A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

  • Pass the pigs

    Un paio di settimane fa, in una serata sociale, mi è stato mostrato questo semplicissimo gioco da tavolo molto simpatico. Si gioca con due maialini che si lanciano come dadi e si acquisiscono punti in base all’esito del lancio. Esito che dipende dalla posizione dei singoli maialini: ogni combinazione è associata a dei punti e alla fine di ogni lancio si può decidere se proseguire o incassare i punti accumulati. Il rischio è quello di sortire una combinazione che fa perdere tutti i punti accumulati nella stessa mano o – nel caso peggiore in cui i due porcellini si toccano – di perdere tutti i punti della partita. In tali casi il passaggio di mano al giocatore successivo è obbligato.

    Sembrerebbe un gioco completamente basato sulla fortuna se si prescinde dal fatto che ci sono esseri umani in grado di controllare il lancio di dadi non truccati (Steve Forte, Claudio Facilla, ecc.). Condizionale d’obbligo perché vince chi accumula più punti ma l’ultimo “giro” viene invocato dal primo giocatore che supera i 100 punti accumulati. Una volta finito il suo turno, tale giocatore deve lasciare a tutti gli altri la possibilità di completare il loro ed è a questo punto che le sorti della partita posso essere rovesciate anche in maniera estrema da serie ininterrotte di lanci fortunati dettate dalla disperazione finale. pass da pigs

    Tutto chiaro? Se non lo fosse si può provare la versione flash based gratuita online. La bellezza è che la confezione può essere ridotta a dimensioni subtascabili. Ciascuno dei due porcellini non è più grande di 2 cm di lunghezza.

    Qui in america sembra famoso come il nostro “gioco dell’oca” e non mi risulta di averlo mai visto in giro in Italia. Da aggiungere che i porcellini sono immuni alla recentemente famosa influenza suina.

    -enjoy

  • Sono un Mac

    Versione riveduta e corretta Made in Paperopoli:

    Sono un Mac

    P.S. realizzata in 5 minuti usando solo software free as in beer (Pinnacle VideoSpin).

    -quack

  • MouseRug

    Nell’era dei mouse a sfera antecedente a quella laser attuale (che dire gran comodità), il tappetino per mouse era un accessorio fondamentale. La qualità della superficie faceva molta differenza per chi aveva record di topometro da guiness dei primati.

    Al giorno d’oggi tale necessità è andata scemando ed i tappetini sono diventati pezzi da PC-arredamento. In ufficio ancora conservo un mousepad con la forma ed il disegno del casco di Michael Schumacher ricevuto in regalo alla vigilia della partenza per gli Stati Uniti. Da pochi giorni invece ho “riscoperto” il mondo dei mouserug. Tappetini per mouse che imitano alla perfezione i disegni dei più pregiati tappeti persiani e non solo.

    Alla fine ho comprato questo, di ispirazione Kazaka (?):

    eaglema ravanando ravanando ho scoperto un mondo. Ci sono alcuni “modelli” che hanno disegni bellissimi come questa tigre tibetana:

    TigerMouseRug

    ed un negozio vero e proprio dedicati a questi piccoli oggetti di decoro su Yahoo che spedisce anche in Europa. Fossi un po’ più debole di spirito, mi farei venire la voglia di collezionarli tutti. Mi sforzerò di accontentarmi di questi due.

    -quack

  • Il pericolo è il mio mestiere

    Il numero di Giugno della rivista Technet disponibile online dedica ampio spazio all’Application Compatibility Toolkit giunto da pochi giorni alla versione 5.5. La seguente figura è tratta dal primo articolo introduttivo in cui Chris Jackson parla di quali acrobazie un Data Collection Package (DCP) debba fare per poter essere eseguito sui PC da inventariare:

    Data Collection PackageLa parte tratteggiata in verde rappresenta il DCP così come era concepito nelle versioni precedenti alla 5.02 e tutto l’ambaradan a sinistra è stato introdotto per dare la possibilità agli amministratori di dominio di usare un pacchetto MSI anziché un EXE per distribuire il DCP sulle macchine target (gli MSI sono più semplici da distribuire per un sacco di ragioni che non ci stanno a margine di questo post).

    I vincoli alla soluzione del problema erano tanti:

    • chi ha scritto il codice tratteggiato non lavorava più al nostro progetto
    • l’ambaradan deve girare anche su Windows 2000 (con qualche limitazione)
    • testare l’ambaradan è complicatissimo
    • i tempi di consegna come al solito rivolti con uno sguardo al passato
    • gli MSI non sono disegnati per “eseguire codice” ma per installare
    • si può eseguire un solo MSI per volta, almeno su alcune versioni di Windows
    • cercare di lasciare quanto meno tracce possibili: non perché si tenta di nascondere chissà che ma in quanto per osservare correttamente lo stato del sistema bisogna modificarlo il meno possibile

    Il primo tentativo è stato quello di riscrivere la logica all’interno di AFSetup in una custom action ma dopo 2 mesi di prove e riprove, con risultati di test davvero poco confortanti, abbiamo capito che era un’operazione impossibile. L’ideale sarebbe stato fare in modo di creare un MSI che lanciasse AFSetup.exe senza lasciar traccia, ma gli MSI non sono fatti per operazioni stealth. La prima cosa che fanno è aggiungere una voce alla lista di “Add/Remove Programs”.

    La soluzione è balenata poco dopo: un MSI il cui unico scopo è di installare una finta voce di registro (!) e che per farlo lancia una custom action allo scopo di disinstallare l’MSI e proseguire…. tentativo naufragato perché la custom action viene “uccisa” non appena parte la disinstallazione.

    Siamo giunti quindi alla soluzione definitiva: la custom action estrae un eseguibile (il secondo msi5.tmp in figura, prontamente battezzato “The Entity”) che si mette in attesa dell’avvenuta “disinstallazione”. Dopo di che la custom action invoca la disinstallazione e il primo MSI muore senza lasciare nessuna traccia. Questo segnala a “The Entity” di entrare in azione estraendo un altro eseguibile (il mitico afsetup.exe) e suicidandosi; a questo punto afsetup.exe è in esecuzione come se fosse stato lanciato direttamente (tranne per “The Entity” che verrà cancellato il prima possibile) riconducendoci allo stesso scenario ampiamente testato nella versione 5.01 (di cui sapevamo benissimo pro e contro).

    L’idea di “The Entity” ce l’ho messa io, il mio collega ha velocemente buttato giù un prototipo ed ha funzionato quasi al primo colpo. In tutto questo ambaradan c’è da passare dei parametri ad AFSetup.exe in maniera “sicura”. Non tanto per paranoia ma per evitare ulteriori domande durante i meeting dell’SDL prima del rilascio. Il mio collega ha pensato dapprima a salvare i valori nel registry in modo tale che “The Entity” li recuperasse e li passasse ad AFSetup; poi abbiamo pensato al file system. C’è voluta una doccia, da sempre fonte ispiratrice di idee brillanti, per trovare la soluzione di Colombo: le variabili di ambiente! Si propagano “gratuitamente” di processo padre in processo figlio e sono più scarsamente accessibili all’esterno della genealogia dei processi.

    Tutto questo me lo sarei dimenticato o tenuto in serbo per qualche racconto avventuroso ai nipoti se non fosse stato per Chris Jackson che si è preso la briga di ficcanasare nei dettagli implementativi e facendo per un breve attimo rivivere in me l’emozione di mettere al mondo “The Entity”. Chris è uno dei tuttologi dell’AppCompat e il suo ultimo blog post parla di un’altra storia basata stavolta su ACT 5.5; materiale per un altro post forse un po’ più divertente di questo.

    -quack

  • Boot chaining

    Due progetti interessanti ed uno abbastanza controverso basati sul boot chaining (?) mi hanno tenuto abbastanza impegnato durante il weekend.

    Il primo riguarda l’installazione di OSX su PC non marcati Apple (*). Per spirito di hackeraggio ho seguito una delle tante guide che spiega come installare OSX su un Dell Mini. A quanto pare l’hardware del Mini è tra i più compatibili con OSX ed è stato tutto un fiorire di guide da 10 mila passi guai a sgarrarne uno e di tool “semi-automatici aspetta e spera” che automatizzano alcuni di questi. Il mio obiettivo era di testare la possibilità di installare OS X e Windows 7 in dual boot: obiettivo abbastanza stimolante in quanto OS X richiede una partizione GPT per il boot, Windows 7 richiede una partizione MBR. In questo caso il boot chaining avviene caricando un bootloader prima del boot di OS X e che faccia credere ad OS X di essere su un Mac. Qualcuno di questi è abbastanza sofisticato da presentare un menù grafico con tante opzioni e le icone più appropriate in base al sistema operativo.

    Il secondo riguarda il supporto CableCard su hardware generico. C’è molta affinità tra questi due perché da specifiche CableCard il software di decoding può girare solo su PC blessed dal consorzio. Qualcuno un po’ per caso ha scoperto che dal punto di vista pratico questo blessing avviene con la presenza di una stringa nel BIOS e che alcune schede madre teoricamente non-blessed contengono tale stringa comunque. Qualcuno si è spinto oltre ed ha riconvertito qualcuno dei tool per piratare Windows in un boot loader che simulasse il blessing di CableCard come alternativa alla manipolazione diretta del BIOS. Materiale molto interessante che mi ha fatto esitare un po’. (Detto fra noi il blessing è una ca*ata pazzesca, inventato più per motivi politici che tecnologici)

    Last but not least qualche giorno fa era tornato alla ribalta su Slashdot l’ennesimo episodio-scoop dei due ricercatori che con VBootkit erano riusciti a prendere controllo di Windows 7 (mi meraviglio di come mai qualcuno in Intel/AMD non abbia cercato ancora un briciolo di pubblicità mostrando come creando un micro-processore apposito, si possa prendere il controllo dell’OS). Aldilà della faccenda puramente politica del tirare fango stupidamente, la questione è interessante in quanto VBootkit, che altro non è che un chain-loader primordiale, inverte i ruoli di “vittima” e “carnefice”. Se nei primi due casi la vittima è il sistema (OS X che crede di girare su Mac, CableCard che crede di girare su HW blessed) nel terzo vorrebbe essere l’utente. Condizionale d’obbligo perché alcuni sistemi operativi propriamente configurati impediscono già di default tale tipo di attacchi. Windows 7, a differenza della concorrenza, è uno di questi ed al lettore attento si lascia l’onere della dimostrazione del teorema.

    -quack

  • Auto blu

    In Italia auto blu è spesso sinonimo di spreco.

    A Seattle e dintorni può essere sinonimo di occasione sprecata, qualora non la si decori con l’adesivo più appropriato:1241901395731 Ed in tema di adesivi uno un po’ simpatico e triste ma vero:

    Bush Office -quack

  • Crash proof

    Chissà se il dipartimento marketing di Apple si parla con il dipartimento sviluppo di MacOS. Me lo chiedo perché questo spot è stato messo in circolazione durante gli stessi giorni del rilascio del Service Pack 7 per OSX:

    Lo spot colpisce nel segno. I Mac non crashano mai e non prendono virus. Fintanto che:

    1. si aggiorna il sistema all’ultimo service pack ogni tot mesi circa, che migliora l’affidabilità di questo e di quello, risolve quel problemino lì, aggiusta quel problemino là, ecc.
    2. se prima di fare l’aggiornamento si fa il backup del PC, si chiudono tutte le applicazioni e si promette – giurin giurello – di non interrompere il processo di installazione. E se non si è installato software “che modifica il sistema” di terze parti (stessa fonte punto 1.)
    3. se non si è abbastanza sfortunati di rientrare in qualche casistica speciale in cui bisogna aspettare l’update dell’update.
    4. se si è bravi nel seguire le guide di lifehacker nel caso il Mac diventa lento e “gonfiato”
    5. se si è abbastanza “furbi” da non farsi infettare e far diventare il proprio Mac uno zombie

    eppoi ancora per il punto sei, il punto sette, …, il punto diecimilaquindici, ecc. ecc.

    O in maniera più sintetica: quando sono spenti; come avviene da sempre per qualsiasi strumento di calcolo più complesso di una calcolatrice solare.

    -quack

  • Domenica infernale

    Alla fine ce l’ho fatta ad uscirne vivo. Ma il resoconto è un’interessante concentrazione di sfiga.

    1. Ho aumentato il voltaggio della RAM sul MediaCenter. Al riavvio schermo nero prima del POST. Comincio a pensare a qualche messaggio sparato sull’uscita VGA/DVI prima che l’uscita HDMI (a cui è collegato il televisore) venga inizializzata. Me la cavo con un adattatore DVI-HDMI riciclato dal vecchio MediaCenter che ora conserverò preziosamente come una reliquia. Il messaggio dice testualmente “che i valori di voltaggio sono incompatibili con CPU, li abbiamo resettati per voi ma per punizione premi F1 per l’acknowledge”
    2. Sono costretto a reimpostare tutto il BIOS e visto che ci sono faccio una modifica aggiuntiva – che mi sono dimenticato di citare nei commenti – e al tempo stesso sposto la RAM su un altro banco. La modifica è quella di assegnare 256MB aggiuntivi oltre ai 256MB già assegnati alla scheda grafica.
    3. Al riavvio e lancio di Windows è un festival di crash e BSOD. Evidentemente il taglio di 256MB ha aumentato la probabilità di colpire le celle bacate che flippano come grilli in primavera
    4. Decido per la soluzione meno dolorosa: quello di procurarmi 2GB di RAM da sostituire e – come dice Scrooge – che potrebbero diventare upgrade magari per qualche altro PC. Compro 2GB di RAM mezza altezza (che figata, perché non ci hanno pensato prima!!) ma nel pasticcio mi accorgo che i 4 pin del cavo 20+4 di alimentazione erano “laschi”. Prima, dopo o durante, non sono più sicuro. Visto che c’ero e che mi serviva un DVD-ROM “esterno” per altri esperimenti, ho preso un lettore Lite-ON blu-ray. Ero passato da Blockbuster lo scorso Venerdì e mi sono reso conto che la selezione era niente male. In più avevo tanta voglia di sostituire il cavo EIDE con un cavo sata per migliorare la situazione aereodinamica all’interno del case.
    5. Al riavvio di nuovo schermo nero, ma questa volta neanche l’uscita DVI è attiva. Porca paletta mi occorre uno schermo con ingresso VGA e mi accingo a collegare il MediaCenter all’Acer F22. Effettivamente ho fatto qualcosa di terribile giocando con il pin di reset dell’RTC senza leggere le istruzioni e il risultato è che il BIOS è andato a farsi fottere. Sorrido perché qualche anno fa questo voleva dire dover sostituire la scheda madre mentre un messaggio su schermo mi invita ad inserire un supporto (floppy, CD-ROM o USB) contenente il file del BIOS.
    6. Provo con il BIOS su chiavetta USB, ma dopo aver letto il file il PC si pianta.
    7. Provo con un’altra chiavetta USB da 16GB, ma il file non viene neanche individuato (su manuale c’è scritto la chiavetta deve essere da 4GB o meno)
    8. Provo su CD-ROM ma il drive SATA non viene neanche rilevato durante il POST
    9. Ricollego il vecchio DVD-ROM via IDE in maniera temporanea et voilà il rinfresco del BIOS, con una versione aggiornata a pochissimi giorni fa, avviene al primo colpo. Nel frattempo mi accorgo che questo PC vede come bootabili solo le prime 4 porte SATA e quindi mi tocca spostare l’arrangiamento dei dischi visto lo spazio esiguo tra i cavi.
    10. Riavvio il PC e mi dice che i valori del BIOS sono incompatibili: F1 per modificarli, F2 per accettarne di default e andare avanti. Peccato che dopo aver modificato i valori con F1 e riavviato riappare la stessa schermata. Insomma tutte le modifiche fatte vengono annullate e riappare il laconico messaggio. Con F2 però almeno riesco a fare il boot di Windows anche se con la configurazione di default scheda video e scheda audio non funzionano come dovrebbero
    11. Comincio a pensare al peggio: la memoria FLASH che contiene i dati del BIOS si è danneggiata ma prima di arrendermi tento un’ultima mossa disperata. Il downgrade del BIOS, non si sa mai che l’ultima versione sia stata flashata incorrettamente o che sia bacata per natura
    12. Ta-Dà tutto funziona correttamente, il MediaCenter è salvo, il lettore BD-ROM rilevato, ecc. ecc. Decido di installare un software di riproduzione MCE friendly di cui avevo letto il giorno prima su un altro PC (che pensavo fosse la WorkStation).
    13. All’avvio della WorkStation mi compare un messaggio di errore di consistenza del FS sul disco dati, quello che contiene materiale che non ho ancora fatto in tempo a backuppare (tutte le vacanze di natale non ancora editate in video!!). Comincio a sentire un brivido lungo la schiena e mi parte qualche vaff*nculo preventivo. Avevo da pochi giorni scambiato il disco da 1TB nella workstation con quello da 500GB nel server visto che quest’ultimo è sempre più affamato di spazio e qualcosa a quanto pare è andata storta. Per farlo mi ero armato di un altro disco da 500GB che avevo usato per travasare i dati, ma che ora era irrimediabilmente vuoto
    14. Apro la Workstation e mi accorgo che a causa dell’esiguo spazio il cavo Sata sembra danneggiato. Lo sostituisco con un altro ma qualcosa ancora non va. Tiro fuori il disco e lo collego esternamente al laptop e i dati ci sono tutti. Decido quindi di inserire il disco da 500GB da travaso e fare finalmente la copia finale di backup sull’altro. Il disco sembra meccanicamente in fin di vita ma riesco comunque a recuperare tutti i dati. Potrebbe essere un problema legato al cradle esterno che ha sempre fatto i capricci con la workstation.

    Tutto è bene quello che finisce bene. Mi son portato in ufficio, dove ho accesso a PC in parcheggio facilmente smontabili, il banco da 2GB che presumo difettoso. A casa mi aspetta invece l’HD da 500GB da “analizzare” in qualche modo.

    Il mio numero di scarpe è 9.5 e per esercizio per il lettore si lascia calcolare la probabilità congiunta di tutti gli eventi descritti in un universo parallelo in cui gli effetti della legge di Murphy siano trascurabili.

    -quack

  • Quizillo weekend #42

    Cercare il colpevole in:

    bugchecks

    sapendo che:

    • la maggior parte dei crash delle applicazioni è dovuta all’errore infame 0xC0000005
    • i BSOD sono dovuti a 0x1000008e, 0x0000001a, 0x0000004e, 0x00000099 (x 2), 0x00000019 (x 3)

    Punti bonus a chi sa dire il numero di scarpe in versione US calzato dal proprietario del PC in questione. Happy bug hunting.

    -quack

  • Internescionàl

    A Bari un quadro elettrico si ripara così:

    Spero che il video non urti la sensibilità di alcuno.

    -quack

  • Bait and switch

    Espressione tipica americana che indica l’azione di attirare i clienti con offerte fantasmagoriche che si vaporizzano (per “esaurimento scorte” escao altri motivi) mentre se ne materializzano altre meno convenienti. Se il pesce cliente è affamato può capitare che abbocchi.

    Come raccontavo precedentemente mi ero deciso a tagliare il cordone ombelicale della linea telefonica tradizionale e passare al VOIP e mi son ritrovato a scegliere tra l’offerta di Comcast e quella di T-Mobile. A dir la verità avevo già accettato la prima quando un mio amico e collega mi ha parlato dell’esistenza di un piano telefonico a soli 10$ al mese e per di più scontabili per i clienti di T-Mobile. Ho cancellato il contratto con Comcast e mi son fiondato nel negozio T-Mobile. Le prime sorprese non sono state positive:

    1. avrei dovuto fare l'upgrade del piano telefonico da 60 minuti inclusi a quello da 600 minuti inclusi.
    2. avrei dovuto firmare un contratto di due anni con penali per eventuale rescissione ecc. ecc.

    A fronte di tutto ciò uno sconto non indifferente di 135$ una volta che fosse avvenuto il porting del numero di telefono pre-esistente. Ieri ho installato il cazzillo, ci ho giocato un po’ ed ho deciso di attivare il porting via telefono. Mi dicono che sarebbe avvenuto il giorno X e che era tutto a posto. Decido di chiedere come funziona l’accredito-sconto e mi dicono che lo sconto una tantum non è compatibile con lo sconto corporate e che se me l’avevano promesso nel negozio sarebbe stato saggio parlare con il negoziante e trovare con loro una soluzione salomonica.

    Stamattina, visto che mi rimangono pochi giorni di tempo per cancellare completamente l’offerta, mi sono presentato in negozio ed il commesso molto gentilmente contatta la base e mi dà una seconda atroce notizia. Si “erano sbagliati”, lo sconto è effettivamente incompatibile, ma per scusarsi mi offrono un upgrade ad un piano telefonico cellulare “illimitato”. L’upgrade non è gratuito: costerebbe 10$ in più al mese (un’offertona!!) e al tempo stesso eliminerebbe per sempre lo sconto aziendale. Fatti due conti ho deciso che l’offertona non è per me, visto che a mala pena riesco a consumare gli attuali 60 minuti mensili. Per fortuna me ne son accorto in tempo, spero che questi tentativi non mi siano costati quei 35$ di attivazione annullabili dopo 30 giorni di servizio.

    Ebbene sì mi è crollato un mito: questo è il primo pacco che ricevo da T-Mobile in tanti anni di fedele clientela. Bah.

    UPDATE: sono andato nel negozio T-Mobile all’interno di “The Commons” e mi hanno garantito che loro mi faranno ottenere il rimborso dei 135$. Mah

    -quack

  • Technical Compliance

    Sul supporto di Office 2007 SP2 qualcuno dixit:

    Microsoft Office 2007 SP2 claims support for ODF 1.1. With hard work and careful thinking, they have successfully achieved technical compliance but zero interoperability!

    Come è possibile? Lo spiega Rob Weir. Stupendo questo pezzo:

    Spreadsheet interoperability is not hard. This is not rocket science. Everyone knows what TODAY() means. Everyone knows what =A1+A2 means.

    Everyone knows? Dipende. Lo stesso Rob Weir, solo qualche mese fa, specificava:

    There are many other examples, if you care to seek them out. But what you will not find is an examination of what OOXML actually specifies for spreadsheet formulas, or confirmation that it was done sufficiently. Maybe the assumption is that this would be a trivial task, documenting Excel's behavior? What could possibly go wrong?

    Let's find out.

    First, let's take the trigonometric functions, SIN (Part 4, Section 3.17.7.287), COS (Part 4, Section 3.17.7.50) and TAN (Part 4, Section 3.17.7.313). Hard to mess these up right? Well, what if you fail to state whether their arguments are angle expressed as radians or degrees? Whoops. Same problem for the return value of the inverse functions, ASIN (Part 4, Section 3.17.7.12), ACOS (Part 4, Section 3.17.7.4), ATAN (Part 4, Section 3.17.7.14), and ATAN2 (Part 4, Section 3.17.7.15). It is hard to have interoperable versions of these functions if the units are not specified. What kind of review in Ecma would miss something so simple?

    Everyone knows che in una funzione trigonometrica gli angoli sono da sempre definiti in radianti visto che i radianti sono stati definiti apposta per le funzioni trigonometriche

    Cosa “sanno tutti” dipende da quali specifiche si sceglie di leggere. Prima si va predicando che le formule sono un argomento così delicato che bisogna dedicarci molta attenzione, poi si critica chi pur attenendosi ad uno standard (che fa cagare e parlo di ODF 1.1) rinuncia a cacciarsi in quel ginepraio che vien fuori tra compatibilità con il passato e specifiche alla genitale di canino. Così lasche che si può ottenere interoperabilità zero e compliance al 100%.

    Cosa buffa è che:

    The irony here is that the formula language used by OpenOffice (and by other vendors) is based on that used by Excel, which itself was not fully documented when OpenOffice implemented it.

    Mi inchino davanti a tanta genialità mentre mi convinco, se proprio ce ne fosse bisogno,  che il vero problema di Open* siano le cicale come Rob.

    -quack

  • 10 pose

    San Francisco raccontata in 10 foto. Niente di spettacolare e che non si possa trovare nelle guide tradizionali, disponibili in quantità abominevoli altrove.Cioccolato Ghirardelli in tutte le forme e colori

    Chinatown Gate Si parla Italiano? NO! San Pietro e Paolo Fragoloni al mercato del Pier 39 Alcatraz vista dall'Embarcadero Golden Gate Gardens sassi del Tea Gardens W.T.F.??? Golden Gate L’ultima rende l’idea delle condizioni atmosferiche dell’intero weekend. Peggio non poteva andare… o forse…

  • San Francisco

    Tra qualche ora parto per un week-end lungo per S. Francisco in occasione del compleanno del nonno in contumacia di Sabato prossimo. Per l’occasione mi sono attrezzato con un nuovo Sigma 18-125 per la mia Nikon, ma penso di affittare anche un vero grandangolo da 10mm o poco più.

    La sfiga promette bene:

    san fransisco weather

    e per completare il sentimento le previsioni del tempo per chi resta:

    seattle weather Non ho parole.

    -quack

    UPDATE: ore 9.15 AM PST. Ogni 15 minuti il mio capo fa capolino nel mio ufficio per sapere se riesco a consegnare in tempo un progetto (non critico tra l’altro) prima della mia partenza. Devo essere a casa per le 4.30PM e passare da Seattle, praticamente dall’altra parte della luna, durante la pausa pranzo per ritirare un grandangolo. Alle 11AM c’è il meeting settimanale di tipo accademico. Provo a giocare la carta:

    get_out_of_the_meeting

    Speriamo bene.

  • Il farfa sgalbedrato

    Qualcuno ha insegnato ad una mia amica americana che ha tanta passione per l’Italia a giocare a scopa; costei un giorno mi ha addirittura confessato di aver trovato una versione online del gioco e di esserne diventata dipendente.carte_snapoletane

    Le ho spiegato che la scopa, confrontata con la versione più seria dello Scopone Scientifico, è considerato da noi purosangue un gioco “semplice”. L’ho perciò introdotta alla Briscola Chiamata, secondo me insieme al Tressette, il gioco più bello che si possa giocare con le carte Napoletane e affascinante anche nel ruolo dell’amico del Giaguaro che fa tanto romanzo Giallo sceneggiato in TV degli anni ‘70.

    Mentre spiegavo le già complicate regole del gioco ad una persona che non ha mai sentito parlare neanche di Briscola Semplice, si è intromesso un mio amico (il Maestro di Gioco di cui sotto) e ha dirottato la conversazione su quest’ultimo argomento con tanta frustrazione da parte nostra. È stato allora che mi è venuto in mente il racconto del Farfa Sgalbedrato che girava in Rete già da circa dieci anni fa. Ci ho messo un po’ per rintracciarlo perché non si tratta di termini che restano facilmente impressi nella memoria; ma con la chiave di ricerca opportuna (“Guccini gioco di carte inventato”) ce l’ho fatta. Lo ripropongo qui sotto come l’ho letto io allora, anche e soprattutto a mia futura memoria.

    Enjoy!

    In un racconto sulla popolazione del Bar, si parla della figura del Maestro di Gioco, presente in ogni bar, quello che sa tutto su ogni gioco di carte, assiste ad ogni partita e critica sonoramente, apertamente e senza pietà qualunque azione dei giocatori. Un giorno la comitiva di Guccini decide di porre rimedio al nefando agire del Maestro di Gioco del loro bar, tale Argo, con un espediente quantomeno originale.

    "Un giorno, particolarmente provati da tali esperienze, quando lo vedemmo arrivare durante una partita nacque l'idea: "Inventiamo un gioco!", ci dicemmo. "Un gioco di assoluta fantasia. Vedremo se avrà il coraggio di commentare anche questo". Ci preparammo alla bisogna. Argo arrivò, salutò, e assunse la classica posizione angolare, pronto all'intervento. Ma noi eravamo pronti. Il cartaio mescolò, fece alzare, e cominciò a distribuire le carte secondo l'estro: diede due carte al primo di mano, tre al secondo di cui una scoperta, tre scoperte al terzo e si diede due carte. Una, dopo averla vistosamente guardata, se la mise in tasca. Argo non resistette.
    "Perché ti sei messo in tasca una carta?", chiese.
    "È per l'eventuale promizio", rispose il cartaio.
    Argo tacque, pensoso.
    "Ma che gioco è?", chiese timidamente.
    "Il farfa sgalbedrato", rispose il cartaio.
    "Si', sgalbedrato le palle, con le cartacce che mi hai dato!", urlò uno.
    Gli altri guardavano meditabondi.
    Si cominciò. Il primo calò un re.
    "Mingolo il re di sette", gridò il secondo gioioso "segna tre punti!".
    Si commentò ampiamente del suo culo, e solo alla prima mano, anche se, notò il mingolatore, in fondo trattavasi di un mingolo semplice e non sgalbedrato. Il secondo calò un asso:
    "Cavallo!", disse.
    Il cartaio calò un cavallo:
    "Ripuffo", osservò e diede di nuovo una mano alle carte, in maniera ancora assolutamente fantasiosa. Si calarono alcune carte a casaccio, senza commenti. Quando il secondo di mano calò un re di denari, il terzo lo copri' con una carta e gridò:
    "Castrono il re".
    E allora il cartaio estrasse la carta che aveva in tasca e disse:
    "Controcastrono".
    Gli avversari fecero il gesto di gettare le carte in tavola, che un culo cosi' non l'avevano mai visto.
    "Dai dai, giocate, che la partita non è finita!", commentò benevolo il cartaio.
    Altra mano di carte e ci furono alcuni spunti degni di nota, tra cui un marzapicchio rusticanò gridato ferocemente da quello che era stato controcastronato pigliando su tutte le carte in tavola, che stupì anche noi. Argo, visibilmente colpito, taceva. È che noi contavamo, alla vista di un gioco assolutamente sconosciuto, sulla sua rapida dipartita, che ci avrebbe permesso di continuare in una sana briscola o in un normale tressette, ma non avevamo fatto i conti sulla ferrea determinazione del perfetto angolare. Argo non si muoveva e noi, alla quarta partita inventata, cominciammo a perdere di lucidità e a reiterare le invenzioni, cosicché i 'ripuffo', gli 'sgalbedrato', i 'mingolo', tolto un apprezzabile 'ti sbavo il quattro' e un 'prepuzio la regina' cominciarono penosamente a ripetersi e a farsi ciclici. Fu all'ennesimo 'castrono il tuo rè', che avvenne il capolavoro. Argo, fino a quel momento in pensoso silenzio, mise una mano sul petto del castronatore e gli urlò:
    "Ma come si fa a giocare cosi'? Non aveva appena sgalbedrato la regina, lui? Allora?! Allora se aspettavi il sette, che non era ancora sceso, potevi ripuffare il suo asso e facevi venti punti di mingolo e sette di sgnaffo, cosi' fai solo i tre del castrono e van fuori loro. Capito, apprendisti dilettanti?!".
    Si alzò, e se ne andò, inseguito dalla sempiterna ammirazione di tutti quelli del bar".

    (fonte)

    -quack

    P.S. una versione scaricabile della Briscola Chiamata è disponibile a questo indirizzo. Ne garantisco la compatibilità con Windows 7. E ho detto tutto.

  • The breakfast club

    the breakfast clubÈ da un bel po’ di settimane che faccio supplemento colazione in cafeteria: il mio solito è un donut alla crema ricoperto di cioccolato compatibile con i classici bomboloni italiani. Qualcuno potrebbe storcere il naso, ma sono dotato di un palato poco raffinato in grado di distinguere solo casi estremi: troppo dolce, troppo salato, troppo poco. Anche se mi vanto di aver buon gusto nella scelta dei dessert. But I digress.

    La cosa simpatica è notare più o meno lo stesso gruppo di persone colazionare, un po’ come succede nei bar italiani durante la pausa caffé.  Il riferimento incrociato non causale è ad un film del 1985 che a differenza degli American classic non ricordo abbia fatto molto furore in Italia. Qualcuno l’ha persino definito “quite simply one of the best teen films of the 80s”; sicuramente un altro livello rispetto ai teen movie del giorno d’oggi.

    Consigliatissimo, anche per la colonna sonora niente male.

    -quack

  • Murphy’s around the corner

    LyraStandingAtDoorSe qualcosa può andar male…. 

    Ho effettuato l’operazione al mio Dell Mini come pianificato da ben due settimane. Tutto è andato per il verso giusto (c’è voluto un saldatore da 80W e 4 mani esperte!) dal punto di vista meccanico…

    …dal punto di vista elettronico qualcosa per forza – per legge della natura – doveva andare storto!

    Il drive – un SATA PCI-e appunto – non è compatibile con il Dell Mini 9. Grrrrr!

    Ovviamente, come direbbe Battisti, queste cose le si scopre solo provando… con estrema seccatura tra l’altro. Per fortuna gli spazi angusti consentono al vecchio drive, previo uso di spessore artificiale, di essere installato correttamente senza il bisogno dei supporti per le viti. Morale della favola, mi ritrovo con un drive da 32GB pronto per essere messo in vendita su EBay mentre tocca rimettermi alla ricerca di un drive compatibile: cose che hanno il retrogusto di mela e non so se mi son spiegato.

    Nel frattempo ho anche preso una decisione altrettanto importante: tagliare il cordone ombelicale della linea telefonica tradizionale. Sono passato dalla sede locale del mio provider internet per restituire loro il modem che a mia insaputa mi era stato dato in affitto. La scoperta è avvenuta dopo circa quattro anni che mi ha portato a regalare a loro circa 150$. Ben 3 volte il prezzo di mercato dello stesso modem nuovo: me ne son procurato uno compatibile a 30$ spinto dal fatto che si ammortizza in 9 mesi appena e che comunque dopo nove mesi ha ancora del valore di mercato se venduto usato. Mentre chiacchieravo con il rappresentante più friendly del solito è venuta fuori la domanda sul mio provider telefonico: mi ha convinto a provare una linea telefonica VOIP in super offerta e son tornato a casa un po’ scazzato perché pensavo di liberarmi del modem ed invece mi son ritrovato con altro modem, ancor meno sostituibile, in affitto.

    Poi chiacchierando con un amico al bar è saltata fuori un’offerta incredibile di T-Mobile. Così incredibile che il giorno successivo sono tornato a Comcast a restituire il modem e disdire il nuovo contratto dopo aver attentamente verificato i termini dell’offerta T-Mobile.

    Quando ho deciso di passare a T-Mobile poi è venuto fuori un piccolo inghippo: l’offerta non è compatibile con il mio piano telefonico da 20$ al mese e ho dovuto fare un upgrade. Tra sconti corporate, minuti inclusi, waived activation fee e competitive rebate alla fine il gioco vale la candela. Soprattutto se si considera che l’attuale compagnia telefonica è una di quelle che guardano al nickel and dime. Come andrà a finire ancora non lo so: non ho ancora installato l’accrocchio e ricablato la casa di conseguenza. Lo stesso accrocchio, dotato di un ricettacolo per SIM card telefonica, è estremamente interessante: a cosa serva la SIM card visto che il tutto dovrebbe avvenire via rete cablata è ancora misterioso.

    Tutto materiale per un’altra storia, no?

    -quack

  • Windows XP mode

    Tadà.

    Proprio mentre si parlava di mancate notizie sullo sviluppo di Virtual PC la feature a sorpresa che – anche se non fa parte della RC di Windows 7 – era stata pianificata per un annuncio a reti unificate.

    Ed era esattamente quello che pensavo alcuni giorni fa (a meno di ulteriori sorprese):

    E a proposito di annunci misteriosi: non è da sottovalutare quello che verrà annunciato durante la presentazione ufficiale della RC di Windows 7. Io *penso* di sapere di cosa si tratti ma ovviamente non posso rivelarlo nemmeno sotto tortura.

    Il forte indizio è stata una mail che invogliava il nostro team a provare in anteprima Virtual XP (diventato ora ufficialmente Windows XP mode) proprio gli stessi giorni in cui era stato fatto l’annuncio ufficiale. Ne sapevo già abbastanza perché un giorno mentre il mio codice compilava, mi sono rovistato tutte le specifiche ufficiali di Windows 7 e per l’occasione dell’annuncio ho lasciato di stucco un po’ di colleghi colti di sorpresa. C’è da aggiungere che ho visto anche cose…

    Cose che sotto tortura ho già dimenticato.

    Happy weekend

  • Screwed

    screwMentre mettevo insieme il comodino portastampante IKEA Odda provavo sensazioni di continua meraviglia notando con quale precisione tutte le viti fossero contate. Pensavo all’omino (o robottino?) nella catena di produzione responsabile del controllo e mi congratulavo telepaticamente del suo ottimo lavoro… fino alla penultima vite. Ne mancava una, fortunatamente poco indispensabile alla tenuta strutturale dell’agognato pezzo di arredamento. Per principio ho chiamato l’IKEA per chiedere una vite di ricambio: mi son dovuto barcamenare tra menù telefonici incoerenti però alla fine ce l’ho fatta a parlare con la signorina e chiedere la vite mancante; mi ha chiesto se avessi la ricevuta ma le ho fatto notare che tutta questa burocrazia, per una vite grande quanto quella nella foto, fosse del tutto inutile. Ho chiesto la spedizione a domicilio e puntualmente è arrivata una busta imbottita con 5 pezzi dello stesso modello. Al che mi son chiesto: ma non sarebbe stato meglio se ne avessero piazzate alcune extra nella confezione di partenza?

    Vabbè. Screwed invece, aldilà del riferimento ferramentesco, è quello che ho pensato lunedì scorso quando un auto della polizia di Redmond, in pompa magna, mi ha fermato per una violazione a suo dire “gravissima” del codice della strada. Dovevo girare a sinistra ad un incrocio tra due strade con una corsia per senso di marcia. Il semaforo era rosso ed il verde è scattato in contemporanea con il verde per l’attraversamento pedonale. Avevo notato una signora con un passeggino e con un cane fermi ed ho deciso di passare mentre loro impegnavano l’altra corsia della strada da attraversare. Il poliziotto ha visto tutto e mi ha fermato perché avrei dovuto dare “precedenza al pedone”.

    Sul manuale, disponibile a questo indirizzo, c’è scritto a pag. 40:

    image

    ma anche:

    imageLa situazione reale, numero di corsie a parte, è invece descritta in questa figura:

    image

    A nulla è valso il mio commento che come da manuale son passato in quanto il pedone era ben oltre la corsia di differenza richiesta e cioè che la terza figura assomiglia di più alla prima che alla seconda e per lo più per difetto anziché per eccesso. La replica di Robocop, perché tutti i poliziotti maschi della zona hanno lo stesso stile cyborg, è stata che la distanza di sicurezza prevede “una corsia e mezza”, che la mia manovra è stata pericolosissima e che gli incidenti mortali sono causati da incoscienza come la mia. Tra parentesi mentre attraversavo l’incrocio ho avuto tutto il tempo di salutare il pedone con un tipico sorriso.

    Per fortuna mia, per la prima volta in dieci anni di America e con sei multe varie alle spalle, il poliziotto ha deciso di darmi un break. Non è successo neanche quando una volta il “perdono” l’ho chiesto io. Nel frattempo però sono diventato cittadino.

    Coincidenza?

    (fonte della foto in alto)

  • Fede

    Corollario al post precedente.

    Quando leggo commenti in cui si blatera che per fare un confronto serio tra Mac e PC bisogna aggiungere il costo di una licenza Photoshop con abbonamento annuale mi convinco sempre di più che il Mac per lo zoccolo duro è una fede. Neanche le contraddizioni che saltano fuori da inversioni di 180 gradi possono portare barlumi di raziocinio. D’altra parte quando si legge che lo stesso Steve Jobs si esprime usando certi termini:

    "There are too many Apples on the screen! It's ridiculous! We're taking the Apple logo in vain! We've got to stop doing that!"

    c’è poco da rimanere sorpresi.

    -quack

    P.S. ieri ho fatto una scansione sul mio laptop con Panda Antivirus online. Sono stati trovati 28 pericolosissimi biscottini ed anche un bel file sospetto! Corro subito a comprare l’abbonamento a MacAfee mentre cerco sull’elenco il numero di telefono della Geek-Squad a cui chiederò di comprarmi una copia di Photoshop per poter scaricare le foto dalla mia macchina fotografica.

    P.S.2: gli ultimi “I am a Mac” spot sono di uno squallore unico, come sempre più adatti a chi un Mac ce l’ha già che a futuri acquirenti. Quando si tocca il fondo, qualcuno comincia a scavare.