A Ovest Di Paperino

Welcome to the dark side.

  • Italo americani

    imageDa Wikipedia:

    Fabiano Caruana was born on July 30, 1992 in Miami, Florida of an Italian-American father and an Italian mother. At age 4 his family relocated from Miami, Florida to Park Slope, Brooklyn. Coincidentally, this was the same neighborhood where Bobby Fischer lived during his youth. At age 5, his chess talent was discovered in an after school chess program at Congregation Beth Elohim in Park Slope, Brooklyn, and he played his first tournament at the Polgar Chess Center in Queens, New York.
    Up to the age of twelve, he lived and played in the United States, with occasional travel to European and South American tournaments.
    His first chess coach, at age 6, was National Master Bruce Pandolfini, who was famously portrayed by Ben Kingsley in the 1993 film Searching For Bobby Fischer. And from ages eight to twelve he studied with Grandmaster Miron Sher. In 2004 at age twelve, he relocated with his family from Park Slope, Brooklyn to Madrid, Spain to pursue chess in a more serious manner. He trained first with International Master Boris Zlotnik in Madrid, and later with Grandmaster Alexander Chernin (his current trainer) in Budapest.
    At age fourteen Caruana became the youngest ever Grandmaster of both the United States and Italy (surpassing the record in the United States set by Grandmaster Hikaru Nakamura). He currently lives in Budapest, Hungary, and plays for Italy.

    Da appassionatissimo di scacchi non posso che ammirare. Tra i top 100 a livello mondiale, Fabiano ha appena 17 anni…

    -quack

  • Tre progetti A.M. per il weekend

    Come già spiegavo altrove, A.M. sta per ad min*hiam; scusassero per l’espressione poco ortodossa. Sono passato Venerdì da Fry’s su richiesta della formichina, evento assolutamente unico, e son tornato a casa con una MicroSD da 8GB in offertissima in più.

    Da parte poi avevo un po’ di chiavette USB inutilizzate; mi son procurato una memoria CompactFlash di piccole dimensioni ed un adattatore IDE –> CompactFlash compatibile con il Boot da memory card. Ho anche comprato una copia di Snow Leopard dall’Apple Store al prezzo “appetibile” di $30 più tasse (possiedo una copia altrettanto originale di OSX Leopard). Mi son attrezzato per fare un bel po’ di esperimenti.

    1) Installare Snow Leopard su una partizione del mio hard-disk. Leggevo su Life-Hacker che un gruppo di folli è riuscito a rendere il setup di un Hackintosh un gioco da ragazzi. L’esperimento è riuscito quasi perfettamente: mi è dispiaciuto che il bootloader EFI compatibile creato per aggirare le limitazioni dell’installazione di OSX su un comunissimo PC non sono compatibili con dischi IDE, quindi l’idea dell’adattatore IDE->CompactFlash interno è fallita miseramente. Stavo per pensare ad un adattatore SATA –> Screen shot 2009-09-19 at 10.08.40 PM CompactFlash ma alla fine è diventato molto conveniente comprare una di queste chiavette USB interne per un setup simile ad alcune dongle “tuttofare” USB molto popolari. Per il resto, come già dicevo, il progetto è stato un successo e –incredibilmente – l’upgrade alla 10.6.1 è filato liscissimo come l’olio, meglio di come è andata ad una buona parte di possessori di Mac originali. L’esperimento ha confermato una teoria che reputavo molto credibile:

    MacIntel = PC ma molto molto costosi

    Per completare l’illusione avrei potuto comprare una tastiera Apple, nascondere la Workstation e truccare il BIOS in un certo modo e trovare qualche cavia da costringere alla cosiddetta prova del Dash

    2) il secondo progetto folle è quello di risostituire la ROMAndroidFix del mio cellulare. Leggevo infatti che, siccome Android è fondalmente opensource, gruppi di mitomani hanno cominciato a sfornare vere e proprie build ibride tra diversi flavor del sistema operativo. Cosa buffa è che il sistema parebbe essere molto più reattivo del sistema originale: mi è capitato già un paio di volte di vedere andare in crash  l’applicazione “telefono” durante l’arrivo di una chiamata per mancanza di reattività; o magari di vedere automagicamente scomparire il baco del bluetooth. L’idea è di usare la nuova memory card per alcune feature avanzate e come storage per gli episodi di alcune serie televisive da godere durante qualche scarpinata in palestra. Pensavo di fare qualche progresso in più ma sono ancora nella fase di “raccolta delle informazioni” sulla build da scegliere e su come formattare la memory card

    3) il terzo progetto è ancora più simpatico. Ho deciso, con le buone o le cattive, di fare in modo che WHS si possa installare su un HD da 32GB o più piccolo: attualmente richiede almeno 65GB di spazio libero sull’HD principale. L’idea che mi balena da un bel po’ di tempo è quella di rendere l’upgrade dei dischi fissi meno penoso possibile. Questo non accade se l’HD da allargare è quello di sistema. Però se convincessi WHS a installarsi su un disco da 32GB potrei comprare una CompactFlash grande uguale e farci fare il boot da lì visto che il mio WHS Atom based, che è avarissimo di spazio by design, è dotato di uno slot interno CompactFlash e per di più bootabile. Su questo progetto, nonostante qualche prova con VirtualBox, sono ancora nella fase iniziale di “brancolamento nel buio”

    Anche se alle volte ci penso e mi chiedo chi diavolo me lo faccia fare…

    -quack

  • Fanta-recensori

    Pensavo che i recensori de’ recensori, quelli che recensiscono prodotti di terza/quarta mano, fossero l’ultima frontiera del blaterare online.

    fanta-recensori

    Oggi ho scoperto l’esistenza dei fanta-recensori, ovvero recensori che sono utenti di prodotti della concorrenza, in grado di stabilire la qualità di un prodotto sul “sentito dire” della qualità dei componenti. “Ho sentito dire che i display OLED si vedono bene solo in cantine illuminate da candele”'; “ho sentito dire che l’NVidia Tegra fa ca*are perché basato su una tecnologia scartata da Apple (non perché scadente)”.

    La conclusione è che ZuneHD, secondo l’esperto, è nato morto: il tutto ovviamente seguendo la ferrea logica del ragionamento che non fa una piega ma che parte dalla premessa sbagliata di voler entrare nei dettagli di un prodotto senza neanche venirne in contatto, nemmeno di terza mano. Sia chiaro: mi sta bene che qualcuno dica “questo prodotto non mi piace perché made in XYZ”; però sarebbe il caso di mettere un disclaimer in stile “le opinioni di questo post sono basate su una fanta recensione”. Nevvero?

    Però il mio umore, grazie alla lettura di materiale di questo calibro, va verticosamente migliorando. Roughly drafted se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

    -q

  • Topologie

    Mentre ieri spendevo circa 4 ore per installare il server Mercurial sul mio WHS mi è capitato ad un certo punto di avere problemi di connessione dall’esterno. In uno dei test non riuscivo a raggiungere il server nonostante pensassi le porte del firewall fossero aperte. Poi pensandoci un attimo e riflettendo mi son reso conto che la rete di casa non è proprio “lineare”:

    Rete

    1. Il modem motorola/comcast, il vero gateway per la rete
    2. Adattatore VOIP linea in entrata (T-Mobile) “passante” (qui)
    3. Router Wi-Fi con DD-WRT (ne parlavo qui)
    4. Mediacenter
    5. Sintonizzatore TV (usa la rete ethernet per passare l’audio/video digitale al mediacenter, descritto qui)
    6. XBOX
    7. Bridge a rete convogliata
    8. Ricevitore per 7. con switch a 4 porte
    9. il “server” con annessa stampante/scanner
    10. la “workstation”. Sia il server che la workstation sono rinchiuse nello sgabuzzino
    11. Ricevitore ad onde convogliate a singola porta
    12. Adattatore VOIP linea in uscita (praticamente per chiamate internazionali, qui)

    I dispositivi 1. 2. e 3. sono su subnet separate e il router (3.) è configurato come DMZ sul bridge 2. Tutte le impostazioni NAT perciò sono configurate nel router. Quasi tutti i dispositivi sono impostati in DHCP verso il router e a complicare le cose stamattina non riuscivo neanche a raggiungere la pagina di configurazione dell’adattatore 12. in quanto non ne riuscivo a reperire l’indirizzo. Ho dovuto sollevare la cornetta e telefonare al telefono in entrata per vedere il MAC address apparire nella lista dei client DHCP.

    Morale della favola: dopo non riesco ancora a raggiungere il server 9. via Remote Desktop Connection dall’esterno (via HTTPS fila tutto liscio) ma ho deciso una volta per tutte di stampare la mappa, appiccicarla sul muro e scriverci tutti gli indirizzi IP dei dispositivi senza nome. Seguirà un resoconto dettagliato su come installare Mercurial su WHS visto che non è una delle cose più semplici da affrontare nonostante un congruo numero di guide passo-passo disponibili: oggi purtroppo sono molto stanco e mi aspetta ancora qualche ora di sana configurazione.

    -q

  • Duelli

    Mattina: Apple presenta qualche micro-variazione alla linea di iPod disponibili. Il nuovo iPod Nano riceve l’upgrade di camera e radio, per l’iPod Touch (esemplari straordinari) non c’è bisogno, o meglio bisogna aspettare il prossimo giro. Questa è la mia impressione: in mancanza di sostanziali novità si è montato un baraccone da circo per qualcosa che la concorrenza offre da anni. E iTunes9, sempre più fantascientifico ma non all’altezza delle previsioni. Sempre mia impressione Zune HD sta arrivando e bisognava in qualche modo rubare la scena: oddio Jobs avrebbe dato un organo per poter annunciare le canzoni dei Beatles su ITMS ma tenere le cose in segreto e facendole passare come rumori di corridoio serve anche a questo e cioé a prenderlo in saccoccia senza dare nell’occhio.

    image

    Sera: Microsoft presenta il MediaCenter event ed esce con novità grosse ma molto in sordina. Dell’evento manco io, appassionato di Mediacenter, ne avevo la più pallida idea che esistesse. Viene presentata una piccola novità:

    image

    ora anche gli “assemblatori” dilettanti come me possono integrare un sintonizzatore CableCard grazie ad un update del firmware ATI (1.19) e a Windows 7 che ha allentato di parecchio le maglie del DRM.

    Poche settimane fa: la FSF comincia la nuova campagna anti-Windows. Se Vista era “Defective by Design”, Windows 7 è affetto da 7 peccati “Capitali”. Ovviamente propaganda di pessima qualità neanche definibile come marketing.

    Pochi giorni fa: Microsoft distribuisce materiale didattico per illustrare i pregi di Windows rispetto a Linux e MacOS. Qualcuno se la prende molto a cuore e comincia a sparare cazzate a raffica; esempio: è vero Linux supporta numericamente molti più dispositivi di Windows ma quanti di questi sono di uso comune o alla portata dell’utente? Qualcuno ha mai provato a installare un lettore di impronte digitali su Linux o cercato di far funzionare uno scanner che non sia preistorico? Bah, de gustibus. La critica del raffronto con MacOS è ancora più ridicola: l’autore concorda quasi su tutti i punti (concordo, concordo, è un’esagerazione ma si può concordare, ecc. ecc.) ma alla fine bolla la questione come propaganda.

    Niente male in pochi giorni di fuoco e fiamme.

    -quack

    P.S. la vera novità è Rock Band Beatles edition.

  • Office wars

    Ok, a quanto pare lo scherzetto dei donut per il mio capo non ha sortito un granché di effetto visto che la lezione non l’ha imparata.

    Abbiamo così deciso di cominciare una vera e propria escalation.

    Oggi abbiamo attivato la seguente opzione:

    MousePropertiesEssendo io il suo tecnico nonché installatore di fiducia verrò a sapere molto presto come è andata.

    E comunque se non notiamo segni di ravvedimento passeremo all’attacco successivo: creazione di un account da amministratore sul suo PC da usare come testa di ponte per manovre molto più eversive.

    Noi l’avevamo avvisato…

    -quack

  • Quizillo senza premio

    Tempo fa mi era passata fra le web-dita una bellissima immagine che prendeva spunto da questa:

    pc-mac-linux-tronL’immagine che avevo visto conteneva un bel po’ di sistemi operativi (tra cui Solaris, Amiga ed altri). Al fortunato vincitore andrà la mia perpetua gratitudine.

    -quack

  • While I was away

    Mi raccomando a non spegnere il cellulare mentre si è in vacanza all’estero.

    -quack

  • Aspettando Google Voice

    Una delle feature più interessanti introdotte da Apple con l’iPhone è il Visual Voice Mail, un modo meno anni ‘80 di accedere alla segreteria telefonica del proprio cellulare.

    Sinceramente non ricevo molte telefonate e men che meno messaggi in segreteria, per cui in un mio precedente confronto tra melafonino e gugofonino non ci ho fatto nemmeno caso. T-Mobile sembra aver sopperito finalmente alla lacuna offrendo una applicazione per Android che offre lo stesso servizio ma con due gravissimi pecche:

    • un’interfaccia orribile
    • un servizio aggiuntivo dal costo di 10$ al mese, oppure rinunciare alternativamente ai 400 SMS gratuiti del piano dati

    Per fortuna ho scoperto l’esistenza di PhoneFusion e del loro servizio Voicemail Plus, che è la versione “super-carrozzata” del servizio di segreteria telefonica: i messaggi possono essere consegnati anche via mail, con un costo aggiuntivo si può avere la trascrizione in testo e tante altre belle cosette. Per aggirare la mancata integrazione coi provider telefonici hanno escogitato un sistema interessante: quando arriva un nuovo messaggio in segreteria il servizio manda un SMS per notificare l’applicazione che gira sul dispositivo e che a sua volta scarica il messaggio in locale. In virtù di questo fatto l’applicazione è praticamente multi-piattaforma: Android, Blackberry e WinMo 6.x. Per iPhone non avrebbe neanche senso scontare vista la fine della richiesta di autorizzazione di Google Voice (che vergogna!) che ha portato persino alle dimissioni di Schmidt.

    Un effetto collaterale positivo del servizio VM+ è il greeting personalizzato che aggira la stupida limitazione mangiasoldi dei provider telefonici americani di cui parla in maniera esaustiva Davig Pogue in questo suo post. È addirittura possibile fare l’upload di greeting diversificati in base all’ora della chiamata e altre belle cosucce niente male tipo un sottofondo musicale fatto come Zio comanda.

    Per essere un servizio gratuito sembra avere tutte le carte in tavola per non far rimpiangere l’analogo prodotto della concorrenza e da quanto ho capito funziona anche in alcuni paesi europei

    Ora si tratta solo di scegliere la musica di sottofondo: meglio una salsa di Jerry Rivera o un più sadico Profondo Rosso dei goblins?

    -quack

  • Bar dello sport

    Ok, ora si può dire che con l’arrivo dei bagagli pressoché integri, il rientro è stato finalmente completato. Riapro quindi il bar dello sport per dedicarmi al mio sport preferito: parlare male di Apple.

    Comincio dalla solita solfa sulla sicurezza. Un articolo interessante parla delle ultime novità in Snow Leopard. Ovviamente il tutto è basato su supposizioni visto che le informazioni tecniche scarseggiano. La prima cosa interessante è che secondo gli esperti dal punto di vista implementativo la sicurezza di Leopard è una via di mezzo tra Windows XP SP2 e Vista.

    The security level in Leopard falls in between Windows XP Service Pack 2 and Vista, he said. If Snow Leopard has full ASLR and DEP, it would bring its security close to the level of Vista, he added.

    Questa però non è una grossa novità.

    La grossa novità è il fatto che sia stato introdotto un “piccolo” antivirus nel sistema:

    imageLa cosa buffa è che in perfetto stile ipocrita né il marketing di Apple, né in fanboy più eccitati, si azzardano a chiamarlo per quello che è: un antivirus. Anzi il marketing continua a propinare con nuovi spot la storiella che i mac sono immuni ai virus.

    Altrettanto interessante il post di Thurrott sulla questione monopolio, molto simile a quello che ho scritto tempo fa. È incredibile che per usare un iPhone bisogna essere costretti a subirsi un bel po’ di angherie, compreso il fatto di veder nebulizzare dietro la minaccia del DMCA il progetto interessante iPodHash. Come se Microsoft impedisse l’installazione di Firefox su Windows e facesse causa ad eventuali hacker in grado di by-passare tale “limitazione”.

    Per chiudere in bellezza, è squisito il link a questa singolare richiesta di brevetto. Tempo fa stavo facendo un’analisi comparativa tra le tecnologie che rilevano la caduta di un laptop per far parcheggiare le testine dell’hard-disk. Apple usa un sensore posto sulla scheda madre mentre molte altre case usano hard-disk provvisti di sensore. Tutto il materiale che avevo raccolto (tra cui questo) mi portava a dedurre che un sensore posto sull’hard-disk è meglio di uno su scheda madre: un sensore più vicino e che non richieda intervento software è molto meglio di uno esterno; in più i macbook pro dotati appunto di questi sensori “esterni” sono incompatibili con buona parte degli hard-disk provvisti di sensore interno. Finché ho scoperto che:

    For a while Apple had the software record the moment the sensor activated the disk head disengagement as well as the amount of velocity and force that occurred. This way Apple was able to determine if the cause of the impact was extreme or blatant user negligence and thus void any warranty. (fonte)

    Caveat Emptor

    -quack

  • Cronache odissiache di ritorno

    Il viaggio di ritorno, per concludere la serie dedicata alle vacanze e tornare ad un modo più serioso più consono allo spirito lavorativo, si è conclusa in maniera quasi simmetrica al viaggio di andata, con qualche singolare deviazione.

    Innanzitutto, causa un regalo inaspettato, ci siamo presentati alla partenza con una “valigia” (in realtà una grossa scatola protetta da un maxi involucro trasparente) in più. Alitalia ci ha chiesto una penale di circa 150 euro abbondantemente al di sopra del valore economico e affettivo del contenuto della valigia improvvisata. Ma in qualche modo mossi a pietà e dopo un paio di interpellanze a qualcuno in alto, si son decisi ad accettare il pacco senza costi aggiuntivi ma con nostra piena responsabilità qualora il pacco arrivasse a destinazione distrutto. Sono poi cominciate le procedure di security ed imbarco: la mia fortuna è stata che ho fatto la security in parallelo ad una ragazza con la strana capigliatura e gli addetti alla sicurezza, distratti dalla tipa, sono stati molto più accomodanti del solito. L’imbarco a Bari è avvenuto con circa 45 minuti di ritardo ma eravamo tranquilli: i bagagli risultavano spediti a destinazione e a Roma c’era un buffer di circa due ore più che sufficiente a coprire le richieste di sicurezza ammerigane.

    Giunti a Roma abbiamo fatto il check-in direttamente presso il gate e lì l’impiegata della US Airways si è giustamente accorta della quinta valigia. Le regole della compagnia americana sono semplici quanto micidiali: extra bagaglio –> 100$ di penale pena la non accettazione all’imbarco. Detto in parole povere o tiravamo fuori di tasca 100$ o ci lasciavano a Roma. Anche in questo caso c’è stato un ritardo all’imbarco di 45 minuti che ha annullato l’effetto del primo; questa volta il modulo della dogana, su cui abbiamo prontamente dichiarato quanto stavamo importando, ce l’hanno dato addirittura al bancone, alla faccia dell’arpìa dell’andata che chiedeva che andassimo in consolato (circa 1500 Km da casa) a ritirarne uno. Pagato l’obolo obbligatorio, ma assai minore di quello italico, ci siamo approntati a partire destinazione Philadelphia e poi Seattle.

    Le regole americane di immigrazione e dogana sono semplicissime: si espleta alle varie funzioni nel momento stesso in cui si tocca il suolo americano e quindi immigrazione e dogana vanno fatte a Philadelphia. Il primo problema l’abbiamo avuto mettendoci in fila allo sportello sbagliato: nel senso che l’ufficiale di immigrazione che abbiamo beccato era estremamente più lento di tutti gli altri messi insieme. Le solite domande di rito, il solito welcome home con timbro sul passaporto blu e via a ritirare le valigie per passare i controlli doganali. E quì si è presentato il secondo problema: quattro valigie su cinque non erano presenti all’appello: per fortuna l’unica ad avercela fatta era quella contenente le scamorze fresche opportunamente sigillate e impacchettate. Stessa sorte è capitata ad altri baresi con destinazione Philadelphia. Ci hanno spiegato che avremmo dovuto fare reclamo all’aereoporto di destinazione e tristemente (ma più leggeri) ci siamo avviati verso il prossimo gate.

    Piccola parentesi: ci sono aereoporti che sono stati progettati da idioti. Philadelphia è uno di quelli perché per trasferirsi da un volo intercontinentale ad uno nazionale richiede una nuova dose di security. Uno dei più idioti in assoluto è quello di Heatrow, che richiede di fare la security appena dopo sbarcati anche se non si deve prendere un altro volo. Idiota anche la security americana che si fa ad Amsterdam, che porta i passeggeri a finire in un vicolo cieco sprovvisto persino di bar/ristoro. Chiusa parentesi.

    Le file per la security in Philadelphia hanno anche una dislocazione caotica di tipo italiota e tra passegeri stanchi e addetti ancora più stanchi lo scontro è quasi assicurato. Per fortuna anche in questo caso sono stati abbastanza permissivi non chiedendomi di tirar fuori tutto l’armamentario da Spielberg che trasportavo nel mio zaino e si son accontentati di analizzare a raggi-X solo il mio netbook.

    L’ultimo volo, con grossa sorpresa, è partito in perfetto orario… un ulteriore intoppo a Philadelphia ci avrebbe costretti a spendere la notte in città. A Seattle infine, l’unica valigia spedita, quella coi latticini, è arrivata senza altre sorprese. Dopo il reclamo presso gli uffici bagaglio siamo arrivati a casa.

    Purtroppo sono passate quasi quarantotto ore dal nostro arrivo in città e delle valigie per ora solo la promessa di consegna tra le 13 e le 17 di oggi. Speriamo bene.

    -quack

  • Cronache Odissiache #2

    Puntata precedente

    Oltre al danno economico l’arpìa brucia le nostre ultime speranze di acchiappare il volo per Bari al balzo. Ci fermiamo in aeroporto fino al volo autoassegnateci che è quello delle 17. Durante la lunga attesa provo ad informarmi su un piano telefonico con dati per il mio G1. Scarto Wind e Omnitel (di cui sono già in possesso di SIM) e mi rivolgo al bancone della Tre: la signorina mi guarda tra il perplesso e il preoccupato forse anche per l’aspetto stanco ed il capello blu. Mi chiede se il mio telefono è un cellulare UMTS ed a perplimermi comincio io: è buffo che un negoziante di cellulare chieda informazioni tecniche ai clienti. Dico che non lo so e schifata mi risponde “mi dispiace non posso aiutarla”. Mi informo al bancone della TIM in cui vedo il mio G1 in bella mostra in vetrina: mi propongono un piano interessante che non possono vendermi in quanto i terminali non funzionano (e per sei ore non hanno funzionato).

    Nella lunga attesa chiacchieriamo un po’ e noto che non c’è un singolo aereo dell’Alitalia che parte dal gate programmato: quello del gate A15 parte dal gate A21, ecc. ecc. Con un gioco di esclusioni incrociate basate su esperienze passate realizzo che non è un problema di terminal o di aeroporto ma di compagnia aerea. Per fortuna le eccezioni esistono ed il nostro volo parte dal gate programmato. L’arrivo a Bari avviene senza altro stress se non quello di un numero non qualificabile di ore di ritardo rispetto al previsto.

    Due parole sulla questione doganale: è chiaro che si trattava di importare un PC per “regalarlo”. Quello che mi ha incredibilmente infastidito è il fatto che tutto fosse lasciato all’arbitrio di un agente doganale magari in preda a PMS. Un paio di osservazioni:

    1. Mentre quando ci si imbarca per gli USA ogni viaggiatore (turista o residente) viene provvisto di modulo doganale in cui grosso modo le regole sulla franchigia e tutto il resto vengono spiegate chiaramente, stando a quanto detto dall’arpìa per fare una cosa simile i turisti in visita devono rivolgersi al consolato italiano.
    2. Non è assolutamente vero che la dogana americana impedisce di importare prosciutti e cose varie: è una questione di dipartimento dell’agricoltura e qui si entra in un discorso di diritto internazionale. Importare carne cruda è illegale e non c’è importo doganale che tenga; ogni paese ha le sue leggi su quali cose siano legali o meno importare “turisticamente”
    3. Per essere chiari la dogana italiana mi ha truffato. In quanto tutto quello che avevo, a parte il MacBook e qualche altra cosetta di poco conto, è roba assolutamente personale. Non si può impegnare la franchigia con la scusa che “potrei rivendermi i miei Levi’s perché in America costano meno”. Ho pagato l’IVA su 1300 Euro quando avrei dovuto pagarla solo su 500 (1300 – 800 di franchigia).
    4. L’arpìa era non solo acida ma totalmente incompetente: ha dovuto fare almeno un paio di telefonate per capire come compilare i moduli. Sapere che i 160 euro truffatimi vanno a pagare gli stipendi a degli incapaci mi fa abbastanza soffrire e non c’è patriottismo che tenga
    5. L’arpìa e il suo scagnozzo hanno abbandonato la postazione di lavoro mentre io ancora raccoglievo le mie cose per andare a fare un caffé; volendo le avrei potuto facilmente formattare il PC avendo una chiavetta USB auto partente in dotazione con me
    6. Tutti quelli che entrano in America fanno la dogana. TUTTI. In Italia si va a campione e si è alla mercé del libero arbitrio di un’incompetente (quando va male)

    To be continued?

  • Cronache odissiache

    Un viaggio così non capitava dal qualche anno.

    [PREAMBOLO] Mio cognato mi ha chiesto di comprargli un MacBook Air, modello più costoso possibile; lui mi dice cosa devo fare ed io lo faccio. [/PREAMBOLO]

    La partenza è stata incredibilmente tranquilla. Ci assicurano che i bagagli arriveranno a destinazione finale (BRI), ci imbarchiamo e per qualche motivo perdiamo il nostro “slot” per il decollo; il capitano ci spiega che perderemo circa un’ora e sulla coincidenza a Philadelphia ci mettiamo già una croce sopra. Poi succede il miracolo e riusciamo a partire con un ritardo molto ridotto che – ci dicono – a destinazione sarà solo di 10 minuti. Purtroppo a destinazione è passato l’uragano Sfiga e ci tocca girare in tondo a Philadelphia per 30 minuti. Di nuovo pensiamo: coincidenza persa. Poi di nuovo un altro miracolo e ci fanno atterrare molto prima, un’hostess ci dice che ci mettiamo solo 10 minuti ad attraversare da un gate all’altro e ci sentiamo sollevati. Su internet intanto, mentre appaiono informazioni di tutti gli altri voli (se in ritardo per l’uragano o in orario), del volo per Roma nessuna notizia tranne il gate. Non più A19, ma A25. Guardiamo sulla mappa dell’aeroporto di Philadelphia e notiamo che i gate A sono quelli più distanti in assoluto dal gate di arrivo, il C27. Ci toccherà correre, non si sa mai. Arrivati all’aeroporto cerchiamo i soliti monitor delle partenze. In una fila di 5 monitor, quello che indicava il nostro volo è l’unico rotto. Decidiamo di correre verso l’A25 e che Dio ce la mandi buona e durante la corsa facciamo un altro controllo: il volo per Roma è “in orario” e facendo i dovuti calcoli, significa già partito. Sfidiamo la sfiga e finalmente arriviamo al gate più distante in assoluto, l’ultimo degli ultimi del terminale A. Il cuore quasi scoppia, l’aereo è ancora lì anche se il display indica Francoforte.

    Tutto procede liscio, ci imbarchiamo e notiamo che nella fila di fianco ci sono 4 posti vuoti consecutivi: questo viaggio almeno si dorme un po’, poi però si scopre che i 4 posti sono vuoti per un motivo molto semplice. Sono “difettosi”, ovvero la TV non funziona, i sedili non si abbassano, sono tenuti insieme con del nastro adesivo, ecc. In realtà l’intero viaggio è stato molto di serie B. Le hostess avevano una strafottenza che sfiorava la maleducazione, il cibo faceva abbondantemente cag*re, le cuffie in vendita per soli 5$ o 5euri, il cornetto della colazione fatto di cartone e manco il classico Yogurth. Ho chiesto se avessero una Diet senza caffeina ma mi hanno guardato manco fossi un rompi-co*lioni e sono stato redarguito in maniera esemplare per aver usato temporaneamente un sedile “riservato” per vedere il film; al mio far notare che il monitor del mio sedile non funzionava mi è stato chiesto con “gentilezza” di cercare un altro posto nonostante 3 posti “non riservati” fossero occupati dai bagagli della crew. Ci mancava poco che su quel sedile ci pis*iassi per dispetto, ma ho resistito. Il volo poi è partito con notevole ritardo perché a New York pioveva! (giuro, dicono che avremmo dovuto seguire la stessa “rotta”). Arriviamo a Roma che il volo per Bari è quasi chiuso, ci dicono che hanno riservato dei posti sul volo delle cinque (saremmo dovuti partire alle 10 e mezza di mattina) ma ci dicono di tentare un’altra corsa. Passiamo correndo davanti alla dogana e un’arpìa si insospettisce e ci fa entrare nel suo ufficio, in virtù del fatto che il MacBook è in bella vista, visto l’involucro naturalmente protettivo della confezione. Decidono di controllarci a fondo e non credono alla storia che tutto il resto dell’equipaggiamento è roba personale: una Nikon, due obiettivi (!!!), uno addirittura incartato nel cellophane e “praticamente nuovo” (ma va? L’ho comprato due mesi fa, che devo graffiarlo per farlo sembrare usato??), e i caricabatterie (!!!), e il netbook (!!!) e le batterie di riserva, e il cam-corder (!!), ecc. ecc. ecc. L’arpìa mi dice che avrei dovuto compilare un modulo doganale e che la dogana americana è molto più severa (ma intanto i moduli doganali li devi compilare per forza, mentre quelli italiani non te li danno neanche se li chiedi!!!) e che se provi a importare il prosciutto son cavoli (ma che centra la dogana, quello è un problema del ministero dell’agricoltura, ecc. ecc.).

    L’arpìa mi propone di lasciare il laptop a deposito in dogana, perché se è mio e me lo devo riportare indietro che differenza fa se lo lascio in dogana? Le spiego che se me lo son portato appresso è perché mi serve altrimenti l’avrei lasciato a casa e che il pagamento dell’IVA è di molto inferiore ad un eventuale costo di noleggio, almeno stando alla logica quella Logica alla quale lei stessa si vuole appigliare per incastrarci. Insiste sul fatto che abbiamo cercato di “sfuggire” alla dogana e che se non siamo d’accordo sulla sua estorsione ci avrebbe portati nell’ufficio “di giù” e lì avremmo perso anche il volo successivo. Basterebbe che confessi che è un regalo e chiuderebbero un occhio su tutto il resto, ma invece (visto che l’aereo ormai è perso) per me è una questione di principio. Le dico che se lo sapevo sarei stato ben felice di compilare un modulo doganale, ci accordiamo sul pagamento dell’IVA (comunque scaricabile) e ci chiudono un occhio su tutto il resto; ma non per niente, ma perché ci sono 400 euro di franchigia doganale a testa. Le tazze, il vero “regalo”, l’hanno fatta franca e sono ufficialmente in Italia.

    (to be continued)

    P.S. Alice va alla grande. Ripeto: Alice va alla grande.

  • Inizio ufficiale delle vacanze

    Da questo momento sono iniziate ufficialmente le vacanze estive del 2009. Presto mi sbaraccherò da qualche parte come un quattro di bastoni:

    QuattroDiBastoni

    Sperando ovviamente che i disastri da viaggio siano ridotti al minimo.

    -quack

  • A letto con il nemico

    Microsoft e Yahoo hanno finalmente stretto un accordo estremamente interessante. È curioso notare quanto il caso, nella forma del rifiuto di Jerry Yang, abbia dato un pesante contributo all’esito attuale della trattativa. Avesse accettato l’offerta chissà come sarebbe stato Bing. L’affare conclusosi è molto più convincente di quello di allora, su cui avevo comunque un po’ di dubbi: se prova fosse necessaria, anche stavolta Google si lamenta che “looked likely to be negative for competition and for consumers” (fonte). Interessante, vero?

    Intanto i rapporti tra Apple e Google si incrinano sulla faccenda Google Voice (detto tra parentesi: applicazione mooolto, mooolto interessante). Qualcuno ci scherza su, ma la faccenda è seria: tra consumatori (Google) e fornitori/soci (AT&T), Apple sembra avere un occhio di riguardo per questi ultimi anche se il servizio fa così cagare da aver spinto un utente inc*zzato a creare un video molto spiritoso. Immaginarsi poi la faccia del developer lead di Google Voice per iPhone quando ha ricevuto la chiamata di Apple sulla falsa riga di questa. Altrettanto interessante, vero?

    Insomma dopo aver passato la notte a letto con Apple, ed aver tentato il ménage à trois con Yahoo, Google a scoprire il sapore del risveglio amaro. Che sia arrivata l’ora di vedere in fumo stupide alleanze anti-zanzare?

    -quack

    P.S. OSX ancora bucato con estrema facilità. Fossi al posto dei ricercatori mi vergognerei davvero tanto a continuare a sparare sulla croce rossa.

  • Spazio tele-vendita

    Approfitto in maniera un po’ personale dello spazio di questo blog. DSC_6966Ho due obiettivi che non mi servono più per Nikon, causa upgrade a 18-200 Nikon. Il primo è il Sigma 18-125mm 3.8-5.6 con stabilizzatore e motore ipersonico ed è praticamente nuovo, usato sempre con filtro UV e con dotazione di filtro diffusore e ND4 (natural density 4, per foto con troppo sole). L’obiet-tivo va bene solo con le foto-camere Nikon non full-frame, cioé equivalente di una lente Nikon DX. Il “kit” è raffigurato nella foto.

    Il secondo è un Sigma 70-210 “stagionato” ma in ottime condizioni in virtù del fatto che con la vecchia macchina a rullini avrò scattato 500 foto in tutto, di cui meno di 50 con il Sigma. Non ha motore per l’autofocus ma è full frame, per cui è ottimo per la linea “semi-pro” o superiore.

    Se qualcuno è interessato mi faccia sapere privatamente, con l’euro a questi prezzi garantisco un ottimo affare (per l’acquirente) e spedizione celere (Sabato sono in Italia).

    Se ci sono domande di interesse generale sugli oggetti usate lo spazio dei commenti.

    Mi si perdoni l’uso più o meno improprio di questo spazio.

    -quack

  • Senza offesa

    clowns_as_politicians

    "We're not sure about the use of logos," Opera's chief technology officer Hakon Wium Lie said. "The blue 'e' has become so associated with the Internet in general, due to the bundling with Windows. We think using the blue "e" might not be such a good idea."

    (fonte)

    Nella foto a sinistra alcuni membri della board di Opera.

    Senza offesa; per i clown s’intende.

    -quack

    P.S. We would like to see this happen outside of Europe as well. We think everyone should be offered a choice of browsers. (fonte)
    Sul serio, se smettessero di fare browser e si dedicassero alla carriera circense avrebbero più successo. Farei partire una campagna di boicottaggio, ma come si fa a boicottare qualcosa che è già boicottata?

  • Looping

    Quando il mio capo ha voglia di parlare, non mi chiede di andare nel suo ufficio… mi chiede di fare una passeggiata, cosa che si rivela altamente probabile se il tempo è eccezionalmente clemente come in questi giorni. Quello che facciamo l’ho battezzato il loop del capo per ovvi motivi ed è descritto in questa mappina resa alla meno peggio:

    Loop del capoQuando ha parecchio da dire il loop raddoppia. La cosa mi preoccupa tanto quando mi accorgo che il suo outfit è metereologicamente incompatibile con il mio e nella discussione mi costringe a tagliar corto in tutti i sensi.

    -quack

  • I will code for SSD

    Dopo un po’ di tribolazioni è arrivato a destinazione un SSD funzionante, un Super Talent da 64GB che rimpiazza il WD 74 10K RPM. Forse sono stato un po’ impulsivo nell’acquisto visti gli annunci di Intel sul mercato con un HD da 80GB per poco più di 220$. Ed ero soprattutto molto scettico sul guadagno di prestazioni rispetto al Raptor, ma la velocità di questi cazzilli è impressionante. Il costo per GB è piuttosto elevato per cui son ben felice di avere un sistema ibrido ed un disco aggiuntivo solo per i dati. Ma vedere Adobe Premiere Elements letteralmente volare è uno spettacolo.

    Allego il nuovo assesment di Windows 7:

    Assesment

    Il collo di bottiglia ora è diventato la scheda grafica, una GT 9800 abbastanza peperina. L’effetto sulle performance è spaventoso: non si può dire che si vede “ad occhio” perché è molto di più, cioé anche un cieco se ne accorgerebbe…

    Al mio ritorno dalle vacanze avanzerò richiesta per averne uno anche sulla mia workstation principale d’uffizio. Chissà se mi verrà accolta, ma davanti a certi argomenti immagino ci sarà pochissima resistenza.

    -quack

  • Dress appropriately

    Oggi è venerdì, grazie al cielo. Ieri, dopo una discussione meta-filosofica sull’uso di MS project piuttosto accesa, sono dovuti intervenire i big-boss. Qualcuno, pur di estorcere informazioni totalmente inutili ha acceso la miccia mandando una delle classiche mail con il titolo in rosso e con tutto il management in Cc. Poi le cose son andate via via scemando, ma come con la storia dei chiodi le ferite passate guariscono ma non rimarginano mai completamente lasciando brutte cicatrici. Perciò starmi intorno per rompere i cosiddetti oggi – ad una settimana dalla partenza delle vacanze e con il lavoro di tre settimane da anticipare perché andare in vacanza è mera illusione – non sarà il massimo della vita lavorativa. Per fortuna ieri, via shirt.woot.com, mi è arrivata la t-shirt più appropriata alla situazione che abbia mai comprato:

    Evil-o-meter_is_at_mission_criticalLa magliettina è piaciuta persino alla formichina e questo è tutto dire.

    Vediamo ora se gli interessati sapranno cogliere quest’altro messaggio poco subliminale.

    -quack

    P.S. oggi dovrebbe arrivare l’SSD di rimpiazzo via NewEgg. Si son fatti carico di rimborsarmi il precedente, metà delle spese di spedizione del nuovo e le spese di rimessa al mittente del vecchio per cui il danno materiale è stato ridotto al minimo. Lo aspetto con ansia come segnale per capire se si trattava di una nuvola passeggera o se i corvi dovranno cominciarsi a grattarsi i cabasisi, come direbbe “Salvo”