A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

  • Resource Hog

    Una delle tante litanie dei “droni” è che Vista è un mangia risorse incredibile. È chiaro che i minimun requirements per Vista debbano essere per forza di cause maggiori superiori di molto ad un OS rilasciato 5 anni prima; anche perché se la potenza di calcolo di un Core2Quad viene tenuta sotto lo 0.1% e lanciare un’applicazione di uso quotidiano spreca preziosi secondi, molto senso non c’è. Insomma what Intel giveth, Microsoft taketh away.

    La cosa buffa è che i requirement minimi di Vista sembrano molto simili a quelli di MacOS. Infatti 3 cose sono molto importanti se si vuole vedere girare Vista:

    • un processore decente (1 Ghz o più)
    • una scheda grafica decente (DirectX 9.0 o più, possibilmente con 128MB di RAM dedicata), ma solo per Aero
    • una quantità di memoria adeguata (512MB minimo, 1GB ok, 2GB lusso, 4GB extra-comfort modello limousine)

    Ho dato un’occhiata alle specifiche di uno degli ultimi PowerBook basati su PowerPC e ho avuto l’impressione che se Vista fosse stato compilato per PPC ci avrebbe girato “benino”. Infatti gli ultimi modelli venivano venduti con 512MB di RAM, una scheda grafica ATI 9700 DirectX 9 capable, e un processore su cui sempre resterà il dubbio (quando NT veniva compilato per RISC ci girava abbastanza bene). Stessa impressione che ha dato a qualcuno Leopard su G4: gira “benino” ma non consiglierei.

    Insomma i requirement di Vista sembrano gli stessi di OSX Leopard, però il primo si è ricevuto la fama di Resource Hog e divoratore di RAM. Per fortuna nel campo dell’informatica quasi tutto è misurabile. E i risultati possono essere sorprendenti:

    OSXFootprint VistaFootprint

    A sinistra la quantità di memoria occupata da Leopard (583MB) a destra quella usata da Vista (594MB), con una differenza inferiore al 2% ed in condizioni di carico di sistema simili (una canzone MP3, una finestra del browser di default aperta). La differenza più grossa è nella memoria libera. Leopard di 430MB non sa che farsene e li tiene in parcheggio, Vista pensa che possano servire meglio come cache: e se qualcuno non è d’accordo con il caching, alla fine può sempre disabilitarlo.

    Sempre in tema di memory footprint, un mio collega mi ha fatto notare l’esistenza underground di versioni di XP superstriminzite. Una con il nome di MicroXP è capace di essere installata in 5 minuti da una ISO di 88MB. Su youtube è presente un video. Ocio che tali versioni di XP fuori licenza d’uso.

    Infine un paio di note sulle prove batteria di Anandtech ricavate da discussioni a tavola con qualche collega del team “basso consumo”:

    1) le prestazioni di tenuta batteria sono estremamente dipendenti da tutti gli elementi dello stack; se un driver fa il polling continuo del lettore DVD, finirà per impedire il ciclo idle della CPU. Il confronto Vista vs. OSX tramite bootcamp non è pertanto significativo; personalmente aggiungo che vista la mancanza di cura con cui Apple scrive software per Windows non ci sarebbe da meravigliare della presenza di codice “poco ottimizzato” nei driver per Windows

    2) il confronto con il Lenovo non è corretto per via delle caratteristiche diverse della batteria e dei consumi dei processori. Le batterie non hanno performance lineari e fare moltiplicazioni e divisioni non ha assolutamente senso.

    Come si può fare un confronto serio? Non so neanche se si può; ho visto i risultati di alcuni confronti tra specifiche simili e la variabilità è estremamente alta. In particolare in 2 test “sensati” uno dei modelli si è comportato significativamente meglio del rivale OSX/Apple, l’altro modello si è comportato significativamente peggio (e purtroppo non posso neanche rivelare quali sono i modelli usati). Sarebbe bello se venisse fuori qualcosa di simile a http://www.shareyourscore.com che mostrasse le performance di durata delle varie configurazioni: un parametro in più per scegliere il PC/OS in base alle proprie esigenze.

    -quack

  • Paperinesimo

    Al papero dà fastidio essere autoreferenziale e ripetitivo; and he is very guilty of that, lo ammette. Però vorrebbe chiarire un paio di cose una volta e per tutte riguardo questo blog Paperinike l’autore ad uso e consumo dei visitatori futuri. Gli abitué, in quanto tali, sanno già che aria tira da queste parti. 

    Nonostante tutto il post va preso con molta ironia. Insomma, come direbbe il mitico Raymond Chen: for entertainment purposes only.

    Teorema 0: Il blog del papero non è depositario di nessuna verità assoluta
    Questo è un posto di perdizione. È scritto nella tagline ed è più di una battuta.  Sembra strano doverlo chiarire: non sa se è più folle chiarirlo o insinuare il contrario.

    Corollario al teorema 0: Il papero non è infallibile
    Le critiche nel luogo di perdizione sono più che benvenute, come pure opinioni diverse. Suscitano compatimento quando sono totalmente gratuite e cariche di talebanesimo, a la Fantozzi contro tutti.

    Corollario al corollario al teorema 0: Il luogo di perdizione non è l’Accademia della Crusca
    Anche il papero soffre di ortografite. Se n’è già parlato in passato. Di solito la gente si accanisce sulla forma quando esaurisce gli argomenti o quando addirittura non ne ha in partenza.

    Teorema 1: Il blog del papero non è un organo di informazione
    Visto il gran segreto con cui si preparano tanti progetti sarebbe paradossale che qualcuno pensi che nel luogo di perdizione si possa leggere qualche “notizia” buona. Ciononostante spera che spunti di riflessione non manchino, insieme a qualche racconto tratto dal quotidiano.

    Assioma 0: Al papero non interessa criticare gli altri per sport
    Secondo il papero ci sono un sacco di attività molto più interessanti in cui investire il preziosissimo tempo libero. 

    Assioma 1: Le passioni informatiche del papero antecedono di parecchio la sua data di assunzione
    Il papero si ritiene fortunato di poter lavorare su progetti che reputa interessanti.

    I teoremi sono lasciati come esercizio per il lettore; i corollari sono banali una volta dimostrati i teoremi. Per gli assiomi c’è solo la parola del papero. Sorry

    -quack

  • Meeting accademici

    Era da un po’ che mi facevo sfuggire l’occasione per raccontare qualche categoria di meeting. L’ultima in ordine cronologico risale a molto più di un anno fa, durante la quale si parlava di meeting a reazione.lecture

    I meeting accademici sono quelli in cui di solito uno parla e gli altri cercano di inventarsi di tutto di più per non ronfare. Nel mio team la cosa capita spesso durante gli “status meeting” data la deformazione di alcuni elementi del team ad assumere atteggiamenti accademici. Per alcuni veterani, incluso il sottoscritto, sentire parlare di cosa succede in determinate fasi del prodotto, subire la paternale sulle cautele da intraprendere, va ben oltre ogni spirito di sopportazione.

    Per non morire precocemente di noia ci sono diverse soluzioni:

    • evitare il meeting per cause di forza maggiore; nell’ultimo periodo sono stato estremamente fortunato a causa di una pseudo-influenza, un giuramento da presenziare, una build da sistemare (che è sempre un guaio, ma se capita proprio durante certi momenti ha un suo lato positivo)
    • causare brevi interruzioni con battute, gag o provocazioni per interrompere la monotonia del discorso
    • portarsi una fonte di intrattenimento travestibile da telefonino: uno smartphone, iPhone, ecc. è perfetto

    Finora le mie tecniche sono ad ampio spettro. L’ultima è consigliabile solo per i meeting serio-importanti, laddove neanche l’assenza per forza maggiore è tollerabile.

    -quack

  • Trytor

    Non sono un traitor (traditore) ma un try-tor.

    T-Mobile G1 Android

    Ne ho appena comprato uno: meno di 200$ tasse incluse e con un data-plan (che finora non ho mai avuto) con minuti illimitati che mi costerà 15$/mese, sconto corporate incluso.

    Vediamo come va con Exchange/Outlook (importanza primaria). La navigazione Web è bella, il trackball è molto funzionale e l’esperienza touch assolutamente decente. In attesa che l’HTC Touch HD si renda disponibile e desiderabile, per un cliente T-Mobile di vecchia data non mi sembra ci sia niente di meglio.

    -quack

    Technorati Tags:

    P.S. appena mi capita un lettore SD sotto mano, seguirà screenshot del blog come renderizzato da Android.

    Update:

    CIMG5919

    CIMG5918

  • L’anima del commercio

    I ‘nuovi’ spot televisivi di Apple sono buffi e devo ammettere divertenti. Se i vecchi spot erano focalizzati sui vantaggi del comprare un Mac, vedi ad esempio questo spot pubblicitario che vuol fare credere che per imparare a collegare un camcorder con un PC via firewire ci vuole un Mac, i nuovi sono totalmente focalizzati sul negative advertising.

    Maliziosamente penso: forse perché i nuovi Mac in quanto a nuove funzionalità non hanno più niente da offrire? Forse perché il nuovo corso di Apple non è aggiungere nuove funzionalità ma rimuovere quelle esistenti? (via la firewire, lettore Blue-Ray non pervenuto, lettore multimediale missing in action, lettore di impronte assolutamente inconcepibile, ecc.).

    L’ultimo spot segnalato da EnricoC. è forse quello più buffo. Vorrebbe far credere che i 300 milioni di dollari investiti nella campagna pubblicitaria siano una cifra abominevole rispetto a quanto investito nel sistemare “i problemi” di Windows Vista (il marketing Apple vorrebbe far credere 0).

    Se si considera che:

    • i problemi più antipatici di Vista sono stati adeguatamente sistemati con il SP1, mentre alcuni problemi seri di OSX ancora persistono dopo il rilascio dell’equivalente SP5
    • i soldi spesi da Apple in marketing per OSX sono in quantità estremamente maggiore di quelli da MS per Vista

    ci si verrebbe da chiedere se il sottotesto dei nuovi spot sia “la pagliuzza e la trave”.

    Sinceramente, se fossi ancora un utente Mac incazzato per i vari glitch di Leopard, troverei la campagna davvero fastidiosa. Però dubito che Apple sia interessata a coltivare clienti ipercritici o che usano il Piccì per quello che dovrebbe essere, un mero strumento di lavoro. Bastano quei pochi fedelissimi capaci di pagare 2 GB di RAM 10 2 volte[1] tanto il prezzo di mercato:

    image

    (fonte)

    Se dalla pubblicità si dovrebbe capire l’anima del venditore, quella di Apple sembrerebbe abbastanza opaca.

    Put more simply, after being exposed as the charlatans they are, Apple responded, as always, in their usual arrogant and libelous fashion. I can see why so many people look up to these guys.

    Ciarlatani ed arroganti. Concordo con Paul.

    -quack


    [1] Non sto scherzando. Fry’s vende un banco da 2GB di RAM per laptop a circa 15$. Ad essere pignoli però non ne ho verificato la frequenza. Newegg.com offre la stessa memoria di Apple a 68$ shipped. (grazie a uncle Scrooge per il link )

    P.S. non vendo hardware.

  • HTML Sanitization

    Ho letto con interesse l’ultimo post di Jeff aka htmlfixCodingHorror riguardo la “disinfettazione” dell’HTML. L’articolo vale la pena di essere letto ed i link valgono la pena di essere visitati.

    Jeff conclude il post con una affermazione buona e giusta ripresa da Joel Spolsky:  “If it's a core business function -- do it yourself, no matter what.

    Affermazione sulla quale concordo ma che secondo me mal si applica al caso specifico del nuovo sito di Jeff (www.stackoverflow.com). Nei piccoli esperimenti con Blogoo mi sono reso conto che il problema della disinfettazione è molto interessante ma che sbagliare è molto facile. A parte poi il fatto che l’unico core business che dovrebbe essere interessato all’implementazione delle specifiche HTML dovrebbe essere quello del browser. L’HTML se si considerano tutte le forme di canonicalizzazione,  è troppo complicato per essere ridotto a qualche libreria di RegEx.

    La mia soluzione è stata di accedere a materiale già disponibile per minimizzare il rischio e il lavoro. Ho guardato a come il meccanismo è stato implementato in altre piattaforme open source & liberal:

    • BlogEngine ha scelto la strada di BBQuote. È la via più sicura, ma anche la più scomoda in vista del fatto che ho sempre desiderato mettere a disposizione un editor HTML come TinyMCE.
    • DasBlog e SubText hanno scelto la strada di supportare un subset di tag HTML usando regular expression come strumento per il riconoscimento dei tag. Non è la soluzione ideale – e ad occhio il codice di SubText sembra migliore – ma buona abbastanza.

    Io ho scelto il codice di DasBlog solo per motivi “storici”.

    La soluzione di Jeff, simile a quelle di DasBlog/SubText è stata pubblicata su Refactor :my => ‘code’. Il post è stato letteralmente preso d’assalto ed uno dei suggerimenti a firma di Jon Galloway suggerisce l’uso di una libreria pubblica chiamata Html Agility Pack. Bingo!

    Ho sperimentato l’Html Agility Pack per sistemare il contenuto di una migrazione da Live Spaces ed è fantastica. Non so se abbia senso per fare Html Sanitization, ma uno dei codici di esempio forniti in allegato si occupa di convertire HTML in testo (rimuovendone tutti i tag) cosa che risulterebbe più accurata dell’attuale pezzo di codice basato ancora una volta su RegEx. Unica perplessità la licenza basata su Creative Commons Attribution-ShareAlike. Qualcuno ci ha scherzato su:

    I think the current licensing agreement says that if you perform an interpretive dance about HtmlAgilityPack, then you would have to display the URL somewhere on the stage.

    ma il dubbio rimane. Qualche avvocato lì fuori può chiarire cosa significa CC-BY-SA applicato al software?

    -quack

  • Se voi foste il developer - Ottobre 2008

    Prendo spunto dalla settimana enigmistica e la rubrica (?) “se voi foste il giudice” con un quizzillo per programmatori ispiratomi da un libro[1] molto bello (quanto accademico).

    Data una stringa in input (S) e un insieme noto a priori di prefissi (xyz, abc, …) scrivere un algoritmo estremamente efficiente che ritorni il prefisso giusto se la stringa S comincia per uno dei prefissi.

    Nota: i prefissi hanno lunghezza diversa. Se la stringa matcha due prefissi diversi, restituire il prefisso più lungo.

    -quack


    [1] Il libro si chiama “Algorithms on strings”: Algorithms on strings

  • Sipping from the firehose

    Qui negli U.S.A. si usa l’espressione per indicare un flusso di informazioni così violento da stordire; letteralmente si traduce con“sorseggiare da un idrante”.

    È accaduto ieri; come avevo anticipato in un commento anche se il problema dell’audio gracchiante era completamente risolto volevo vederci chiaro sulla faccenda della latenza. Siccome il mio gruppo (appcompat) fa parte del più ampio gruppo fundamentals che si occupa anche di performance, ho provato a mandare una mail alla ricerca di qualche pro-collega in grado di aiutarmi. Uno di quelli più in gamba si è reso immediatamente disponibile ma in cambio ho chiesto di illustrarmi l’uso degli strumenti di analisi in modo da essere più indipendente in futuro.

    Mi ha iniziato all’uso del Windows Performance Toolkit, a cui immagino abbia lavorato direttamente in prima persona.

    La sensazione è stata quella di cambiare totalmente la scala di osservazione passando da occhio nudo (Latency Checker) a microscopio elettronico (XPerf). È dai tempi di XP che è in Windows è stata introdotta una quantità di tracing da far paura: ma finché non si vede con i propri occhi non ci si può credere.

    Firehose

    Al mio collega ho spiegato l’esistenza di DPC Latency Checker mentre continuava a dire “sì sì, queste cose si vedono molto facilmente” davanti ad un me totalmente incredulo (e devo dire che ora mi è chiaro perché di Latency Checker non ne conosceva neanche l’esistenza). Lui ha installato il tool, fatto uno snapshot e concluso: non c’è assolutamente niente che non va. Ergo, Latency Checker è bacato (le sue parole sono state simili a “non capisco davvero come la misurino questa latenza”). Certo il driver della scheda wi-fi non era completamente beneducato, ma coi picchi della figura precedente non c’entra assolutamente niente. A guardare l’output del trace ho avuto per la prima volta la sensazione del sorseggio maldestro.

    La seconda volta è successa qualche attimo dopo mentre il mio collega entrava nei dettagli del design del nuovo stack di rete introdotto in Vista. TMI, too much information per i miei gusti e mi sono ripromesso di studiare in dettaglio il capitolo Rete del nuovo Windows Internal di Russinovich.

    L’unico problema rimasto è legato all’insonnia. Da un altro scambio di email è venuto fuori che sono molti i driver che anziché autoincolparsi per il causato risveglio, danno la colpa al pulsante di accensione. La mia deduzione, visto che in ufficio la wi-fi non la uso mai, è che la colpa sia appunto del driver 802.11n. O magari del router.

    -quack

  • Cristalli

    Ieri, in occasione di un meeting trimestrale per fare il punto sull’AppCompat e sparlare un po’ come vecchie comari di alcuni OEM, io ed il mio capo siamo stati premiati con due cristalli:

    cristalli microsoft

    A lui è stato consegnato il cristallo azzurro (5 anni di servizio) a me quello verde (10), con tanto di base sempre in cristallo con incisione del mio nome (avrei preferito il mio pseudomino però ). Peccato che il riferimento ai cristalli di cryptonite non è stato colto al volo. A quanto pare ben pochi sono familiari con questa scena tratta dal film Superman II:

    cristallo supermanPer me la somiglianza è a dir poco stupefacente.

    -quack

    P.S. ufficialmente i 10 anni di servizio li dovrei festeggiare domenica prossima

  • Fruizione digitale e formati

    Cosa rende un qualsiasi formato “paladino della libertà di fruizione passata presente e futura”? È semplice: il luogo di creazione. Qualsiasi formato inventato o supportato fuori dai limiti cittadini di Redmond diventa de facto un formato che garantisce la libertà di fruizione.

    La cosa può sembrare paradossale ma la libertà di fruizione non ha niente a che vedere con le diatribe DRM/non-DRM, aperto/chiuso, standard/non-standard. Perché se fosse una questione tecnica, anziché geo-religiosa, ci si stupirebbe dell’euforia che l’annuncio della vendita di 9 milioni di episodi di serie TV in pochissimi giorni ha provocato: «macché pirati, se il DRM è made in Cupertino noi si paga felici e contenti», disse il solito promotore delle libertà digitali altrui. Perché ad usare la pura logica razionale ci si chiederebbe quali problemi possa avere il formato non-standard di Office 2003 che di fruizione in proporzione ne ha avuta molta di più; usando invece il criterio sopra descritto il peccato originale di tale formato è abbastanza chiaro: Made in Redmond.

    Visto il tema e visto l’invito di XKCD a “piratare” la sua vignetta, l’occasione ghiotta di provvedere un insolito link non me la lascio sfuggire.

    PolemicaMente.

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    P.S. Odio l’ipocrisia. E se non lo fosse sarebbe anche peggio.

  • De latenza

    …o meglio Dell-latenza.

    Durante il week-end ho provato davvero di tutto per cercare di capire la provenienza dei picchi di latenza regolari come un battito nervoso. Non ci sono riuscito; o meglio: ho eliminato tutte le possibili cause (ho pure sostituito l’Hard Disk con uno senza accelerometro! Ma quanto Hardware di scorta ho in queste quattro mura?!?) riducendole ad un minimo striminzito tra BIOS e chipset.

    Ho passato un paio d’ore in compagnia virtuale di alcuni simpatici DELL customer rep in India cercando di individuare cosa potesse essere. Alla fine ci siamo arresi e mi hanno proposto di restituire il laptop in riparazione. Non hanno creduto alla teoria del BIOS bacato visto che secondo il loro Bug Tracking System l’ultimo BIOS è completamente immacolato: non hanno voluto neanche accettare la logica che anche i BIOS precedenti erano considerabili immacolati fino a quando qualcuno ha avuto da lamentarsene.

    Insomma stavo per accettare la disfatta, impacchettare e salutare il mio DELL per qualche giorno o per sempre. Pensavo infatti che se il problema fosse endemico del modello o del BIOS non c’era altra scelta che considerare un altro modello che avesse le stesse caratteristiche. Il nuovo Dell Studio 1537 sembrava già appetibile con il suo chipset Centrino 2 e un BIOS diverso (e magari meno bacato), ma quei pazzi che gestiscono la matrice delle configurazioni dei Dell non hanno pensato ad un display a LED equivalente: unica alternativa ridurre ulteriormente la risoluzione da 1440x900 a 1280x800; ho quindi cominciato a guardare attentamente le specifiche dell’XPS M1530, simile sia per design che per caratteristiche, ma le due schede grafiche NVidia disponibili sono tra quelle che risultano bacate (8400GS, 8600GT); di tentare la fortuna proprio non me la sento.

    Stanco e spazientito alla fine mi sono guardato un film sullo stesso laptop e con le cuffiette (The lives of others; stupendo). Questa volta però neanche un minimo glitch audio. Ho provato diversi MP3: stesso risultato. Ho ricontrollato i picchi di latenza, non si sa mai durante tutta la caciara qualche update avesse fatto il miracolo, ma sono tuttora presenti. In poche parole uno dei tanti tentativi ha eliminato il fastidioso click audio che a questo punto devo dedurre non avere niente a che fare, nello specifico caso del mio laptop, con i picchi. La mia ultima teoria è che essendo il microprocessore dual-core è possibile che tale latenza sia completamente gestibile senza problemi. A quanto pare una delle bande radio della scheda wireless integrata dà problemi di interferenza con l’audio. Per fortuna il driver permette di disabilitarne alcune in maniera selettiva e quella da disabilitare è la banda wireless più inutile che esista (la banda del 802.11a). Soluzione trovata quasi per caso cercando informazioni utili in giro.

    Vado a letto contento che non devo più rispedire questo portatile al mittente e che Dell si è dimostrata ancora una volta super-professionale nel suo supporto coi clienti come ne conviene pure il nonno;  a parte qualche piccolo trascurabile inconveniente durante la sessione di assistenza remota che mi ha dato l’occasione per la prima volta di provare il ruolo dell’assistito. Ora sono (quasi) pronto per affrontare un’altra settimana lavorativa, più eccitante che mai.

    -quack

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  • Spam fighting

    In questi giorni sembrava che gli spammer stessero avendo la meglio e già avevo cominciato a spulciare fuori i miei libri di statistica in cerca di una buona implementazione dei filtri Bayesiani. In realtà il non plus ultra della lotta allo spam rimane il cosidetto Honeypot Captcha[1]; nella mia penultima implementazione avevo semplicemente commesso e ricommesso una piccola ingenuità: invece che attaccare lo style:hidden ad un elemento wrapper (span o div) l’avevo reso inline nella textbox e a quanto pare i bot sono già attrezzati a riconoscere questo tipo di inganno; ora che ho ripristinato l’implementazione originale usando un elemento span i bot ci stanno ricascando ed io mi sento letteralmente più leggero. 

    Una raccolta delle migliori tecniche per combattere lo spam (anche per i trackback che, condividendo l’opinione di Jeff, considero totalmente fallati) è contenuta in questo post che parla di SubKismet una libreria .Net open source dedicata a tale sforzo.

    Non c’entrano un tubo con il post, ma non credo meritino un post a parte, le seguenti letture consigliate per il weekend:

    Il mio grattacapo per il weekend è invece questo problemino di latenza che affligge il mio Dell Studio e forse anche la mia nuova motherboard Gigabyte:

    snipped

    quando si dice essere nati sotto una buona stella. Il ringraziamento (?) va ad Edward che mi ha fatto scoprire l’esistenza di DPC Latency Checker. Non lo consiglio, a volte l’ignoranza è una benedizione

    -quack


    [1] Sono venuto a conoscenza di questa tecnica tramite il tanto chiacchierato plugin per WordPress Hiddy. Però siccome il post di Phil Haack predata di qualche settimana il rilascio di Hiddy (coincidenza? può essere…) non me la sono sentita di affibbiare la paternità dell’idea a Hiddy.

  • Crisi

    Questa è la nuova banconota da un dollaro messa in circolazione dalla banca centrale americana per affrontare la nuova crisi finanziaria:

    Il nuovo dollaro
    Intanto grazie alla mia sfiga al mio intuito, sono riuscito a trovare il modo per far deprezzare l’euro nei confronti del dollaro. Ho depositato una piccola sommetta in Euro in Italia.

    -quack

    Technorati Tags:

  • 64 update

    Follow up dovuto al post di qualche giorno fa.

    Laptop: l’insonnia non è dovuta ai 64 bit e lo posso dire con certezza. Per sfizio personale ho fatto un po’ di prove a tempo perso riducendo le possibili cause a due: il wireless e il driver per il lettore di impronte integrato. In ufficio, con il wireless disconnesso, il laptop si addormenta come un bambino. A casa invece si è risvegliato un paio di volte. Non ho ancora installato Digital Persona né Windows Home Server connector. Per un paio di giorni proverò a limitare l’uso della wireless e vedere che succede. Bottomline: mi tengo i 64 bit; sicuro al 100%.

    Workstation: pensavo che il device driver del lettore di impronte si fosse installato e quindi fosse solo un problema del software in bundle ma mi sbagliavo. Le periferiche incompatibili sono il lettore di impronte, la webcam e lo scanner. Il bilancio si fa un po’ pesante per considerare l’uso dei 64 bit: niente di fondamentale dato l’uso occasionale che faccio della workstation ma visto che porterebbe nessun vantaggio, sto considerando se posticipare i 64 bit a tempi migliori. Oggi dovrebbe arrivare la nuova scheda grafica, ieri ho fatto l’update del BIOS che mi è sembrato un po’ zoppicante (un paio di BSOD da risveglio, memory test che pare freezarsi) incoraggiato dal fatto che tra le cose sistemate c’è appunto un baco nell’S3. Bottomline: sto pensando seriamente ad un “downgrade” ai 32 bit a meno di rapide svolte sul fronte dei driver.

    -quack

  • Problem solving nel 2008

    Il lavoro dell’informatico, recitava la prof Floriana Esposito, non è quello di scrivere codice ma di risolvere problemi (magari scrivendo codice). L’ho imparato nel 1990 e da allora mi balza spesso in mente quando mi trovo davanti a certi episodi.

    Molto spesso anche gli informatici più esperti non resistono alla tentazione di risolvere un problema sostituendolo con uno più grande. Raymond Chen lo descrive meravigliosamente nel suo blog:

    The quip attributed to Jamie Zawinski captures the sentiment:

    Some people, when confronted with a problem, think "I know, I'll use regular expressions." Now they have two problems.

    For example, in response to "How do I write a batch file that..." some people will say, "First, install <perl|bash|monad|...>". This doesn't actually solve the problem; it merely replaces it with a different problem (fonte)

    Questo tipo di atteggiamento da pifferaio magico è un qualcosa che mi provoca una sensazione di fastidio già a livello cutaneo. Un caso tipico è quello dello smanettone che ti suggerisce di sostituire Windows con qualsiasi altra cosa che non sia Microsoft (Linux, BSD, OSX, AmigaOS, poco importa) per risolvere il problema della stampante a cui si secca l’inchiostro troppo spesso. Peccato però che può essere considerato educativo il fatto che negli USA la percentuale di restituzione al mittente dei netbook Wind con Linux è di quattro volte superiore a quella di Windows XP.

    Come mi piacere ripetere parafrasando De André, certa gente davvero non riesce a trattenersi dal dare cattivi consigli se è incapace di dare il buon esempio.  (Franco stavolta non c’entra)

    -quack

    A proposito di cattivi consigli: la smettiamo di installare software Apple per lo meno su Windows ? Per vedere filmati quicktime(*) il mio consiglio è il codec “quicktime alternative”: riduce la superficie di attacco (essendo quello ufficiale cancerware), funziona meglio ed evita di supportare chi scrive software con quella parte anatomica non appropriata a funzioni superiori.

    (*) grazie ai produttori di macchine fotografiche che usano un codec che funziona male di default sul 95% dei PC.

  • 64 bits are coming…

    …but they are not here yet.

    64 bit Questa è la triste conclusione a cui sono arrivato durante il weekend, speso per la maggior parte del tempo nel fare l’upgrade della workstation. Che è cominciato con l’upgrade della motherboard sostituita con una “firmata” e proseguirà con quello del masterizzatore DVD, che fa lo snob con alcuni supporti nuovi di pacca, e che per l’occasione sposto da uno slot IDE ad uno Sata. Per finire con quello della scheda grafica, ancora da ordinare per la verità: sempre e fedele ad ATI, sto strizzando l’occhio ad un’offerta che non si può rifiutare per una HD 2600. Stesso prezzo di Nvidia 7xxx, ma generazione successiva (DX10 vs DX9) e affidabilità più collaudata. Oltre ad un invidiabile Vista score di 5.9/5.2 (che ho scoperto si può controllare online qui prima di comprare qualcosa: http://checkyourscore.com http://shareyourscore.com )

    Dopo aver fatto l’upgrade della motherboard ho reinstallato Vista 64. Tutto ha funzionato al primo colpo grazie alla dotazione del CD dei driver. Tranne il lettore di impronte da scrivania integrato con il ricevitore per il mouse wireless: mi sarei aspettato di dover avere problemi con i driver, in realtà i problemi li ho avuti con il software in bundle: la versione disponibile supporta solo i 32bit e non c’è un upgrade path per chi ha Vista 64. La cosa mi fa parecchio rabbia in quanto il produttore dell’aggeggio è MS anche se il bundle è preso in licenza da terze parti. Qualcosa combinerò, magari rompendo le scatole fino alla nausea a qualche collega (già il supporto di Vista x86 è arrivato quasi allo scadere del tempo!). La figata della nuova motherboard sta nel TPM da 2048 bit integrato. Il prossimo HD che si sfascia non avrà bisogno di essere trapanato se mi decido a criptare tutto con bitlocker.

    Sul laptop c’è ancora qualche problema con l’insonnia che pensavo di avere risolto ma a quanto pare è molto più randomico di quanto a prima vista mi era apparso. I fattori in causa (sempre ipotetici) sono diventati troppi: la versione di Vista (x64), il Windows Home Server software connector (che è autorizzato appunto a svegliare il laptop) che ha fatto la sua apparizione in versione x64 solo da pochissimo, il lettore di impronte digitali (che mi ha dato l’impressione che da spento tutto andava benissimo) ed infine il BIOS che in certe condizioni di batteria si comporta in maniera inusuale. Esempio: a batteria completamente scarica ci mette circa un minuto per fare il pre-boot. Insomma capire cosa cavolo causa il risveglio immediato è un’operazione per persone estremamente pazienti, ma non è questo che mi ha convinto a tornare a x32: Internet Explorer, cortesia di Adobe Flash Reader, è una pena da usare; certe volte Flash viene rilevato correttamente, certe volte no: e se tento di installarlo il sito di Adobe mi spernacchia dicendo che x64 non è supportato. Silverlight intanto va alla grande, ma purtroppo non basta. Ho intenzione – se ci riesco – di ridurre l’attuale partizione di sistema ad un piccolo angolo da 25/30GB e controllare ogni tanto se eventuali update migliorano la vita. La cosa buffa è che in ufficio (e sulla workstation, lettore di impronte escluso) lo stesso setup gira che è una meraviglia. Quindi mi ritrovo con una bilancia che ha su un piatto la capacità di indirizzare tutti e 4 i GB installati e dall’altra una versione più stabile dell’OS: l’indice di affidabilità, dopo 5 giorni di “calvario”, è a soli 5.95(*). Too bad…

    Il resto del weekend, nonostante fosse il weekend dei salmoni, l’ho passato da Fry’s per comprare un po’ di memoria Flash. Non potevo resistere alle offerte sulle SD da 2GB (il massimo che supporta il mio car stereo) che immagino presto scompariranno dal mercato; e ad un prezzo stracciato su 2 thumb drive da 8GB l’uno. Seguirà qualche esperimento per verificare alcune teorie strampalate di slipstreaming avanzato. Ovvero come complicarsi la vita quando non è nemmeno necessario….

    -quack

    (*) niente sarcasmo: quello Mac, se esistesse, sarebbe 0+ (tendente a zero da destra)

  • Bomba-ware

    Tra le varie definizioni, questa è sfuggita un po’ a tutti.

    Bomba-ware: software la cui installazione ed esecuzione richiede l’esecuzione esatta di alcuni passi – spesso malamente documentati – da effettuare con precisione da artificiere pena… l’esplosione della bomba virtuale. Alcuni tipi di bomba-ware hanno passi di disinstallazione ben più elaborati e non completamente simmetrici con quelli di installazione.

    Pensando al bomba-ware la prima cosa che mi viene in mente sono le varie guide di installazione di XYZ per Linux. Una che mi è piaciuta un sacco è quella per installare TOR su Ubuntu: io mi ci ero preparato come per una passeggiata in spiaggia avendo più volte installato TOR sotto Windows. Ed invece fu una scalata alpinistica conclusasi con gioia alla seconda ora di bestemmie consecutive.

    Oggi il bomba-ware mi è venuto in mente leggendo la guida su come installare correttamente iTunes 8 per Windows (ho sottolineato correttamente? Ah sì). Di solito su Windows basta cliccare sul file exe/msi, ma se non si vuole avere a che fare con iTunes8 in versione cancerware o peggio ancora my_cd_drive_is_missing_ware le istruzioni di Ed Bott sono indispensabili. Ne sa qualcosa Shance.

    Ed io? Oggi mi sento un po’ artificiere. Seguite il mio consiglio:

    Bombware

    -quack

  • Rassegna stampa

    Sono a casa anziché in ufficio a letto con l’influenza anche se non so se quest’anno è Spagnola, Tedesca o whatever. La cosa antipatica è che causa egregi mal di testa che mi impediscono di cimentarmi in qualcosa di più elaborato che vedere un film o leggiucchiare qua e là. Per fortuna, grazie ad una class action suit di cui non me ne poteva fregare proprio di meno, ho “vinto” un mese di ri-abbonamento gratuito a Netflix che sto usando per rimettermi alla pari con i film mai visti nella wishlist personale (21, Iron man, 300, ecc.)newspapers2

    Sul fronte della lettura non ho potuto fare a meno che soffermarmi su un paio di articoli apparsi su punto informatico.

    Il primo porta la firma di Masini che si chiede se “Il software si acquista davvero?” e nel 2008 – con uno svolgimento del tema zeppo di semplicismo paragonabile a quello di un tema da esami per la licenza elementare – propone l’equiparazione tra software e beni materiali; e che mentre con un lampadario può farci quel che vuole, col software chiuso praticamente niente(*)! E da bischero che sono mi è venuta in mente una vecchia barzelletta su pierino e i lampadari.

    Il secondo, di Luca Annunziata, riporta il pensiero di Stallman sul cloud computing, su cui la mia opinione – per il fine di questo post – è totalmente *irrilevante*. Post che ha scatenato le solite ire trollesche e che per fortuna Luca è dotato di ottimo sense of humor.

    Poi complice qualche link maligno alle pagine della FSF piene zeppe di NO (NO DRM, NO Vista, NO Questo, NO Quello), il rimuginare sul NO di Stallman al cloud computing (e se lo dice lui!) e il nuovo show TV con Antonella Clerici che ha avuto per ospite Mike Buongiorno ho finito per sognare Ludovico Peregrini.

    signor NO Speriamo che mi rimetta presto!

    -quack

    (*) solita affermazione filo-talebana. Dire che col software chiuso non si può fare praticamente niente significa negare l’esistenza del 99% dell’informatica quotidiana oltre a rinnegare una buona percentuale del proprio curriculum.

  • La mela e la grande impresa

    Diversi mesi fa, in occasione di chissà quale viaggio, la coda dell’occhiopericolo di mele marce mi cadde su un numero di Business Week per via della storia di copertina dal titolo abbastanza accattivante: The Mac in the Gray Flannel Suit. L’occhiello riportava: “More office workers infatuated with iPods and iPhones are demanding Macs. Is business ready? Is Apple?” (l’articolo intero è disponibile qui). Ci diedi un’occhiata veloce e sorrisi, pensando all’ingenuità del giornalista che si potesse chiedere tale domanda. Non sono un espertone di mercato enterprise ma dalle visite fatte presso due grossi clienti mi ero convinto che il livello di paranoia medio dell’IT manager era di qualche ordine di grandezza superiore al mio.

    È chiaro che il passaggio ad x86 per Apple ha rappresentato una svolta epocale: con i suoi Mac è entrata in diretta concorrenza con Dell, HP, Lenovo, ecc. Però l’offerta ha senso se presa in bundle con l’OS nativo. Quasi in risposta alla domanda di Peter Burrows è comparso quest’articolo sul blog Zero Day dal titolo autoesplicativo “Apple security not ready for enterprise prime time”.

    Andrew Storms porta ad esempio la serie di patch rilasciate da Apple nel solo mese di Settembre: un centinaio se si considera l’intero spettro di prodotti per Windows e non.

    A me sarebbe bastato menzionare questo baco sistemato con la release 10.5.4:

    CVE-ID: CVE-2008-2314
    Available for: Mac OS X v10.5 through v10.5.3, Mac OS X Server v10.5 through v10.5.3
    Impact: A person with physical access may be able to bypass the screen lock
    Description: When the system is set to require a password to wake from sleep or screen saver, and Exposé hot corners are set, a person with physical access may be able to access the system without entering a password. This update addresses the issue by disabling hot corners when the screen lock is active. This issue does not affect systems prior to Mac OS X 10.5.

    Certo l’accesso fisico limita parecchio la portata del baco… però considerando certi precedenti… quasi invidio il clima goliardico che si respirerà nel campus di Cupertino. Nel frattempo il mondo IT è ancora al buio riguardo la vulnerabilità di FileVault discussa un paio di mesi fa e tenuta finora in gran segreto.

    Slogan Apple: tranquilli, siete in buone mani.

    -quack

  • Missing the Mac

    Prima di causare fraintendimenti vorrei precisare che del Mac non sento assolutamente la mancanza; a tratti ho l’impressione che tutto fili fin troppo liscio come se un BSOD si nascondesse inaspettato dietro l’angolo.

    Però come è risaputo di alcune feature si sente la mancanza solo quando non ci sono più. Le più ovvie:

    1. il fatto che OSX riconosca le immagini ISO in maniera nativa;  a questo si può sopperire tramite l’ottimo Virtual CloneDrive, tra l’altro pure gratuito. L’unica pecca è i file ISO sono rappresentati tramite l’icona di una pecora. Ravanando nel registry si può modificare l’icona con una più consona. Se si vuole risparmiare fatica si può scaricare direttamente il file .reg già preparato dal sottoscritto. Basta cliccare su questo link.
    2. mi piace molto il fatto che tutti di drive, rimovibili e non, sono linkati direttamente sul desktop. Personalmente tendo a preferirlo addirittura al wizard automatico che appare su Vista quando si infila un drive USB nell’apposita porta. A questa mancanza si può sopperire tramite Desktop Media, che fa la sua porca figura.
    3. mi manca tanto il two-finger scrolling del trackpad del Mac. A quanto ho capito è una questione di driver visto che su Ubuntu il trackpad è facilmente configurabile in questa maniera ma credo che sia una questione di brevetti e quindi devo riabituarmi al mondo bizarro di scrollare dei trackpad tradizionali

    Altrettanto carini sono gli sfondi di default del Mac che mi hanno portato ad apprezzare l’archivio fotografico della NASA. Alcuni dei wallpaper di default come il seguente si difendono bene, ma il fascino della terra vista dallo spazio è imbattibile.

    Seagull_1920x1200

    -quack