si ricordava se la derivata di cos(x) avesse segno positivo o negativo. Annamo bene.
Algebra e Geometria: Nel corso fatto di a, b, c e d (a differenza dell’analisi fatta di x, x’ e y) la docente pronunciava le lettere nel seguente modo: aaaahaah, biiiihiiihi, ciiiihiiiihi e dì. Per mesi e mesi ci siam chiesti cosa avesse fatto di male la quarta lettera dell’alfabeto latino per subire un trattamento così negativo. L’assistente di Geometria, l’unica ad indossare il camice, intercalava un “i conti ve li fate da soli” con forte accento barese ad ogni conclusione di esercizio: durante gli scritti si dice che in molti abbiano consegnato esercizi conclusi solamente con la frase di cui sopra.
Teoria e Applicazione delle Macchine Calcolatrici: La docente fece la follia di bocciare all’esame di laboratorio 55 ragazzi su 60 perché non avevano aggiunto la “variabile locale per la ricostruzione del risultato” in una procedura ricorsiva nonostante non fosse necessaria ma solo buona norma in algoritmi complessi (a noi tutti la funzione fattoriale non sembrava poi così complessa). Si ritrovò con circa 120 studenti all’appello successivo e per poco non rischiò di essere internata in un manicomio data la mole di lavoro.
Sistemi 1: Era insegnato dall’uomo senza sorriso. Durante gli anni universitari non l’ho mai visto sorridere dentro le mura del campus. Ho scoperto che ne fosse umanamente capace quando l’ho visto sorridere con dei ragazzi scout di cui lui era un capo. Sguardo truce spaventava gli studenti urlando come un pazzo durante gli orali per cappelle “fondamentali” di gente che non avrebbe dovuto avere il coraggio di presentarsi ma poi elargiva ventotto quasi a tutti. Versione moderna di dottor Jackyll e Mr. Hide.
Sistemi 2: Il docente andava in visibilio alla visione di scollature neanche tanto pronunciate. L’essere donna scollata garantiva una media di cinque voti in più, con tanto di dimostrazione scientifica.
Statistica: Aveva un metodo tutto suo di assegnare il voto finale; ovvero v.f. = scritto + orale, con orale avente un range tra zero e sette. Chi prendeva un voto scritto tra venticinque e ventotto si assicurava con poco sforzo la lode. Chi raggiungeva la perfezione scritta doveva invece sudare le fatiche di Ercole per dimostrare di non aver barato. La tecnica in voga era quella di aggiungere artificiosamente un errore di calcolo durante gli scritti per evitare la iattura del trenta.
Teoria dell’Informazione: Nella teoria dell’informazione basata sul lavoro di Shannon esiste una peculiarità importante per quanto riguarda gli esercizi da svolgere. Non si possono scegliere numeri a caso ma ci si può sbizzarrire solo tra un insieme di casi finito e molto limitato per fare in modo che si possano semplificare i calcoli e non richiedere metodi numerici per risolverli. Durante uno scritto uno dei professori, non so se volontariamente o meno, decise di contravvenire a questa regola basilare mettendo in crisi tutti gli studenti incapaci di ricavare con carta penna e calamai il valore di x in una equazione dalla forma assurda. Dovette inventarsi qualche trucco matematico durante la valutazione finale per non penalizzare gli studenti di quel corso.
Analisi 2: La mia bestia nera. Si diceva che il docente si fosse laureato a pieni voti e con largo anticipo presso la Scuola Normale Superiore di Pisa (mito?) e che durante un esame, incavolato come una iena, abbia ritirato le tracce e assegnato come compito la soluzione di un limite la cui risposta era conosciuta solo da due entità: lui e il padreterno (mito?). Era di una arroganza incredibile che si faceva difficoltà ad immaginare contenuta in un esemplare umano alto meno di un metro e sessanta centimetri. Durante un esame (vissuto) arrivò a dirmi “forse lei ha ragione” discutendo un sistema di disequazioni irrazionali. Come se in matematica il forse può esistere.
Il fatto che dopo oltre quindici anni io sia in grado di ricordare tutto ciò è una prova del livello di stress medio sostenuto dagli studenti del campus di Bari.
-quack
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Ebay folliees
La fauna di Ebay meriterebbe uno dei servizi super approfonditi di Super Quark. Il fatto: ho deciso di fare un ‘downgrade’ e di mandare in pensione il Dell Studio per un più compatto supersubnotebook, l’Acer Ferrari One. Una scelta ponderata a lungo, è il mio primo PC basato su processore AMD in più di 5 anni; l’ho provato durante un pellegrinaggio e mi è sembrato decente, con l’unica nota stonata un prezzo troppo alto (si paga il logo del cavallino rampante e a me assolutamente non piace; anche se tra il cavallino e una mela mozzicata preferisco il primo con diversi ordini di grandezza).
Ho avviato una caccia su ebay sperando di approfittare del Bing Cashback che, se si acquista da privati con la formula “Compralo Subito + Paypal” restituisce immediatamente l’8% del prezzo di acquisto. Peccato solamente che il programma verrà cancellato il 30 Luglio.
Detto fatto ne ho comprato uno per un prezzo che anche AnandTech ha definito “giusto”. Il venditore assicurava di averlo tenuto solo un paio di giorni e di aver deciso di rivenderlo in perdita in quanto dispiaciuto dallo schermo. La cosa mi è sembrata decisamente sospetta considerando che si può praticamente restituire tutto. Non ci ho fatto caso più di tanto in quanto in alcuni casi la penale potrebbe rendere la restituzione meno conveniente. Il venditore assicurava che ci stava perdendo e che “my loss is your gain”.
Dopo alcuni giorni arriva a casa il gingillo. Lo accendo e sullo schermo appare una bella banda nera verticale larga un centinaio di pixel. Ho pensato di aver avuto il pacco, ma il venditore mi ha assicurato che le foto che aveva scattate erano genuine, ecc. ecc. e che avrebbe ripreso indietro il laptop senza problemi. Mi metto l’anima in pace nel vedere l’affare sfumare, dopo qualche ora l’accendo e il problema è completamente sparito: penso che le basse temperature della stiva di un aereo possano aver creato la singolarità, ricontatto il venditore che mi dice di godermi il portatile ripetendo la cantilena “my loss is your gain”. Salvo poi scoprire che il problema si ripresenta in qualche altra sparuta occasione e che basta mettere il portatile in sleep e riaccenderlo per vederlo scomparire. Comincia a mordermi un altro sospetto: che il problema sia in un certo qual modo software, anche se la banda nera è visibile persino durante il boot. Una piccola ricerca su aggiornamenti del firmware e il nuovo 3110 dieci fiammante riporta la dicitura “Fixes CMO LCD garbage issue”. Bingo!
Dopo qualche giorno scopro un altro problemuccio ancor più fastidioso: se la batteria non è completamente carica il laptop passa, durante usi più intensi tipo scrolling di una pagina web, dallo stato “alimentatore connesso” allo stato “alimentatore disconnesso” con conseguente cambio della luminosità del display. Ricontatto il venditore che mi dice di non aver notato questo problema nei due o tre giorni in cui ha avuto il laptop in possesso, ecc. ecc. Chiamo l’assistenza Acer che mi spiega che il laptop in realtà non è stato venduto nuovo ma “ricondizionato” da una certa azienda Pinco Pallo e di chiedere a loro assistenza. Chiamo Pinco Pallo e scopro che il laptop è ancora in garanzia anche se è stato venduto a metà Aprile: alla faccia del “l’ho tenuto solo per un paio di giorni”. Spiego il problema, gli dico che sono un “tecnico” e gli ipotizzo che potrebbe essere un problema dell’alimentatore: loro suggeriscono invece un problema alla scheda madre visto che senza batteria o senza alimentatore tutto funziona alla perfezione. Mi dicono che devo spedire il portatile a loro ma che purtroppo non hanno un altro Acer Ferrari e mi offrono un upgrade ad altri modelli. Mi svelano il prezzo a cui è stato venduto che è molto più basso di quanto ho finito di pagare e cominciano a girarmi certi attributi molto pericolosamente. Insomma il venditore mi ha mentito su molti aspetti, ci mettiamo d’accordo per la restituzione e lui mi fa una contro-offerta: ridurre il prezzo per venirmi incontro e darmi la possibilità di comprare un altro alimentatore visto che io sono ancora convinto che il problema risieda lì. Mi ripete che con questo sconto finisce addirittura per perderci per davvero (ma va? Ma vaff…). Stavolta accetto, il prezzo mi sembra alla fin dei conti decente e un paio di giorni dopo appare la recensione di AnandTech: parla di un alimentatore da 65W probabilmente sottodimensionato visto che la batteria si carica molto lentamente. Guardo il mio e scopro 19V x 1.57A che fanno in tutto 30W. Sinceramente non mi va di chiamare Pinco Pallo visto che ci metterei più tempo a spiegare l’inghippo che a comprare un alimentatore da 90W compatibile sempre su Ebay (9$ in tutto). Così faccio fino a quando arriva un pacco che è molto più grande di un alimentatore.
Scopro che Pinco Pallo mi ha mandato un altro Ferrari One in sostituzione, anche stavolta con un alimentatore da 30W. Stavolta li chiamo, mi mandano una affrancatura prepagata per rispedire il laptop e verificano che effettivamente quelli da 30W non sono gli alimentatori giusti. Dopo pochi (?) giorni arriva anche il novanta watt ed effettivamente il problema scompare.
Una storia assurda per:
- l’eccesso di zelo di Pinco Pallo; ho il laptop ancora qui con me (sto aspettando che passi il postino interno per consegnarlo a mano), sono passati svariati giorni dall’ultimo contatto con loro e sembrano persino poco interessati a riavere il gingillo
- la scarsa integrità del venditore; ha mentito sulla data di acquisto, le condizioni dell’oggetto e persino sulla presenza di problemi. In due mesi è statisticamente impossibile che non si sia accorto dell’alimentatore sottodimensionato o che non abbia mai visto la banda nera sullo schermo. Chissà cosa sperava.
Morale della favola: stare alla larga da chiunque includa la frase my loss is your gain nella descrizione di un articolo usato. Anche se alla fin fine sono comunque estremamente soddisfatto del downgrade.
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F.A.Q. sui mondiali per extraterrestri
Raccolta di domande buffe che ricevo da chi ha deciso per la prima volta nel 2010 di guardare una partita di calcio.
- Quand’è la prossima partita?
Ehm, si gioca tutti i giorni, più di una partita al giorno. Eccoti il calendario (copia del calendario FIFA stampata preventivamente all’uopo) - Chi ha vinto l’anno scorso?
Ehm, i mondiali si svolgono ogni quattro anni. Quattro anni fa ha vinto l’Italia - Come vengono scelte le squadre che partecipano?
Approssimativamente il mondo è diviso in sottocontinenti con un certo numero di quote. Di solito la squadra ospite e quella campione del mondo partecipano automaticamente. Siccome i campioni in carica sono italiani, quest’edizione l’Italia ha dovuto qualificarsi come le altre. - Ma come, la partita è finita in un pareggio. Ma non si va avanti ad oltranza?
Le prime tre partite sono giocate in otto gruppi di quattro squadre tra cui si qualificano le prime due. La vittoria vale tre punti, il pareggio uno. - Su che canale le danno? Non l’ho trovato sul sito della FIFA
Figliuolo, ci sono almeno quattro diversi provider TV negli USA. Come pretendi che la FIFA, che annovera più nazioni dell’ONU, possa sapere provider per provider e nazione per nazione su che canale la daranno? Ma consulta la guida locale e filtra per “sport”. Si giocano non più di tre partite al giorno, non è mica difficile…. - Però è buffo che i mondiali si giocano ogni quattro anni…
Figliuolo, la FIFA annovera più nazioni dell’ONU, ecc. ecc. - Secondo te chi vincerà?
Prima di guardare una singola partita avrei pensato all’Argentina. Guardando i polmoni che giocano in Spagna, Brasile, Inghilterra penso che la Nazionale almeno in finale ci può arrivare.
Tutte autentiche grazie ai tanti extraterrestri in giro per il Campus.
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- Quand’è la prossima partita?
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Download consigliati: Giugno 2010
Un paio di applicazioni interessanti che secondo me vale la pena segnalare.
Nitro PDF Reader: ne ho provati tanti di lettori PDF per Windows quando ho deciso di abbandonare il reader bloatware gratuito di Adobe; all’epoca – e parlo di diversi anni fa – il solo reader richiedeva 100MB e passa. Per motivi pratici e di principio son passato a provare Foxit, che era così piccolo da poter essere contenuto sui defunti floppy da tre pollici e mezzo (una prece!). Poi son cominciati i problemi di sicurezza e anche Foxit non ne è uscito molto pulito… ed ha cominciato a gonfiarsi, gonfiarsi pur essendo incompatibile con i PDF dei francobolli elettronici delle poste ammerigane. Ho scoperto l’esistenza di Sumatra PDF, anche questo moooolto piccolo in termini di spazio (lo spazio su disco non è il vero problema; è la differenza tra caricare 2MB e 100 e passa in memoria durante il lancio che dà fastidio) ma anche questo incompatibile con i famigerati francobolli. Nitro PDF reader sostituisce anche quella categoria di applicazioni che sono le stampanti PDF: in passato mi piaceva tanto PDFCreator tra l’altro anche open source, poi l’avvento di Vista e il ritardo con cui è stata messa una pezza ai problemi di compatibilità mi ha fatto passare alla concorrenza. Ora con un unico pacchetto entrambe l’esigenze sono soddisfatte. Poi ci sono delle feature molto carine come la possibilità di sovraimporre una firma digitalizzata e altre cosucce niente male e una UI basata sui Ribbon. Nonostante sia una versione Beta, devo dire che si comporta mooolto bene. E i francobolli? Funzionano!
Un’altra applicazione che ha ridotto un po’ la nostalgia da Mac se così si può definire è SuperCopier. Il file copy engine di Vista/Windows 7, per quanto abbastanza evoluto, soffre di una lacuna molto particolare: non esiste la possibilità di accodare le operazioni di spostamento/copia di file come avviene automaticamente in OSX. Questo significa che operazioni multiple finiranno per contendersi la banda in scrittura risultando in un tempo totale molto più grande della somma dei singoli tempi. Questo diventa un problema quando si tratta di scegliere a mano gruppi di file nelle locazioni più disparate come ad esempio creare una “compilation” di canzoni da esportare su chiavetta USB. SuperCopier è in grado di raggruppare/accodare le operazioni sul file system in base al dispositivo di destinazione ma settando le varie opzioni si può configurare il tutto a piacimento. L’interfaccia stona un po’ con quella del resto del sistema, ma tutto sommato per questo tipo di utility si tratta di un inconveniente davvero minore. Plus: supercopier è open source. In passato ho provato TeraCopy ma mi è sembrato un po’ overwelming in tutte le sue opzioni spiattellate in faccia.
Entrambi sono applicazioni gratuite e meritano un posto d’onore nella pagina dedicata. Consiglio finale: accattatevill’
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ueb tu o: trenitalia
Sono quasi dodici anni che vivo nel continente nuovo ma ancora casco come un pischello nella trappola dell’immigrato: aspettarmi che i “più importanti” siti italiani funzionino almeno come il sito del “tabaccaio sulla quarantesima”. Puntuale stavolta sono finito nelle grinfie di trenitalia.
Il sito ti accoglie con una pagina rassicurante che non lascia assolutamente intravedere l’intenzione sadica del designer. A livello di usabilità è peggio di una martellata continua sui testicoli. Lo use case è quello di prenotare una cuccetta sul Bari-Milano delle 22:59.
Si inizia tramite la ricerca via partenza-destinazione e si viene presentati con una pagina riassuntiva in cui sono visualizzati i costi di prima e seconda classe. Nessuna indicazione visiva sulla disponibilità di cuccette e per curiosità vengo attirato dal pulsante “collegamenti intermodali”. Che sarà mai? Clicco e si apre una pagina che dà all’utente la possibilità di capire, senza poter prenotare, come arrivare da Milano Centrale alla Malpensa. Nessun pulsante di ritorno e per tornare indietro clicco quello del browser. Noto il pulsante “dettagli per selezione”, pensato secondo la logica scegli prima il treno e poi ti dico che servizi ci sono. Tali servizi sono mostrati in loco ma tramite una legenda (?). Dopo di che penso a prenotare il treno opportuno e scegliere il tipo di cuccetta: la logica è sempre la stessa, dimmi cosa ti interessa e ti dico se c’è posto. Mi ricorda tanto un cellulare Motorola che avrà venduto in tutto quattro esemplari e che funzionava pressappoco così:
utente: salva contatto
cellulare: indica posizione in memoria
utente: 42
cellulare: posizione occupata; indica posizione in memoria
utente: tasto fanc*loUna volta individuato come un topo in un labirinto il percorso ideale, clicco il pulsante acquista. Sei registrato? No! Allora registrati qui, nome, cognome, ecc. Al termine della registrazione non è più possibile accedere alla prenotazione scelta. Bisogna ricominciare da capo e l’assurdità è che mentre lo user name è case sensitive la password non lo è. Dei genii.
Rifaccio la prenotazione, spiego che il biglietto è per un’altra persona. Clicco su pagamento e per colpa mia (maledetta dislessia) scelgo “Carta Amica/Carta sì” invece di “Carta di credito O prepagata” (non avevo letto la disgiunzione). Finisco su un sito terzo per il pagamento con il certificato HTTPS non valido: MA CHI SONO QUESTI FOLLI? Mi fido lo stesso ma ovviamente la mia VISA non è una carta amica, il pagamento non va a buon fine e anche in questo caso finisco in un vicolo cieco senza un back-link. Ho dovuto ricominciare da capo, procedo per il checkout e nel “carrello virtuale” ritrovo due prenotazioni. Ne cancello una mi avvio al pagamento e sul biglietto compare il nome sbagliato. Ennesimo tentativo, controllo stavolta la presenza del nome giusto, mi avvio verso il checkout aspettandomi due prenotazioni ma in questo caso ce n’è una sola. Scelgo il pagamento con carta di credito, la banca esercente espone il logo “verified by Visa” che mi tranquillizza parecchio; inserisco gli estremi della carta di credito, incredibilmente sono all’ultimo passo, la carta di credito mi chiede la verifica ma…. nessun responso, vengo rediretto alla pagina della banca in cui devo inserire di nuovo tutti gli estremi: numero, scadenza, ecc. Penso di aver sbagliato la password Visa, questa volta scelgo la via dei dati personali, sembra fatta ma di nuovo mi ritrovo sulla pagina della banca con l’importo da pagare. Durante tutti questi tentativi un timer minaccioso concedeva solo 15 minuti per completare la transazione, me ne rimangono appena otto e decido per un vaffanc*lo globale: volevo solo comprare un biglietto mica partecipare all’ultima trovata sadica di Jocelyn.
Un sito così neanche le ferrovie dello Zimbabwe…
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Pacman call
La signora mi fa molta tenerezza e dà un’idea precisa sulla varianza dell’utenza media di internet. A posteriori il giochino di Google è stata una pessima idea.
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Diversamente vero #1
WebKit is “Work we did at Apple” (Steve Jobs, 2 Giugno 2010).
Peccato che per come l’abbia lasciato intendere Apple non ha ‘inventato’ Webkit da zero. Ha però contribuito in maniera fondamentale.The first phone to implement multitasking (Steve Jobs, 7 Giugno 2010)
Ovviamente l’affermazione è verissima se si considera che è il primo telefono a implementare il multitasking in maniera “corretta”, dove “corretta” è come piace a Steve Jobs. Mi ricorda tanto la battuttaccia di Benigni su papa Wojtyla definito all’epoca “il miglior papa polacco vivente al mondo residente a Roma”. Ovvero quant’è facile essere i primi ed i migliori in un insieme fatto da se stessi soltanto.'Fragmentation' is a bogeyman, a red herring, a story you tell to frighten junior developers. Yawn (Dan Morrill, 21 Maggio 2010)
Sì, certo come no. Le storie horror di chi deve sviluppare per 4 versioni diverse moltiplicate per tre o quattro UI diverse sono frutto di pura fantasia.The wi-fi sniffing was accidental (Google 14 Maggio 2010)
Chissà perché Google ha una tendenza atipica ad inciampare coi problemi di privacy. Scava scava… si scopre che lo sniffing non solo era stato volontario ma addirittura brevettato. Per maggiori informazioni sull’argomento consiglio il dibattito in corso su IdentityBlog.com-quack
Bonus:
The world is moving to HTML5 (Steve Jobs, 1 Febbraio 2010)
Parafrasando un mitico quartetto: se il mondo somiglia a te, noi siamo in pericolo. -
Iperinflazione
La macro-economia è una scienza che di per sé mi affascina parecchio, ma mi è sempre sembrato interessante capire gli ingranaggi delle fabbriche di banconote; uno dei dettami della dottrina corrente è che non si può stampare carta moneta a piacimento perché si rischia di alimentare l’inflazione. Siccome il nostro pianeta è abbastanza ampio e politicamente variegato è sempre esistita la possibilità che in qualche angolo più o meno sperduto qualcuno con abbastanza potere possa prendere decisioni in palese violazione delle leggi fondamentali che governano le fluttuazioni valutarie.
È accaduto per l’appunto nello Zimbabwe dei giorni nostri che con un’inflazione a livelli inimmaginabili è arrivato a stampare banconote da 100 trillioni di dollari come quella nell’immagine qui sotto:
Le banconote sono state poi ritirate dalla circolazione quando l’inutilissimo tentativo di dissuadere gli aumenti al dettaglio con l’uso della forza è naufragato alla grande. Ciononostante banconote appena sfornate sono diventato oggetto di “collezione” in quel grande mercato delle aste di Ebay. Per pochi spiccioli si può entrare in possesso di un ammontare in dollari dello Zimbabwe che neanche Bill Gates e Steve Jobs possono vantare.
Consigliatissime!
-quack
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Penny wise
L’altro giorno mi è stato recapitato un pacchettino con l’affrancatura insufficiente: la postina ha bussato e mi ha spiegato che mancavano 34cents. Non deve essere stata una visione interessante per lei visto che da malaticcio l’ho accolta in pigiama e per ridurre l’imbarazzo al minimo mi son procurato le monete il più velocemente possibile. Erano 35 centesimi, lei non aveva il resto e le ho detto fa niente.
Il giorno dopo, nella mia cassetta della posta, oltre allo spam ho trovato un bigliettino con un penny attaccato con il nastro adesivo e la dicitura “resto dovuto”.
Mi ha fatto pensare ad un equivalente episodio italico vissuto in prima persona quando la lira era ancora in vigore. Facevo la fila ai conti correnti per pagare chissà quale bolletta, davanti a me una persona nella stessa situazione. Per uno stupido principio delle Poste e Telegrafi di tassare i depositi con cifre dispari (950 o 1050 lire) il signore davanti a me si trovò con l’impossibilità di ricevere 50 lire di resto. Lui scrollò le spalle dicendo fa niente, raccolse le ricevute e andò via. Arrivato il mio turno mi ritrovai con un totale da pagare di 10050 lire: tirai fuori la banconota da 50mila e l’addetta, dopo avermi squadrato a raggi-X, mi rifila il pippone “ma guardi, ma non abbiamo resto, non può andare a cambiare la banconota dal bar?”. Le chiedo se può arrontodare e per poco non si infuria che “i bilanci a fine giornata devono quadrare, che cosa dico al direttore, ecc.”. Le faccio notare che quadrare il bilancio, considerando che aveva incassato 50 lire in più dal cliente precedente, sarebbe stato più facile se avesse arrotondato. Sempre più infuriata e con un body language che indicava che stava per mentirmi mi dice “ma io il signore lo conosco, poi le cinquanta lire gliele restituisco!!”. Strano pensai si erano dati del lei per tutta la conversazione. Onde non perdere la mia limitatissima pazienza mi rivolsi al bar di fianco che gentilmente si apprestò a cambiare le cinquantamila in un taglio più decente.
Sarò cinico ma dubito che quelle cinquanta lire mai furono restituite.
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Megapixel
In uno dei progetti da weekend che ormai son diventati così tanti che son apposto per un paio di anni mentre stavo analizzando il formato RAW della Nikon ho fatto un’interessante scoperta. Non tutti i megapixel sono uguali alla stregua dei GigaByte di differenza tra memoria volatile e memoria permanente.
In pratica ciascuno dei pixel incamera l’informazione di un solo colore primario con i colori primari disposti in una griglia come quella a destra. L’immagine finale si ottiene con un algoritmo di interpolazione che si chiama demosaicing.
Con il demosaicing si parte da 4 pixel per ottenerne altrettanti interpolati con un retrogusto un po’ amaro. Nella tecnologia dei monitor ciascuna componente viene definita sub-pixel per cui a questo punto mi aspetterei che si parli di mega-sub-pixels. Fanno eccezione i sensori
FaveonFoveon, per i quali ogni foto-diodo è capace di catturare ciascuna delle tre componenti.-quack
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Google TV 2030 A.D.
Si confronti:
“Google wants to be everywhere the Internet is so they can put ads there,” said one of the people with knowledge of the project.
(fonte)
con:
tratto da Idiocracy, filmetto tanto “leggero” quanto “profondo”.
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Magic mouse: il verdetto
Comincio dalla fine: è un giocattolo.
Ho provato quattro esemplari, di cui uno nuovo. Alla prima impressione mi è piaciuto ed ho finito per comprarne due per me uno da tenere a casa ed uno in ufficio.
Le difficoltà:
- L’assenza di driver “ufficiali”: sapevo a cosa sarei andato incontro e mi son informato prima dell’acquisto
- Il ricevitore bluetooth: ovviamente il mouse è “disegnato” per funzionare con i mac o così vorrebbero far credere. Il primo ricevitore bluetooth non andava bene e ho dovuto provarne un altro che – devo ammettere – si comporta alquanto egregiamente. Ma perché fare un mouse bluetooth se funziona solo con i ricevitori di un certo tipo? Ed io che mi immaginavo che il bluetooth fosse uno standard
- La qualità dei driver per Windows: decisamente scarsa, sono in molti a lamentarsi di continui freeze; alcuni durano una frazione di secondo, altri mi hanno costretto a spegnere, togliere le batterie e riaccendere il mouse. Qualcuno lamenta problemi simili anche sotto OSX e devo ammettere che in tanti anni non ho mai visto un dispositivo bluetooth singhiozzare così
- La funzionalità: per come è implementata la parte sensoriale mi è più volte capitato di cliccare il “tasto” sbagliato, scrollare accidentalmente prima di cliccare (*) o in generale a percepire che il mouse abbia una vita propria. Le cose peggiorano quando lo usa il mio collega
Lati positivi:
- L’appeal. È sexy, non ci sono altri aggettivi che possono descriverlo meglio
- L’ergonomia: è decisamente ergonomico anche se non lo è perfettamente. La superficie lucida aumenta la sudorazione della mia mano già elevata di suo per un difetto genetico
Il punto numero quattro della prima lista mi ha fatto decidere per il pensionamento del magic mouse in ufficio ed al suo posto ho ristanziato l’Arc Mouse. Dopo un’ora scarsa di utilizzo mi sembra di essere passato da una bicicletta ad una moto da corsa.
-quack
(*) Per ben tre volte ho accidentalmente “scrollato” prima di cliccare durante un’operazione di Search & Replace in VisualStudio. Mi son chiesto se volevo passare il mio tempo a sistemare queste uscite maldestre o a scrivere codice e mi son dato la risposta dopo aver letto il mio titolo sul mio biglietto da visita.
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Petomania
Il post di oggi del blog Melamente assorto (consigliatissimo) mi ha fatto ampiamente sorridere e mi ha fatto tornare alla mente un episodio realmente accaduto.
Due amici passeggiavano all’uscita di un pub: uno, dal nome evocativo di Pippo, era vestito casual-elegant con giacca scura, camicia e blue jeans stile Dylan Dog. L’altro era vestito casual-trash nello stile maschio maledetto, barbetta incolta, jeans strappati e camicia strabordante. Ad un certo punto Pippo molla una bolla di gas intestinali facendolo nella maniera più rumorosa possibile appena dopo aver incrociato due ragazze che passeggiavano in direzione opposta. Le due, con uno sguardo tra il trucido e lo schifato, immediatamente rivolsero lo sguardo al “tipaccio”. Il tipaccio ovviamente si lamentò e Pippo si giustificò dicendo quasi letteralmente: “dovevo aerare le mie viscere e stavo per trattenermi quando ho visto le due donzelle ma poi guardando come sei vestito ero sicuro che avrebbero incolpato te; e allora mi son lasciato andare”.
Storie di vita vissuta, ma oggi pensavo che Apple è come Pippo. Sapendo che i suoi clienti inevitabilmente danno la colpa all’altro si permette di spetacchiare a suo totale piacimento. La lista degli episodi è piuttosto variegata: dal passaggio all’x86 a sorpresa che causò il ritardo di Office 2008 (un mio collega fanboy arrivò a dire che era una mossa intenzionale di Microsoft per boicottare Apple), all’installazione di crapware inutile su Windows e a finire con l’infima qualità dei driver di boot-camp. E se non ci credete chiedete a Ugo.
-quack
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Inevitabile
Il sorpasso in market share di Android nei confronti dell’iPhone era e sarà inevitabile. I motivi li ha riassunti Joe Wilcox diversi mesi fa, non ho niente di nuovo da aggiungere se non sintetizzare con il classico paragone tra Mac e PC.
Una questione però secondaria riguarda il fatto che tutti parlano di sconfitta di Apple. Au contraire, Apple non ha mai perso veramente nemmeno nella guerra dei PC/OS piuttosto direi che ha “diversamente vinto”. Apple vende hardware con ricarichi da capogiro e la cosa è ortogonale al fatto che per l’acquirente ci sia un valore aggiunto o meno. La mia teoria, condivisa per altro da diverse persone, è che ad Apple vada bene così e a sostegno di questa teoria parla la situazione di cassa estremamente florida.
La matematica non è un’opinione: Apple sceglie di guadagnare 500$ vendendo un telefono a 600$ su un costo di 100$ anziché vendere cinque pezzi a 200$. L’andamento non è proprio lineare ma a parità di guadagni è molto più conveniente scegliere la via dell’alto margine/basso venduto: si rischia molto di meno. Per farlo però bisogna avere un dipartimento marketing molto capace e ad Apple questo non manca.
Il mercato però è immenso e lascia spazi ad elefanti e zanzare; in un teatro siffatto c’è spazio per una vasta gamma di prodotti dalle cineserie con margine risicatissimo agli iPhone tempestati di diamanti.
L’unica incrinatura in questa teoria è il comportamento di Steve Jobs: perché arrabbiarsi tanto con Google se poi Android porta benefici indiretti anche all’iPhone? Io me lo spiego però se prendo in considerazione il fatto che Steve non è una persona normale. Ovvero in una scala che va da zero = squilibrato inoffensivo a cento = Mario Rossi penserei che lo Steve Jobs bugiardo patologico si stabilizzi intorno ad epsilon.
E allora tutto quadra.
-quack
P.S. naturalmente presta particolare diletto l’osservare il venire a galla delle teorie più strampalate di alcuni elementi dello “schieramento pro-Apple” se così si può definire.